[23.04.2007] La Regione – Lesperienza del Molino sotto la lente di un sociopolitologo
Lo abbiamo chiesto a Simone Horat, ricercatore in sociologia politica allIstituto degli Studi Politici ed Internazionali dellUniversità di Losanna ed ospite, venerdì sera scorso, della Commissione culturale della sezione socialista di Lugano. Ticinese 26enne, Simone ha dedicato la sua tesi di laurea, nel 2005, allanalisi dellesperienza del C. S. O. A. Il Molino, con il titolo « Rapports sociaux de sexe et militantisme, analyse de l’influence du genre sur la compétence politique dans un centre social autogéré » . Simone Horat, come è nata lidea per questa tesi?
« Mi interessava analizzare i rapporti di genere fra uomo e donna; non in unistituzione classica, bensì su un terreno il cui quadro di partenza fosse molto diverso ed essenzialmente antisessista ed anti- patriarcale. Elaborata la parte teorica, la scelta delloggetto dindagine è stata spontanea, un po forse perché volevo studiare un fenomeno che appartenesse al Ticino, ed un po perché conoscevo, in parte, lattività del movimento » .
Può riassumere brevemente le varie fasi danalisi ed i principali risultati del tuo lavoro?
« Per diversi mesi, nel 2004, ho seguito lattività del centro e delle persone partecipando alle assemblee settimanali. A questa osservazione etnografica è seguita una fase di interviste, ed infine lanalisi e lelaborazione dei risultati. Durante la fase dosservazione, analizzando il rapporto uomo/donna, mi sono reso conto che esso non poteva essere preso in considerazione senza tener conto della durata della militanza, ossia la permanenza allinterno della comunità ».
Ed in che modo questa militanza influenzava i rapporti di genere?
« Stando anche ai contributi teorici raccolti sullargomento, avrei immaginato una maggiore differenza fra uomo e donna allinterno della comunità autonoma per ciò che concerne il concetto di competenza politica, ma non solo in termini di conoscenza pratica o prerogativa di un sesso più dellaltro. Quella che potremmo definire vecchia guardia del Molino poco importa, veramente, se uomini o donne pare acquisire una maggiore sicurezza ed un più accentuato senso di competenza quanto a scrivere o prendere la parola in pubblico, cosa che si riscontra meno tra i nuovi entrati » . In questo senso il fatto di essere stati molto tempo nel movimento fa diminuire la differenza fra uomini e donne allinterno del gruppo di autogestiti, ma rende difficile lintegrazione del giovane?
« Certamente. I risultati del mio lavoro sono stati per i/ le ragazzi/ e del Molino un argomento di discussione ed approfondimento; il/ la giovane è ora seguito/ a personalmente, viene coinvolto/ a maggiormente nelle diverse attività e può così sentirsi più facilmente utile per il movimento. E questo sempre più negli ultimi anni. Da sempre, comunque, unimportante garanzia per le minoranze è rappresentata dal sistema assembleare, in cui le decisioni vengono prese unicamente allunanimità. Le nuove leve rappresentano un punto dapertura verso lesterno ed il nuovo e sono anche quelle che, allinterno della struttura lavorano molto. Sta cambiando parecchio » . In che senso?
« Benché la separazione fra giovani e militanti ( i giovani sono militanti!) nel mio lavoro di ricerca sia molto caricaturale, si osserva con lavanzare delletà un mutamento della disponibilità. Pur mantenendo saldi i loro ideali, molti rappresentanti della vecchia guardia lasciano nuovo spazio ai giovani, per trasferirsi magari in altri tipi di lotte, ad esempio quelle sindacaliste » . NEVIA
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