1º Agosto – Giorno di Festa?
Riceviamo e diffondiamo.
1° AGOSTO – GIORNO DI FESTA?
“…Elvezia il tuo governo schiavo d’altrui si rende
d’un popolo gagliardo le tradizioni offende…”
Il 1 agosto 2017 viene rapito, e in seguito assassinato, il compagno Santiago Maldonado, che si trovava nella comunità di Pu Lof in Resistenza di Cushamen a solidarizzare con la lotta del popolo Mapuche. Questa comunità lotta per riappropriarsi del suo territorio usurpato, che attualmente è nelle mani dell’azienda Benetton. Quel giorno la gendarmeria argentina fece irruzione, senza ordine giudiziale, nella comunità e cominciò a sparare pallottole di piombo e di gomma sui presenti. Diversi testimoni hanno visto la gendarmeria bloccare Santiago, picchiarlo e caricarlo su un convoglio ufficiale che è uscito dal territorio con destinazione sconosciuta. Da quel giorno, di Santiago più nessuna notizia. Nei tempi seguenti le istituzioni hanno tentato di accusare altre persone, mentendo e coprendo il crimine. Dopo 78 giorni, nel fiume di Cushamen (fiume che i membri della comunità utilizzano quotidianamente e che le autorità avevano già setacciato più volte), viene ritrovato un corpo morto:
si tratta del corpo di Santiago.
Noi sappiamo chi è STATO!
Il corpo di Santiago, ritrovato morto galleggiante nell’acqua, ci ricorda i molti corpi ritrovati (e non) nel mediterraneo negli ultimi anni. Corpi di uomini, donne, bambini che si sono visti costretti a fuggire rischiando la vita per cercarne una migliore. Corpi che a causa della chiusura delle frontiere, dei controlli, e delle politiche migratorie europee hanno tentato la fuga via mare. Questo è il risultato di un’economia occidentale che si basa sullo sfruttamento delle risorse e delle terre del Sud. Un’economia che crea guerre, persecuzioni, povertà, fame, disperazione… dalle quali le persone decidono di fuggire. Quando una persona intraprende questo viaggio, se non diventa un corpo galleggiante in mezzo al mare o cibo per gli uccelli nelle sabbie del deserto, diventa una delle tante vite a cui (quasi) nessuno da più un senso o un valore. Le persone migranti, che spesso vengono private del proprio documento d’identificazione per poter partire o continuare il viaggio, diventano corpi nulli, corpi da controllare, da isolare, da rinchiudere. Diventano corpi che non hanno voce in capitolo, che non hanno scelta se non quella di sottostare alle leggi e alla politica migratoria del paese in cui arrivano o vengono trovati. Infatti se queste persone riescono a giungere in Europa sono costrette ancora una volta a subire controlli e a sottostare a un sistema burocratico repressivo e violento.
Nel caso della Svizzera, le persone migranti vengono subito registrate e rinchiuse nei centri di accoglienza dove, dopo aver fatto la richiesta d’asilo, attendono il verdetto (anche per anni!!) di una “corte suprema” (la SEM: Segreteria di Stato della Migrazione) che si elegge a giudice per decidere chi è un “vero” rifugiato e chi no. In pratica, chi ha il diritto di ottenere un aiuto e un riparo e chi invece può essere abbandonato a se stesso, rimpatriato al paese d’origine o lasciato morire. Inoltre, in tutto questo processo, come migrante rischi di essere preso in giro, svalutato, maltrattato, picchiato e a volte pure ucciso dall’apparato del controllo di Stato (polizia cantonale, guardie di confine, servizi di sicurezza dei centri) con l’approvazione di una parte della popolazione. Come è successo, ad esempio, il 7 ottobre 2017 a Brissago, dove in un palazzo nel quale vivevano persone richiedenti l’asilo, un agente della polizia cantonale ha ucciso un uomo con 3 colpi di pistola al torace, non subendo alcuna ripercussione legale grazie alla pronta scusa della “legittima difesa”. È proprio in queste situazioni che notiamo in modo chiaro come una persona migrante viene disumanizzata .
Un sistema repressivo e di controllo che è utile solo a mantenere il potere istituzionale della Svizzera e a garantire il buon funzionamento della sua economia, in particolare delle grandi aziende e delle multinazionali. Non dimentichiamo però il grande business dell’ “accoglienza” che muove una grande quantità di soldi e fa lavorare un gran numero di persone.
Del resto, come potremmo pensare che ci possa essere un trattamento ottimale al “problema migrazione” quando lo stato svizzero è uno degli artefici di questo “problema”? Nei negozi, nelle aziende, nelle case, nelle fabbriche svizzere troviamo parte di quelle stesse risorse che vengono rubate, sottratte ai paesi del Sud del mondo e privatizzate dalle multinazionali o dagli stati nazionali. Risorse di quegli stessi paesi da cui le persone decidono di fuggire perché ormai non hanno più nulla a cui attingere oppure ci sono condizioni di vita eccessivamente precarie. Condizioni spesso dettate da guerre, situazioni di conflitto e/o regimi repressivi sostenuti dalle potenze occidentali (Svizzera compresa!). In particolar modo si intende a livello di armamenti e di investimenti monetari. Eh si, perché la Svizzera non è il bel paese neutrale che vogliono farci credere! Infatti, ad esempio, sostiene i crimini di guerra delle milizie jihadiste che hanno messo a ferro fuoco la Siria e il Medio Oriente negli ultimi 7 anni. Tramite la RUAG Holding SA la Svizzera fornisce armamenti e sofisticati software per l’aviazione militare allo stato fascista turco di Erdogan, che ha come suo alleato l’ISIS. Stato che il 20 gennaio 2018 ha lanciato un’operazione militare, che conta già più di 400’000 sfollati e diversi morti, per impadronirsi del cantone di Afrin, uno dei 3 cantoni del Rojava (Kurdistan siriano), dove dal 2012 è in atto una rivoluzione sociale basata sull’anticapitalismo, sull’antisessismo, sul rispetto della natura, con l’ottica inclusiva di tutte le etnie e di tutti i singoli individui. Questa operazione si unisce al più allargato tentativo da parte dello stato turco e di altre potenze economiche di eliminare il popolo curdo e i valori rivoluzionari che porta con se. La Confederazione Svizzera è l’unica azionista di Ruag, di conseguenza vuol dire che tutti i cittadini svizzeri con le proprie tasse, grazie alle politiche del DDPS (Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport) relazionato con il Dipartimento federale delle finanze, mantengono attiva questa sporca azienda!
Altro esempio sono le relazioni dello stato svizzero con Israele, stato che pratica l’Apartheid, che separa e che discrimina sulla base dell’etnia, della religione, e della nazionalità. Stato che fin dalla sua creazione (studiata a tavolino) nel 1948, sta realizzando una vera e propria pulizia etnica nei confronti del popolo palestinese. Uno stato che testa sul popolo palestinese le nuove tecnologie in campo militare e repressivo per poi esportarle nel resto del mondo. Come ad esempio i droni acquistati dalla Svizzera e usati dalle guardie di confine per pattugliare le frontiere e cercare migranti. Ogni anno infatti viene tenuto in alcune parti della Svizzera (anche a Lugano!) lo SwissIsraelDay, per festeggiare l’anniversario della creazione dello stato di Israele e confermare l’alleanza politica e commerciale fra Svizzera e Israele.
Oppure ancora, il caso di Flor Calfunao Paillalef, rappresentante del popolo Mapuche all’ONU di Ginevra, che nel 2013 inoltrò una domanda d’asilo alla quale, quattro anni dopo, la SEM ha risposto negativamente. In seguito a ciò la donna si è rivolta al Tribunale Amministrativo Federale (TAF), che in data 17 luglio 2018 “ha confermato l’espulsione dalla Svizzera”. La donna dovrà definitivamente rientrare in Cile, poiché la corte ha definito che il popolo Mapuche “non è oggetto di una persecuzione collettiva”. In realtà sfratti, violenze, rapimenti, assassinii commissionati per conto di multinazionali e governi sono situazioni quotidiane per tutto il popolo Mapuche. Questa è l’ennesima complicità svizzera con le persecuzioni di un popolo oppresso.
Dobbiamo però renderci conto che tutto questo fa parte di un sistema molto più grande, molto più complesso, dove tutti gli stati nazione e i gruppi di potere sono in relazione fra loro tramite accordi o rivalità economiche. Un sistema globale dove il capitale e le merci vanno dove vogliono, mentre le persone no! Detto ciò, come possiamo ancora sperare e pretendere “una Svizzera più aperta e accogliente”? Come spesso profanato da alcuni partiti politici che si definiscono sensibili al tema della migrazione… È un pensiero ipocrita e fine a se stesso! Speriamo di veder cadere tutti i muri, tutti i confini, tutti gli stati nazione, abbattiamo gli stereotipi, valorizziamo le diversità, collaboriamo come individui per un mondo più accogliente e aperto!
In questo primo agosto, ad un anno dalla scomparsa del compagno Santiago Maldonado, vogliamo ricordare lui e tutte le persone che sono morte e continuano a morire per mano dello Stato, per mano del profitto e del capitale!
Solidarietà con tutt* i/le migranti!
Solidarietà con tutt* gli/le oppress* del mondo!
Solidarietà e complicità con chi lotta contro gli Stati e il capitale!
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