30.01.2013 – La Regione – Il Ps propone la riqualifica dell’ex macello: ‘Diventi una cittadella del volontariato’
Il Ps propone la riqualifica dell’ex macello: ‘Diventi una cittadella del volontariato’
Un riferimento solidale
di Alfonso Reggiani
La proposta era un punto della campagna elettorale mirata a valorizzare e riunire le numerose realtà attive nell’aiuto sociale
Tante proposte negli ultimi anni, ma nulla di fatto. Perciò il Partito socialista di Lugano ieri ha presentato una mozione sull’ex macello chiedendo di trasformarlo in una cittadella del volontariato e della solidarietà. Una soluzione praticabile che consentirebbe di salvaguardare, oltre all’aspetto esteriore della struttura e i vincoli, anche i suoi spazi interni caratteristici. Già nel 2003 il gruppo Ps aveva segnalato la necessità che il Municipio si determinasse rispetto al suo ultimo messaggio del 2003 e proponeva un indirizzo di tipo sociale e/o culturale, coinvolgendo e valorizzando i molti enti di utilità pubblica senza fini commerciali in ambito sociale e culturale, Centro sociale compreso. I socialisti muovono da una situazione sociale sempre più difficile. Tanto che negli ultimi anni sono sorte e hanno avuto successo iniziative come il “Tavolino Magico”, che raccoglie e distribuisce pasti a persone in difficoltà; “VestiTivesto”, che svolge funzione analoga nella raccolta e distribuzione di vestiti usati come Croce Rossa e Caritas; la mensa sociale di Fra Martino e delle Acli (prima a Viganello, ora alla Resega), che offre anche servizi di doccia e di bucato e l’esperienza, poi interrotta, del “Gattile” di Lugano. Tante, troppe le testimonianze di disagio sociale grave, di indigenza, isolamento ed esclusione tendenziale di molti giovani e meno giovani, di svizzeri e stranieri, di residenti e persone in transito. Secondo il capogruppo in Cc Martino Rossi , occorrono un aiuto d’emergenza, ascolto, consulenza, orientamento e accompagnamento verso i servizi sociali, sanitari e del lavoro che possono trovare soluzioni durature ai problemi di chi fatica. Interventi che esigono modalità il più possibile informali, e luoghi diversi dagli uffici tradizionali. L’ex macello sarebbe la soluzione ideale per diventare una “cittadella del volontariato e della solidarietà”.
La struttura sarebbe idonea per offrire spazi alle iniziative sociali private senza scopo di lucro, per le antenne dei servizi sociali (stabili o saltuari), per i “servizi d’emergenza” il cui bisogno è riconosciuto. Il luogo si presta pure ad attività lavorative temporanee e “per socializzare e fruire di offerte di informazione, di svago, di cultura e arte, senza la barriera dei prezzi di mercato, valorizzando in tal senso l’impegno del Centro sociale stesso, se disponibile”, scrive Rossi. Il coordinamento garantirebbe maggiore efficacia nel lavoro sociale e si potrebbe creare un programma occupazionale. Sì perché, ha aggiunto Rossi, «la finalità dell’aiuto sociale non è l’assistenza bensì il sostegno alle persone in difficoltà affinché possano riprendere le redini della propria vita».
Rossi: ‘Evitiamo di menare il can per l’aia rinviando all’infinito la soluzione’
LA MUNICIPALE
‘Scegliamo la via del dialogo con il Centro sociale’
«Questo è un progetto trasversale. Se il Municipio non recepisse la necessità resterebbe e occorrerebbe pensarlo altrove». La municipale socialista Cristina Zanini Barzaghi si è espressa ieri a titolo personale a sostegno della mozione del Ps. Per la destinazione quale nuova sede della Media 1 «non c’è traccia documentale» nonostante nella petizione promossa e consegnata di recente alla Cancelleria cantonale con oltre quattromila firme dalla direzione dell’istituto scolastico sia scritto che è sostenuta dal Municipio di Lugano.
«È inammissibile che da oltre dieci anni non si sia riusciti a risolvere il problema dell’autogestione – ha aggiunto la municipale Ps –. Siamo tutti fuori legge, Città e Cantone compresi, visto che la convenzione siglata fra le parti non ha dato frutti e gli ultimi contatti risalgono al 2008. Giuliano Bignasca, mio precedessore al Dsu, alla chetichella, aveva cominciato lavori di messa in sicurezza all’ex macello». Nei confronti degli autonomi afferma Zanini Barzaghi, occorre «avere un atteggiamento costruttivo, ci vuole il dialogo per arrivare a una soluzione definitiva. Le offerte del Centro sociale sono apprezzate da una fascia della popolazione. D’altra parte, situazioni di degrado e di maleducazione emergono anche nella notte dopo la chiusura delle discoteche». Considerato che come sede scolastica l’ex macello non è idoneo, comporterebbe una trasformazione molto onerosa e bisognerebbe ristrutturarlo, ha continuato Zanini Barzaghi, meglio allora destinare gli spazi alla costruzione di un percorso di riqualifica e di reinserimento professionale.
L’ARCHITETTO
Panzeri: ‘Scuola? È una sparata irrazionale’
La sede della Scuola media 1 di Lugano all’ex macello? Secondo l’architetto Attilio Panzeri , «è una sparata priva di fondamento. La destinazione d’uso legata all’insegnamento è emersa di recente, ma non esiste nessuno studio di fattibilità. Tale proposta non è razionale perché la tipologia di costruzione che è un esempio unico di archeologia industriale risalente alla fine dell’Ottocento è impossibile da trasformare in sede scolastica. Significherebbe stravolgere la struttura». L’architetto non ha dubbi: «C’è anche un problema pianificatorio sia per le baracche al Parco Ciani, dove non si deve costruire e sarebbe meglio eliminare anche il Palazzo dei Congressi, sia per la sede scolastica all’ex macello. Quest’ultima soluzione è però più complicata perché leggi e regolamenti scolastici impediscono una ristrutturazione e la renderebbero troppo onerosa. L’area è inoltre in una situazione urbanistica disastrosa». Manca insomma progettualità da parte della politica. Panzeri individua un altro problema: il pregiudizio negativo di tanti nei confronti delle persone che fanno vivere l’ex macello, dove «potrebbero insediarsi anche tanti artisti in modo da far vivere la città».
Tessuto sociale disgregato
La proposta del Ps ha il merito di essere a beneficio di tutta la popolazione e di offrire un valore aggiunto fondamentale a favore dell’integrazione. Ieri alla presentazione erano presenti anche Antonio Cartolano , presidente delle Acli e Chiara Orelli , presidente di Soccorso operaio svizzero. Il primo ha sottolineato che l’iniziativa è una necessità e un dovere nei confronti delle migliaia di persone attive nel volontariato che fanno risparmiare l’erario pubblico. Orelli ha invece messo in evidenza che il luogo è un segno riconoscibile in un territorio sempre più irriconoscibile. La soluzione proposta potrebbe inoltre porre rimedio alla frammentazione del tessuto sociale ed eviterebbe di marginalizzare il problema sociale in periferia garantendo una connessione nella rete di aiuto sociale.
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