COMUNICATO – Altrimenti ci arrangiamo (seconda parte)
ALTRIMENTI CI ARRANGIAMO (parte seconda)
Cucù!
Va bene. Non era proprio la Dune Buggy rossa col tettuccio giallo del film “Altrimenti ci arrabbiamo” con Bud Spencer e Terence Hill, ma poco ci mancava.
Un natale particolare in cui tante e tante persone hanno potuto passare una serata al di fuori della “normalità imposta”. E in cui qualche fuoco pirotecnico – gli stessi che mai disturbano a capodanno o al primo d’agosto – ha brevemente illuminato il triste e monotono panorama cittadino.
Ma quel che più conta è che, con questa terza TAZza, ci siamo di nuovo arrangiatx a modo nostro. Ci siamo prese un’altra notte, per ridar vita a uno stabile che da più di 10 anni giaceva in condizioni d’abbandono completo, in un quartiere che sta per essere trasformato dalle manie di grandezza e d’arricchimento della città di Lugano. Insomma, fondamentalmente un gesto di salute pubblica e di trasformazione positiva che, come il peperoncino di ottobre, fa aumentare le endorfine, ridando sorrisi, energie positive e trasformando lo stato di paura e isolamento che attraversa troppi corpi e menti.
Non a tuttx, evidentemente: al consueto sgrammaticato delirio Udc che ricorda perlomeno le altolocate responsabilità dello sgombero e della distruzione dell’ex macello nel 2021 (“non spetta alla polizia decidere se intervenire ma l’ordine deve giungere dall’alto a livello di Esecutivo comunale e cantonale”), si aggiunge – per l’ennesima volta e con tanto di editoriale – la bile marcia del figliol prodigo raccomandato della dinastia Pelli, direttore del CdT, che con una certa dose di meschinità rilancia minacce dal sapore forcaiolo di intervento defenestatore contro i temibili “(ex) molinari che sono ancora in giro per la città” (!). Il tutto con la premessa “che la demolizione dell’ex macello non è stata la risoluzione definitiva del problema che molti speravano”.
Da ultimo le dichiarazioni del direttore della fondazione Vanoni che strumentalizza subdolamente “le famiglie indigenti” per 3 scritte facilmente pulibili su 4 armadi smontati, ammuffiti, buttati lì alla bellemeglio e per 4 scritte all’interno di un edificio decadente la cui demolizione sembrerebbe prossima! Sconcertante davvero. Fondazione Vanoni (privata!) – forse è utile ricordare – a cui è stato affidato il mandato (pubblico!) della gestione del futuro carcere minorile (impropriamente definito ”centro educativo”) il cui approccio si basa su misure punitive e coercitive. Fondazione che (caso volle…) pochi giorni dopo la denuncia imposta dell’occupazione del 29 maggio 2021, riceveva infine l’agognata autorizzazione per il progetto della cittadella sociale a suo tempo lanciato da Mimi Bonetti Lepori. O “futuro Polo sociale” che dir si voglia, messo in stand by dopo la morte di Lepori e poi “improvvisamente” tornato d’attualità dopo l’occupazione. Progetto che sorgerà (guarda caso…), proprio sul sedime tra ex Caritas ed ex Vanoni, abbattuto con una strana fretta e (guarda caso…) in assenza della necessaria richiesta edilizia.
Già il futuro. Futuro Polo sportivo, futuro Polo economico, futuro Polo culturale, futuro Polo sociale. È tutto un fiorire di Poli. Peccato che poi di effettivi luoghi di socialità e di sperimentazione al di fuori della macchina consumista e spettacolare, poco o niente. Anzi. A Lugano sembra sia in atto una corsa a riqualificare vecchi edifici dismessi o piuttosto ad abbatterli. Il tutto per non permettere nessun utilizzo altro di strutture abbandonate e lasciate deperire da anni.
Ma, “nel paese dove va tutto bene”*, meglio – come sempre quando non si ha molto da dire – fare leva sulla paura, sul degrado e sugli altrx (“la colpa è sempre dell’operaio” cantano i *Vad Vuc), ululando di vandalismi a una struttura in totale deperimento. La notte del 25 e la sua ampia partecipazione confermano invece il bisogno reale di spazi liberi e liberati, di aggregazione e di cultura dal basso. Spazi politici che producono conflitto, idee, saperi, mondi altri e che mettono in discussione lo stato delle cose attuale. Né più né meno.
La Dune Buggy è lì, girato l’angolo, e presto o tardi ci si arriverà. Bud Spencer e Terence Hill, dopo aver scartato l’opzione braccio di ferro, se la giocavano a birre e salsicce. Chissà possa essere un’opzione (le salsicce di tofu preferibilmente).
Perché al di là di tutto, al di là della solita, mentirosa e ripetitiva narrazione ufficiale, al di là delle minacce dei campi di rieducazione, al di là della perenne incapacità di comprendere, con tutta questa questione dovrete comunque farci i conti.
Volenti o nolenti. Piaccia o non piaccia.
Perché qui siamo e qui rimaniamo.
Buon viaggio Olti, premuroso pollice verde del Centro Sociale.
Alfredo fuori dal 41-bis, libere tutti.
Che la paura cambi di campo,
SOA il Molino
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