[11.12.2002] Corriere del Ticino – La Colonia come sede provvisoria
È questa la direzione presa da Cantone e Comune di Mendrisio allindomani dello sgombero delledificio di proprietà dello Stato da parte del collettivo Fantasma del Mattirolo ( cfr.
Corriere di ieri). I giovani « autogestiti » hanno lasciato La Colonia entro i termini ingiunti dal Consiglio di Stato ( perché « lillegalità non è la nostra bandiera e nemmeno il nostro fine » , hanno sottolineato) e hanno annunciato la costituzione di unassociazione, che rende possibile un dialogo « istituzionale » , attraverso interlocutori precisi, con le autorità. Autorità che dimostrano immediatamente di avere apprezzato il gesto del collettivo: il Dipartimento della sanità e della socialità ( DSS) ha comunicato ieri di avere raggiunto un accordo, sostenuto dallintero Governo ticinese, con il Municipio del Magnifico Borgo, in base al quale il Cantone, attraverso un contratto di comodato valido fino al 30 giugno prossimo, concede luso della Colonia allEsecutivo di Mendrisio. Questultimo ha già dato disposizioni per le condizioni dello stabile « al fine di autorizzarne al più presto » lutilizzo. Che sarà lo stesso Municipio a « regolare » , con lobiettivo di organizzare attività concordate con « la neocostituita Associazione La Colonia ».E Cantone e Comune indicano già la loro disponibilità a organizzare un incontro con una delegazione dellassociazione. Nel frattempo lUfficio giovani del DSS, in collaborazione con la Sezione logistica del Dipartimento finanze ed economia, « continuerà a ricercare una soluzione definitiva per un centro di attività giovanili nel Mendrisiotto » . Lincontro dello scorso 3 dicembre ha avuto « esito positivo » : si approfondirà perciò lipotesi di utilizzare lex Foft, vicino alla stazione ferroviaria. A 40 giorni dalla prima occupazione della Colonia intimato un primo sgombero, il Fantasma del Mattirolo aveva liberato lo stabile per rioccuparlo ( liberarlo una seconda volta, aveva precisato) immediatamente la ricerca di spazi per i giovani nel distretto sembra dunque prendere una piega diversa rispetto a quanto accaduto nel Luganese. È possibile per un ritorno del dibattito entro termini istituzionali e di assoluta legalità ( il collettivo non si trova più senza autorizzazione allinterno di una proprietà « privata » ancorché, in sostanza, appartenente a tutta la popolazione). Entrambi gli interlocutori, ognuno a modo proprio, esprimono la loro « disponibilità » a dialogare per cercare una soluzione.
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