Spezziamo l’isolamento!
Riceviamo e diffondiamo
di Collettivo R-esistiamo – Ticino
Volantino: spezziamo l’isolamento
Ad inizio agosto un gruppo di cittadin* ha deciso di denunciare pubblicamente le condizioni degradanti e inaccettabili a cui sono confrontate le persone parcheggiate a Camorino (vedi articolo La Regione : https://www.laregione.ch/cantone/bellinzonese/1313398/-condizioni-disumane–a-camorino).
Chi ha partecipato alle merende sa che le condizioni di esistenza di chi è costretto a vivere lì sotto sono pessime, la libertà è quasi nulla e i ragazzi sono costantemente sottoposti al controllo della sicurezza e della polizia, confrontandosi ogni giorno soltanto con figure ostili.
E’ dunque importante dare continuità ai nostri incontri, facendo sentire il nostro sostegno e continuando a creare dei momenti di svago e socialità che possano essere piacevoli per tutti. Questa volta, a differenza delle altre, abbiamo deciso di organizzare un’intera giornata a Camorino e di preparare un volantino d’informazione che potete leggere in fondo.
Siete tutt* invitat* sabato 25 agosto 2018 dalle ore 11 :00
per un PRANZO in solidarietà con i ragazzi alloggiati nel bunker nei pressi della sezione della circolazione.
Alle ore 13:30 è inoltre prevista un’ ASSEMBLEA a cui siete tutti invitati a partecipare apportando il vostro contributo e le vostre idee.
Noi ci saremo sabato, come cittadin* liber* di non voler sostenere il regime della segregazione e felici di poter passare un pomeriggio tutt* insieme, senza barriere e con la voglia di continuare a conoscerci e di sostenerci. Siateci!
Ritrovo: 11:00 direttamente al CAMPETTO DI CALCIO DI CAMORINO (ci sono dei parcheggi disponibili) Per il pranzo siete tutt* invitat* di portare qualsiasi tipo di cibo vegetariano e bibite da condividere e posate e piatti per voi stessi (in modo che ce ne siano abbastanza per tutt*) così come strumenti musicali e abbigliamento per giocare a calcio.
Vi invitiamo a condividere questa informazione con tutte le persone interessate. Tutt* sono benvenut*, coinvolgete anche i vostri bambini!
Per informazioni scrivete pure a: r-esistiamo.ticino@gmail.com
Una buona giornata e a sabato!
https://frecciaspezzata.noblogs.org/post/2018/08/22/4663/
Quella che viene chiamata accoglienza è in realtà un sistema di segregazione, prigionia e di isolamento.
Negli ultimi tempi, in Ticino, si è parlato molto della situazione dei centri e alloggi dove le persone che non possiedono documenti ritenuti validi sono costrette a vivere. Basta solo avvicinarsi a bunker come quelli di Camorino o Stabio, o edifici come quelli di Paradiso o Cadro, per capire le condizioni in cui degli esseri umani sono costretti/e a vivere. Perquisizioni all’ingresso, coprifuoco serale, mancanza di finestre, caldo soffocante in camerate sovraffollate senza alcuna privacy, cimici nei letti, cibi scadenti, obbligo di pernottamento per ricevere l’indennizzo giornaliero (3 franchi), ricatti, umiliazioni e violenze da parte di agenti di sicurezza e polizia sono all’ordine del giorno.
In questo paese succede che delle persone vivono sotto terra, lavorano a strappare erbacce per 20.- al giorno, vengono incarcerate per 1 anno e mezzo solo perché non hanno un documento.
I partiti politici e mass media cercano di alimentare una guerra fra sfruttati, in cui la persona migrante è vista come una minaccia o una piaga che pesa “sulle tasche dei/delle contribuenti”. In realtà il regime migratorio svizzero è una macchina da soldi, i cui ingranaggi sono le aziende detentrici dei mandati che ne traggono enormi profitti e dove a rimetterci sono sempre e comunque le persone migranti.
I proprietari delle strutture “d’accoglienza”, le agenzie di sicurezza come SECURITAS, chi si occupa degli alloggiamenti e dei lavori di pubblica utilità (pagati 3 franchi all’ora) come ORS, CARITAS e CROCE ROSSA e tutti coloro che collaborano con questo sistema migratorio, lucrano sulle vite di queste persone. Se da una parte si alimenta il razzismo con il terrorismo psicologico, dall’altra c’è chi guadagna grandi cifre mascherando prigionia, sfruttamento e segregazione con la millantata accoglienza. Senza dimenticare chi rende possibile tutto questo scrivendo leggi e regolamenti disumanizzanti e che con un timbro decide del destino di altri esseri umani emanando decreti di “non entrata in materia”(NEM) e di espulsione: la Segreteria di Stato della Migrazione (SEM) e i partiti politici complici ed artefici della politica migratoria svizzera.
Bisogna contrastare questo sistema, le aziende che ne traggono profitto, chiunque voglia negare la libertà a ogni essere umano e cominciare a spezzare l’isolamento: parlare con le persone che vivono in questi centri potrebbe essere un inizio per rendersi conto di come funziona realmente e creare in seguito lotte contro le frontiere, per la libertà di movimento e in solidarietà con le persone migranti.
Da sempre esistono esseri umani che migrano e quelli che oggi, nel sistema capitalista in cui viviamo, riescono a varcare le frontiere della fortezza Europa, fuggono dalle condizioni di vita intollerabili create dalla sete di potere di Stati e multinazionali, ossia guerre, saccheggio delle risorse e sfruttamento delle popolazioni. La storia si ripete, e oggi più che mai il fatto che la ricchezza di alcuni si fonda sullo sfruttamento di altri/e è sotto gli occhi di chiunque abbia l’onestà di vedere. Il colonialismo non è un retaggio di un triste passato, ma ha solamente cambiato faccia.
Solidarietà con le persone migranti, contro ogni razzismo, ogni isolamento, ogni frontiera.
Notizie riportate dai media riguardo la manifestazione di Sabato
Solidarietà agli asilanti
Manifestazione non autorizzata a Camorino, per denunciare precarie condizioni d’alloggio nella locale struttura d’accoglienza
fonte: https://www.rsi.ch/news/ticino-e-grigioni-e-insubria/Solidarietà-agli-asilanti-10809473.html
CSI 18.00 del 25.08.18 – Il servizio di Luigi Frasa
Una cinquantina di persone hanno dato vita a Camorino sabato pomeriggio ad una dimostrazione, non autorizzata, per denunciare precarie condizioni di alloggio per i richiedenti l’asilo ospitati nella locale sede della protezione civile.
“Il bunker è una struttura d’emergenza in cui bisognerebbe stare al massimo per un periodo limitato. All’interno invece ci sono persone che sono lì anche da anni”, ha dichiarato alla RSI Immacolata Iglio-Rezzonico, portavoce del gruppo. “Vivere in una struttura dove manca praticamente l’aria e si è sotto terra è già un trattamento disumano e degradante”, ha aggiunto.
Iglio-Rezzonico ha quindi sottolineato il problema rappresentato dalla diffusione di cimici all’interno della struttura: “Ancora sta persistendo, nonostante sia stato detto che sono state fatte le disinfestazioni”.
“Questo luogo evidentemente non è idoneo per lo svolgimento di un’attività adeguata con i migranti. Si sta cercando di fare del meglio con quello che si ha a disposizione e in quest’ottica è già stata approntata tutta una serie di migliorie legate soprattutto alla vita esterna. Però evidentemente la struttura è quella che è”, ha per parte sua commentato Renato Bernasconi, direttore della Divisione cantonale dell’azione sociale e delle famiglie.
La marcia di protesta si è svolta pacificamente, almeno sul breve tragitto che ha portato davanti all’entrata del centro, collocato all’interno dell’area della polizia cantonale. Qualche elemento è entrato nella struttura e a scaglioni sono così intervenute diverse pattuglie di polizia. Gli operatori dei media presenti sul posto sono stati allontanati dalla zona.
CSI/ARi
- CSI 18.00 del 25.08.18 – Le considerazioni di Renato Bernasconi, direttore della divisione dell’azione sociale e delle famiglie del canton Ticino
fonte: https://www.rsi.ch/play/tv/il-quotidiano/video/25-08-2018-riflettori-puntati-su-camorino?id=10808921
Protesta al centro asilanti di Camorino
fonte: https://www.ticinonews.ch/ticino/470179/protesta-al-centro-asilanti-di-camorino
LE FOTO E IL VIDEO – Una cinquantina di cittadini in strada per denunciare le cattive condizioni della struttura.
Una manifestazione di protesta si è tenuta al centro asilanti di Camorino. Come testimoniano le immagini e il video che ci ha fornito un nostro lettore, una cinquantina di persone sono scese in strada nel pomeriggio di oggi con striscioni volti a denunciare le cattive condizioni igieniche in cui i richiedenti l’asilo sarebbero costretti a vivere nel centro cantonale di Camorino, gestito dalla Croce Rossa.
A inizio agosto, ricordiamo, un gruppo di cittadini aveva sollevato la questione, riferendo di “quantità insufficienti di cibo, spesso scaduto da diversi giorni, sovraffollamento dei dormitori, temperature elevate che unite alla scarsa aerazione degli spazi creano una sensazione di soffocamento e infestazione di cimici da letto”.
Contattata all’epoca dei fatti, la Croce Rossa aveva confermato il problema delle cimici da letto, aggiungendo che due interventi erano già stati effettuati da specialisti di disinfestazione.
Su posto sono arrivati anche la direttrice della sezione ticinese di Croce Rossa Josiane Ricci e il direttore della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie Renato Bernasconi, a cui i richiedenti l’asilo hanno mostrato le condizioni del centro.
Bernasconi, contattato dalla RSI, ha spiegato: “Si sta cercando di fare il meglio possibile con quanto abbiamo a disposizione”, aggiungendo pure che “mercoledì il Consiglio di Stato ha approvato un credito (di 300mila franchi, ndr) per ampliare il centro polifunzionale in cui si potranno svolgere attività in condizioni adeguate”.
Redazione | 25 ago 2018 16:46
fonte: https://www.facebook.com/popticino/videos/2034719060173858/
fonte: https://www.facebook.com/pg/popticino/photos/?tab=album&album_id=2270319029674185
La solidarietà proibita
di Ivan Miozzari, pubblicato il 27 agosto 2018
Camorino, 25 agosto – Oggi, una manifestazione pacifica di solidarietà alle persone che hanno fatto domanda di asilo e che sono stipate sottoterra in condizioni estreme, si è conclusa con l’intervento delle polizie cantonale e di Bellinzona.
La direttrice di Crocerossa Ticino, Josiane Ricci, che ha rifiutato di rispondere alle nostre domande e di commentare le condizioni di vita nel bunker sotterraneo ha deciso di richiedere l’intervento della polizia per identificare tutte le persone presenti. Non senza minaccia di ritorsioni giudiziarie.
Grazie all’impegno del collettivo R-esistiamo, è stato possibile incontrare e conoscere molti dei ragazzi, bloccati in questa sorta di incubo sotterraneo. Non distante da questa tetra sistemazione, si è svolto, sotto un cielo incombente, un bel pranzo vegetariano. Un folto gruppo di ticinesi, e di ragazzi in attesa di asilo, almeno 70 le persone presenti, hanno vissuto un bel momento per conoscersi e raccontare le proprie storie.
Purtroppo per lo più storie terribili che iniziano con una fuga in condizioni di estrema violenza e terminano, in Svizzera, con incarcerazioni amministrative, anche fino a 14 mesi, e poi la costrizione a vivere in un luogo inospitale e insalubre a tempo indeterminato.
Dopo pranzo, muniti di slogan e striscioni, il gruppo si è avviato in direzione del bunker sul sedime della Sezione della circolazione, con l’intento di portare un messaggio di solidarietà: non siete soli!
Alcuni ragazzi ci invitano ad entrare. Troviamo la resistenza degli impiegati dell’agenzia di sicurezza privata che si è aggiudicata l’incarico della sorveglianza. Anche gli operatori della Crocerossa sembrano determinati a non farci entrare. Su pressante insistenza ci aprono le porte.
Subito siamo un po’ in affanno a causa del caldo – la colonnina segna 29.4°C – ma soprattutto c’è la sensazione che l’aria sia rarefatta. Il bunker non dispone di finestre e si trova ad almeno 5 metri sotto il livello del suolo. Il sistema di aerazione è basato su una circolazione costretta ad un ciclo infinito. Non c’è ricambio. Provate ad immaginare l’attraversamento del Gottardo in automobile, con l’aria in circuito chiuso. Non il tempo di percorre 17 chilometri, ma per 5 mesi, un anno, quattro anni.
I ragazzi ci accolgono nelle loro stanze. Tutti i letti sono occupati, e i pochi oggetti personali appoggiati sui letti a castello. Un asciugamano appeso diventa la parete di casa che ti da un po’ l’idea di privacy, almeno in quel metro per due. Non si lamentano loro. Sanno che non possono dire nulla perché la loro parola vale meno di niente e se si alza la testa non mancano le ritorsioni.
Ma quando vediamo i materassini di pochi centimetri di spessore, e delle bestioline che sembrano cimici, non abbiamo più molte parole. Non capiamo: le autorità ci hanno assicurato che il problema delle cimici è stato debellato. Ma dopo uno sguardo ravvicinato non ci sono dubbi: sono cimici.
Le quasi cinquanta persone stanziate in quella fossa di cemento hanno a disposizione cinque docce che non hanno porta, solo una tendina. Privacy zero. L’acqua che vediamo scendere dalla doccia e dai rubinetti è giallognola e ha un sapore terribile. Non c’è il sapone.
Nonostante tutto ci concentriamo sui nostri ospiti e sui giochi dei bambini che con i loro genitori sono venuti a condividere un momento di gioia. Ma è molto difficile resistere a lungo all’interno della struttura. Il viavai di chi ha bisogno di uscire a respirare aria fresca rende l’ambiente molto dinamico.
Andiamo all’esterno ad incontrare la direttrice di Crocerossa Ticino che nel frattempo è sopraggiunta. Ci aspettiamo che, con quell’umanità che dovrebbe contraddistinguere questa organizzazione, la signora Ricci ci spieghi come si pensa di affrontare i problemi di vivibilità nell’impianto e se eventualmente si possano trovare soluzioni alternative più dignitose. Invece troviamo un muro. Ci sentiamo dire e ribadire che la struttura è omologata.
Poniamo delle domande provocatorie e magari in qualche caso retoriche. Ma non ci sono risposte. Siamo “invitati” ad andarcene. La polizia accorre, ci pare di capire, in difesa degli interessi privati dell’organizzazione “umanitaria”. Quanto guadagna la Crocerossa con la gestione di questo luogo di degrado umano?
All’uscita gli agenti ordinano di mostrare i documenti. Si chiede il motivo. Controllo di polizia è la risposta. Chiediamo su quale base e la risposta è che hanno il diritto di identificare le persone in base alla Legge polizia (LPol). Siamo accusati o sospettati di qualche reato o infrazione? Un agente anziano mi rivela che il controllo dell’identità può essere eseguito in caso che la persona desti sospetto. Alla domanda quale sospetto stia destando io personalmente la risposta è incredibile: non mi piace la sua faccia.
Dalla polizia ci si aspetterebbe ben altro comportamento. Ma il punto è un’altro. Siamo tutti messi sotto sequestro. Non un arresto, non un fermo, ma l’impossibilità fisica di lasciare quel luogo se non presentando i documenti. Due ore e mezza di stallo. Gli agenti sono verbalmente pacati, risoluti ma cortesi. Fisicamente invece si mostrano invadenti e pressanti. Diversi i tentativi di togliere la videocamera o perlomeno di oscurarla a chi sta documentando i fatti per l’opinione pubblica.
Non ci sono alternative. Per ritrovare la libertà occorre identificarsi. Ed è molto probabile che la quarantina di persone confluite nel bunker dovrà subire delle misure di “giustizia”. Ci si saluta in amicizia e ci commuove la gratitudine che i ragazzi ci regalano per avere preso noi quella parola che a loro è negata.
fonte: https://www.forumalternativo.ch/2018/08/27/la-solidarietà-proibita/
Un resoconto della protesta del 25 agosto a Camorino
“Finalmente siamo fuori, mi mancava l’aria” (Un agente di polizia ad un collega dopo un’ora passata nell’atrio del bunker…)
Sabato 25 agosto in mattinata una cinquantina di persone si sono date appuntamento al campo di calcio di Camorino, nell’ambito degli incontri lanciati dal Collettivo R-esistiamo che da ormai qualche mese si svolgono per esprimere solidarietà e rompere l’isolamento delle persone richiedenti l’asilo rinchiuse nel bunker sotterraneo della Protezione Civile, gestito dalla Croce Rossa.
Questo sabato però, dopo il pranzo, si è deciso di partire in direzione del bunker con un corteo spontaneo e rumoroso, con slogan e tamburi, striscioni, volantini e megafono. Arrivatx all’entrata che si trova nell’area del complesso di edifici della polizia cantonale a Camorino, dopo alcuni interventi al megafono e aver appeso gli striscioni, si è entratx nel centro per constatare con i propri occhi le condizioni dello stabile di cui si è parlato molto nelle scorse settimane in seguito ad un comunicato stampa di un gruppo di persone solidali e ad immagini video girate di nascosto che sono finite sui media ticinesi.
All’arrivo di decine di persone nei primi locali del bunker, è parso chiaro che né le tre guardie di Securitas e Croce Rossa, né tanto meno la polizia, si aspettavano questa visita. In effetti, il diligente impiegato della Croce Rossa ha chiamato immediatamente gli sbirri, che sono accorsi in una ventina sia dentro che all’esterno, impedendo l’accesso ai dormitori, ai bagni e alla mensa, e fermando e controllando i documenti agli/alle altrx solidali che stavano tentando di raggiungere la protesta.
Ben presto negli atri del sotterraneo si è creata una situazione di stallo in cui i/le solidali hanno occupato i locali e si è fatto pressione per poter parlare con le persone responsabili della struttura, ovvero tale Josiane Ricci, direttrice della sezione sottoceneri della Croce Rossa e Renato Bernasconi, direttore della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie.
Nel frattempo i due dipendenti della Croce Rossa presenti nel bunker si sono nascosti chiudendosi in un ufficio. In un primo momento, la signora Ricci, si è rifiutata di scendere sottoterra, aspettando l’arrivo del responsabile Renato Bernasconi, il quale, ha inscenato un “visita guidata” per accertarsi della veridicità delle critiche giunte da più parti nelle ultime settimane e dalle persone che da anni sono costrette a viverci sulle condizioni del luogo (cimici nei letti, sovraffollamento, aria soffocante tra i 29 e 33 gradi, cibo avariato, acqua giallastra, minacce e ritorsioni da parte dei securini,…).
Se i responsabili del bunker e gli sbirri mostravano chiaramente astio rispetto a noi e alla nostra visita, gli abitanti del bunker erano di tutt’altro avviso. Hanno espresso più volte approvazione nel condividere la loro situazione, affermando che seppur vivessero lì da più di un anno, nessunx sia mai andatx a trovarlx, ribadendo di conseguenza l’importanza di spezzare l’isolamento. Poiché il destino delle persone in stato di NEM (non entrata in materia) è di rimanere in un limbo, in cui da una parte non viene accettata la richiesta d’asilo, dall’altra però gli accordi per la deportazione col paese d’origine non esistono. Quindi ci si ritrova in balia delle varie istituzioni, venendo rimbalzati/e da un bunker, a un carcere, a altri centri, senza alcuna via d’uscita, alcuna prospettiva e alcuna speranza di una vita serena. Il “problema” è esistere, la “soluzione” è la segregazione, fine pena mai.
Diversx solidali hanno messo in chiaro infatti che oltre al bunker, è la politica migratoria stessa della Svizzera ad essere fondata sul razzismo, la segregazione e l’ isolamento.
In seguito, su pressione della responsabile della Croce Rossa, la polizia ha intimato a tuttx i/le presenti a dare i documenti per poter uscire.
Con questa giornata, seppur per qualche istante, si è rotto l’isolamento nel quale lo Stato relega le persone richiedenti l’asilo in Svizzera, cercando in ogni modo di isolarle dal resto della popolazione. Mettendo in pratica una protesta solidale spontanea ed auto-organizzata, la maschera dell’accoglienza umanitaria svizzera e di istituzioni come la Croce Rossa viene a cadere e rivela la sua vera natura, un grande business fatto di autoritarismo, segregazione e razzismo. La reazione dei responsabili del bunker e degli sbirri al semplice fatto che alcune persone abbiano voluto visitare un “centro di accoglienza”, la dice lunga sul marcio che si nasconde dietro al regime migratorio svizzero e a tutti i suoi attori.
I bunker ed i centri di accoglienza di qualsiasi tipo sono dei veri e propri non luoghi dove si alternano esclusione e reclusione, spazi in cui le persone vengono infantilizzate e tenute in condizioni di semi-prigionia e segregazione razziale, solo perché sprovviste del “pezzo di carta giusto”, e per questo devono essere chiusi. Fino alla fine di ogni bunker, ogni prigione e ogni confine!
Alcunx nemicx di ogni frontiera
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