Due passi a Lugano, dal Macello a Cornaredo
19 giugno 2021 – La Regione – Due passi a Lugano, dal Macello a Cornaredo – Fabio Dozio
Due passi a Lugano, dal Macello a Cornaredo, due simboli che si affacciano sul fiume Cassarate. Il vecchio Macello, che per vent’anni è stato il Centro autogestito del Molino e poi su, costeggiando il fiume, fino a Cornaredo, dove si prevede di rivoltare il quartiere per costruire la nuova Arena sportiva, il palazzetto dello sport, due torri e quattro palazzine di abitazioni e uffici: sport e speculazione.
Il Macello trasmette la grande tristezza di un’esperienza soffocata. Cornaredo, con i campi deserti, è un limbo di città, con tanto verde transennato. Come mai c’è così tanta distanza tra queste due realtà?
Come si fa a prevedere un investimento di 300 milioni di franchi per aggiornare le strutture sportive ormai fatiscenti (e non solo), e non dimostrare attenzione nei confronti del mondo giovanile alternativo? Avete visto le docce di Cornaredo? Sono quelle di 70 anni fa: manutenzione inesistente. Dormiva il Municipio in questi anni? Milioni per lo sport d’élite e ruspe contro gli autogestiti. Comunque, per tutti i giovani, Lugano è un deserto.
Siamo di fronte a un problema culturale, prima che politico. Il sindaco Borradori non nasconde che fatica a connettersi con il mondo dell’autogestione. Lui da giovane giocava a ping pong, altro pianeta. E ora, si scandalizza quando vede un muro imbrattato. Certo, non si deve fare, ma succede. Non ha mai visitato qualche città fuori porta?
Come succede che a creare disordini nelle città e attorno agli stadi siano i fanatici tifosi di calcio. In quel caso la polizia non butta giù lo stadio della squadra del cuore. Se un manifestante compie un atto illegale che venga punito, perché radere al suolo il luogo in cui vive? Come mai c’è un atteggiamento così contrastante nell’affrontare i giovani tifosi e i giovani alternativi?
Dopo lo scarto culturale, la questione politica. La destra, che ha la maggioranza nel Municipio di Lugano, sembra avere affinità con sportivi generici piuttosto che con dinamiche sociali non convenzionali. Lo stadio è necessario, ci ripetono, perché Cornaredo è obsoleto. Non si progettano solo le strutture sportive, arena calcio e palazzetto dello sport, ma anche inutili torri di uffici e speculative palazzine residenziali. Questo per permettere ai promotori immobiliari di fare i loro affari, mettendo tra l’altro in difficoltà la Cassa pensione della città, che perderebbe gli affitti della Polizia, e indebolendo il centro cittadino. A Cornaredo mega investimenti e per il Molino tabula rasa.
Come mai l’Fcl non paga un centesimo per il nuovo stadio? A Lucerna, per esempio, il club ha sborsato quasi dieci milioni di franchi. Il mondo dello sport è inquinato dai soldi, ma lo stadio lo pagano anche i contribuenti che non ci metteranno mai piede. I cittadini luganesi saranno chiamati alla cassa, con un aumento del 4/5% del moltiplicatore d’imposta. Potrebbero pagare per lo stadio i giovani del Molino (oltre il danno anche la beffa), le famiglie monoparentali che non trovano un asilo nido, i disoccupati, i precari, i giovani in difficoltà e gli anziani che faticano a sostenere le spese di malattia. La lista è lunga.
Il 5% dei nuclei famigliari di Lugano non raggiunge il fabbisogno minimo vitale. E senza gli aiuti statali questa percentuale salirebbe al 18,6%! E aumenta chi è a rischio povertà. Macello e Cornaredo, due pesi e due misure, indegna politica per la nona città svizzera.
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