[15.02.2008] La Regione – Tutti svizzeri i sedici fermati
Un’interrogazione che chiedeva pure se le persone fermate fossero già note alle forze dell’ordine. Ebbene, dei sedici, di cui cinque residenti in Ticino, otto hanno precedenti penali. Nella risposta il governo elenca minuziosamente i titoli di reato, tra cui figurano furto, sommossa, ricettazione, contravvenzione alla legge sugli stupefacenti, violazione di domicilio, disturbo nell’ordine pubblico, incendio colposo, furto d’uso, ingiuria e minaccia.
Contro le persone fermate non verranno presi i provvedimenti previsti dalla legge federale sulle misure di salvaguardia della sicurezza interna. Tali norme disciplinano l’adozione di misure contro la violenza in occasione di manifestazioni sportive e quindi, scrive il governo, non sono applicabili in questo caso. Il Consiglio di Stato rileva inoltre che il messaggio governativo per l’introduzione delle norme cantonali di applicazione non è ancora stato discusso in Gran Consiglio. Essendo tutte di nazionalità svizzera, non potranno nemmeno essere diffidate dall’entrata in Ticino le persone fermate durante le manifestazioni, come invece chiedevano i deputati. Il Consiglio di Stato valuterà le spese per il dispositivo di sicurezza, mentre non è in grado di indicare il costo legato al servizio e agli interventi durante la manifestazione antimilitarista.
Intanto, nonostante la vasta documentazione prodotta, con filmati e fotografie, marcia sempre sul posto l’inchiesta penale avviata dal Ministero pubblico dopo gli scontri con la polizia in via Bossi e le denunce di alcuni manifestanti picchiati.
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