[21.01.2003] La Regione – La protesta, un diritto
E dalla dogana di Chiasso- strada, nella zona comune, che ieri mattina militanti antiglobalizzazione ticinesi, provenienti del Centro sociale autogestito il Molino, e italiani del Como Social Forum e di Laboratorio in Movimento, hanno lanciato il loro appello in favore della libera circolazione delle persone e soprattutto della libertà di manifestare. Lo stesso grido si alzava in contemporanea dai valichi di Basilea e di Ginevra, con Chiasso destinati a diventare i punti chiave del passaggio dei manifestanti provenienti da tutta Europa diretti alla grande manifestazione contro il Wef, in programma per sabato a Davos. Una manifestazione, contrariamente a due anni fa, autorizzata dagli organizzatori del Forum. Per lAnti- Wto svizzero e la Lega di Olten ( un composito forum che unisce le diverse anime del movimento no- global elvetico) « in realtà non vi è nessuna vera intenzione di aprire le porte al dissenso pacifico. Con 14 milioni di franchi, 1 500 agenti di polizia, altrettanti militari e 300 guardie di fortezza, la Svizzera sarà blindata » .
Manifestare a Davos non si annuncia infatti cosa del tutto scontata. Ritenuti inaccettabili sono soprattutto i controlli previsti alla stazione di Fideris, dove si annunciano perquisizioni « in apposite gabbie » volte a dividere i manifestanti buoni da quelli cattivi. I giovani del Csoa il Molino denunciano inoltre il rifiuto delle autorità di concedere alcune strutture della Protezione Civile per ospitare gli attivisti, il divieto di organizzare una giornata informativa sul Wef e la richiesta di comparizione per un interrogatorio in polizia per 18 militanti ticinesi per i fatti avvenuti due anni fa a Chiasso durante la mobilitazione contro il G8 di Genova.
Misure che per gli oppositori mirano esclusivamente a dividere, e quindi indebolire, il movimento no- global. Ma il movimento non si ferma davanti a quelle che vengono definite come « azioni intimidatorie » e farà di tutto per come si leggeva in uno striscione ieri a Chiasso « manifestare a Davos contro i padroni del mondo » . Il consenso attorno ai movimenti di contestazione aumenta di giorno in giorno. La fiducia e la speranza in un altro mondo possibile sono riposti nel Forum Mondiale di Porto Alegre, in programma durante gli stessi giorni del Wef, in un clima totalmente diverso rispetto a quello delle Alpi svizzere. Gli oppositori al Wef si sono dati appuntamento venerdì 24 gennaio alle 17 alla dogana di Ponte Chiasso, per passare in modo pacifico e tutti insieme la frontiera. Nel caso in cui le frontiere elvetiche venissero chiuse è previsto per sabato 25 gennaio un presidio itinerante che partirà da Porta Torre a Como alle 9. Sempre a Como si terrà un incontro dibattito presso la Circoscrizione N7, in via Collegio dei Dottori 9, con Padre Beretta, della contromanifestazione Exa 2002 e Claudio Jampaglia, di Attac Italia. Durante la serata è previsto un collegamento con Porto Alegre.
Frontiere aperte per Davos: lo chiedono i no- global
Costituito uno Stato maggiore
Valico Ponte Chiasso con più sorveglianza
I ragazzi anti- Wef sono pronti a passare la frontiera. Destinazione Davos. E le forze dellordine? Da ieri mattina uno Stato maggiore misto è al lavoro. Sotto legida del Centro comune di cooperazione di polizia e doganale di Chiasso si sta mettendo a punto una collaborazione internazionale. Polizia cantonale, Guardie di confine e colleghi italiani stanno operando fianco a fianco. Di più per ora non si vuole dire. In attesa anche di un cenno politico. Più definita invece la situazione al di là del confine. Forum economico mondiale allorizzonte, le autorità italiane annunciano di aver potenziato il dispositivo di sicurezza. Nei prossimi giorni a Ponte Chiasso saranno in servizio fino a 100 agenti in più.
Dal Comando della Polizia cantonale, a Bellinzona, non si rilasciano dichiarazioni, almeno per il momento. Mentre il comandante delle Guardie, Fiorenzo Rossinelli, spiega: « Stiamo facendo unanalisi e pianificando tutte le possibili situazioni, per valutare a ragion veduta ».A questo punto al confine non è solo una questione di sicurezza ma anche politica. La strategia delle forze dellordine dipenderà dalle decisioni politiche che saranno prese a livello cantonale. Certo, sono state assunte delle precauzioni, si conferma. Alcune direttive di comportamento sono giunte. Come sono arrivate indicazioni relative ad alcuni nomi, finiti sulla lista delle persone che, se individuate in frontiera, dovranno essere respinte. Al di là della dogana il compito assegnato ai doganieri è quello di effettuare controlli approfonditi e di garantire lordine in caso di emergenza. « Non abbiamo alcun interesse ad impedire lingresso in Svizzera a cittadini italiani in regola con i documenti » , precisa però Raffaele Veri, capo della polizia di frontiera. Nel frattempo comunque tutti sembrano incrociare le dita. E sperare che non finisca come nel gennaio di due anni fa. Quando lungo il valico di Chiasso- strada tra la carovana antiglobalizzazione e la polizia si innescò un braccio di ferro. I no- global, accampati nella zona comune, decisi a passare; gli agenti, schierati in tenuta anti- sommossa, fermi nellapplicare gli ordini dellUfficio federale di polizia, che aveva vietato la manifestazione di Davos. Fu un lungo fine settimana. Che finì a colpi di idranti ma evitò lo scontro fisico. Del blocco restarono però gli strascichi, anche politici.
Il capo della polizia di frontiera italiana, dal canto suo, non teme i disordini di allora. Oggi, conferma, il clima è molto più disteso.
Occupata la Direzione delle dogane
Berna Una decina di attivisti anti- globalizzazione ha occupato ieri mattina gli uffici della Direzione generale delle dogane ( Dgd) a Berna. I dimostranti hanno così voluto protestare contro i divieti di entrata nella Confederazione imposti nell’ambito del Forum economico mondiale di Davos, che prenderà il via giovedì prossimo. Manifestazioni anche a Chiasso ( vedi sopra) e Basilea. I no- global, vestiti con abiti da carnevale, hanno fatto irruzione in alcuni uffici della Dgd invocando la « globalizzazione della solidarietà » . Dopo circa un quarto d’ora, i manifestanti hanno lasciato i locali e la polizia li ha fermati per controllarne i documenti.
La Direzione generale delle dogane sporgerà denuncia per violazione di domicilio, ha detto all’ats Walter Pavel, responsabile del servizio informazioni della Dgd. « Non possiamo tollerare questo modo di fare degli oppositori al Wef che consiste nel commettere una violazione di domicilio per far sentire le loro preoccupazione » , ha aggiunto Pavel. Infine, a Basilea, tre oppositori al Forum mascherati si sono spacciati in una conferenza stampa improvvisata per ufficiali di polizia di Germania, Francia e Svizzera, affermando di voler « mantenere pulito il Wef » .
la regione 21 gennaio 2003
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