07.08 Nessuna Carta Bianca all’Apartheid israeliana!
Appello dell’industria cinematografica al Festival del Film Locarno : Non date “Carte blanche” all’Apartheid israeliana!
Venerdì 7 agosto presso il teatro dei fauni (via alla Morettina 2, 6600 Locarno), si terrà la conferenza stampa del gruppo promotore dell’appello BDS Svizzera (Boicottaggio, Disimpegno e Sanzioni). Tutte le realtà e le individualità solidali e complici con la resistenza del popolo palestinese sono chiamate a partecipare alla conferenza.
I professionisti del cinema che desiderano firmare l’Appello qui sotto possono scrivere a BDS-Svizzera (culture@bds-info.ch) indicando Nome, Cognome, professione e paese di residenza
Abbiamo saputo che il Festival del Film Locarno ha deciso di mettere Israele al centro dell’edizione di quest’anno, nella iniziativa “Carte Blanche”, in collaborazione con il Fondo Israeliano per il Cinema. Questo fondo è un’agenzia finanziata dal governo israeliano che riceve il sostegno del Consiglio per il Cinema di Israele, l’ente consultivo per il finanziamento del cinema nominato dal governo. È inoltre sostenuto dal Dipartimento per il Cinema del Ministero degli Affari Esteri il cui scopo è quello di “promuovere film israeliani all’estero con il sostegno degli addetti culturali delle ambasciate israeliane in tutto il mondo”.
Noi, i sottoscritti registi e professionisti del cinema, desideriamo esprimere la nostra profonda preoccupazione per la scelta del Festival del Film Locarno di collaborare con il Fondo israeliano del Cinema e il Ministero degli Esteri israeliano, nonostante il fatto che Israele non ha solo continuato, ma anche intensificato l’occupazione, la colonizzazione e la pulizia etnica che porta avanti da decenni contro il popolo palestinese.
Siamo particolarmente turbati dalla tempistica della decisione del Locarno Film Festival di promuovere Israele, arrivando sulla scia della recente strage di Israele a Gaza nell’estate del 2014, in cui più di duemila palestinesi sono stati uccisi, tra cui oltre cinquecento bambini. La decisione del Festival di Locarno è mantenuta anche dopo l’elezione del governo di estrema destra più razzista nella storia di Israele.
Data l’attuale belligeranza dimostrata da Israele nei suoi continui attacchi brutali contro civili e infrastrutture palestinesi, giustificati dallo stesso Ministero degli Affari Esteri che avete scelto come partner del festival, chiediamo agli organizzatori del festival di riconsiderare il suo rapporto con il governo di Israele e di interrompere la collaborazione con il Fondo Israeliano del Cinema, il Ministero israeliano degli Affari Esteri e tutti gli altri enti ufficiali israeliani. Se l’idea del Festival è di sostenere i singoli cineasti israeliani o proiettare film israeliani, ci sono molti modi per farlo senza accettare finanziamenti o altre forme di sostegno da parte delle organizzazioni statali e del governo israeliano.
Facciamo questa richiesta in considerazione dei registi palestinesi che, quest’anno, a causa degli attacchi militari di Israele, hanno perso le loro vite o i loro cari. Lo facciamo in considerazione dei numerosi centri culturali, istituzioni artistiche e università presi di mira da bombe e missili israeliani. Lo facciamo perché siamo solidali con coloro che sono sotto assedio. In queste circostanze, le azioni dello Stato di Israele non possono essere trattate come se fossero normali. Lo facciamo anche perché alcuni di noi vivono sotto assedio, aggrappati alla nostra arte e alla nostra umanità, contribuendo alla nostra lotta collettiva per la libertà, la giustizia e l’uguaglianza.
Speriamo che i nostri colleghi e amici del Festival di Locarno saranno dalla nostra parte. Ci auguriamo che riconoscerete la gravità della situazione attuale, e che sceglierete di difendere la dignità umana di fronte alle barbarie e alle ingiustizie perpetrate contro qualsiasi popolo.
Vale la pena di rivisitare le parole senza tempo del filosofo tedesco Walter Benjamin, dalla sua Tesi sulla filosofia della storia:
“La tradizione degli oppressi ci insegna che lo «stato di emergenza» in cui viviamo non è l’eccezione ma la regola. Dobbiamo giungere a un concetto di storia che corrisponda a questa visione. Avremo allora di fronte, come nostro compito, la creazione del vero stato di emergenza; e ciò migliorerà la nostra posizione nella lotta contro il fascismo. Una ragione per cui il fascismo ha una possibilità è che i suoi oppositori, in nome del progresso, lo trattano come una norma storica. L’attuale stupore sul fatto che le cose che viviamo siano «ancora» possibili nel ventesimo secolo è tutt’altro che filosofico. Questo stupore non è l’inizio di nessuna conoscenza, se non di quella che l’idea della storia da cui proviene non sta più in piedi”.
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