[15.06.2007] La Regione – WuMing, Nelle pieghe della Storia
Quando tutto era ancora possibile… Manituana focalizza questo aspetto e colpisce per contrasto la suggestione di un futuro ancora tutto da scrivere. Da dove è nato lo spunto? « In sostanza siamo partiti dalle guerre di oggi per risalire alle guerre di ieri. Per cercare lorigine. Manituana è linizio di una riflessione sullAmerica, fatta attraverso la narrativa. Non è un saggio, ma il racconto di una storia sommersa e sepolta sotto il mito della Rivoluzione americana. Siamo rimasti noi stessi stupiti di quanto abbiamo trovato nelle fonti e abbiamo deciso di iniziare un discorso più ampio ».
Nel vostro sito,
www.wumingfoundation.com, scrivete che si tratta del primo volume di un trittico settecentesco che ci terrà impegnati almeno fino al 2012… « Non sarà una trilogia, ma piuttosto un trittico perché non avrà una consequenzialità temporale. Saranno probabilmente tre romanzi ambientati nello stesso arco di tempo, ma in luoghi diversi. Differenti saranno le angolazioni. In questa prima parte abbiamo scelto la visuale degli indiani irochesi » .
Gli sconfitti protagonisti della storia… « Che gli indiani hanno perso è noto a tutti, quello che forse molti ignorano è la loro partecipazione alla guerra dIndipendenza dalla parte del re. Questa storia ci ha portato a scoprire degli indiani molto particolari, molto diversi dagli stereotipi ». Lo stereotipo classico del western ci perdoni separa i buoni dai cattivi. È così anche nel vostro libro?
« Rileggendo Manituana, noi stessi facciamo fatica a capire dove stanno i buoni e dove i cattivi. Non era lintento che ci siamo prefissi quando abbiamo iniziato a scriverlo. In realtà la situazione era ed è molto più complessa. Diciamo che questa volta, rispetto ad altri romanzi, non abbiamo fatto niente per semplificare la complessità della storia » . Pur non essendo un romanzo di fantastoria, sembra spostarsi fino al limite dellucronìa… « Questa forse è lespressione più giusta. Abbiamo voluto fare intuire cosa sarebbe potuto essere. Oltre al dominio della monarchia britannica, la guerra dindipendenza americana ha spazzato via la cultura meticcia, in parte bianca e in parte indiana, che si era sviluppata nel corso di un paio di secoli in quellinterzona lungo la frontiera delle tredici colonie ».
Wu Ming, come Luther Blisset prima, è la dimostrazione che la letteratura non deve per forza essere un territorio da esplorare in solitaria. In Italia una celebre coppia della penna è stata quella formata da Carlo Fruttero e Franco Lucentini. Cambiando ambito, nella musica il bisogno di trovare una spalla durante la composizione era assai avvertito da Fabrizio De André.
Lalchimia, comunque, già a due appare un mistero. In cinque non sconfina forse nel miracolo? « Non basta lidem sentire. Ci vuole, ma è necessaria anche unorganizzazione del lavoro. Abbiamo dunque una metodologia, che cambia da romanzo a romanzo, anche se ci sono dei punti fermi » . Ce ne può parlare? « Noi scriviamo individualmente, ma non a distanza. Possiamo così trovarci regolarmente attorno a un tavolo per discutere, guardandoci in faccia. Ci suddividiamo inoltre il lavoro. Ognuno ne svolge una parte, sempre però seguendo una scaletta predefinita ».
Ogni autore procede per nuclei narrativi compiuti?
« No. Nel senso che non distinguiamo fasi di lavoro e soprattutto non le appaltiamo al singolo. Dalle ricerche storiche, allelaborazione della trama, fino alla stesura, procediamo sempre assieme. Di pari passo. Ciò che viene scritto, sarà poi riprocessato dallintero collettivo tramite una lettura ad alta voce dei capitoli. Questo è il nucleo forte del lavoro collettivo. Noi viviamo a Bologna e scriviamo a Bologna. Questa è la nostra metodologia ».
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