25.04.2008 – La Regione – Dal culmine guardando un’era
Quando arriva ha il viso beato, quasi trasognato. Segno che l’altro appuntamento è andato bene. Segno che dal nostro, anche se di altra natura, forse possiamo cavar fuori quello che abbiamo in mente. E quello che abbiamo in mente è il Giuliano Bignasca uomo, prima ancora che politico o jongleur della comunicazione.
Quella ‘gente’ che vota sempre meno E allora, dai, subito al cuore della questione. Al di là di facili ed emozionanti trionfalismi, quello che colpisce nelle elezioni appena terminate non è tanto il risultato della Lega (è dal 1992 che a Lugano gira sempre sulle medesime percentuali; semmai è stato 4 anni fa che è arretrata, arrivando comunque quasi al 20% sommando anche i voti dell’Udc). No, a impressionare, ancora di più dello storico calo del Plr, a nostro giudizio è quel 50% di elettrici ed elettori che se ne sono stati a casa. A Lugano, in questo modo, ha votato appena un terzo degli abitanti.
Cosa state per varare Nano per questo quadriennio: il Governo delle minoranze? « È una buona domanda. Mi sa che è un fenomeno a cui ci dovremo abituare » . Risposta un poco meditata e poi subito via, con la fucina delle ‘ pronto- ricette’. « Per coinvolgere di più la gente vedo due soluzioni. Bisognerebbe togliere le antiche paure del galoppinaggio e permettere di votare anche per corrispondenza ».
Caspita, detto a Lugano dove i galoppini ancora ‘ tofignano’ le schede ai seggi…
La globalizzazione ha traumatizzato le persone « E come seconda cosa io penso che la gente ha vissuto la globalizzazione in modo così traumatico che oggi è convinta che anche eleggendo persone valide che si danno da fare, pur nella loro diversità, alla fine cambia
Ci vorrebbero un paio di principi illuminati tipo Pietro Martinelli
poco. Ecco, in questo senso forse ci dobbiamo concentrare su poche cose ma poi farle subito. Vedi, il mio vero problema ormai è l’età. Ogni giorno, quando mi alzo, penso: ma chi saranno i miei delfini? Voglio assolutamente mettere insieme un gruppo di persone, anche miei avversari, che pensi a cosa fare un domani. L’importante è che in questo nuovo Municipio si inizi con il piede giusto, senza litigare. Le ricette, sai, cambiano poco. Noi dobbiamo solo riuscire a metterle in atto. Ci vuole una capacità fatta metà di fantasia e metà di novità. Ci vorrebbero, per usare un modello tanto caro al mio amico Giovanni Cansani, un paio di principi del tipo Pietro Martinelli (per certe sue cose) ».
‘Giorgio, Erasmo, Paolo ed io’
Un gruppo stile think-tank e il principe illuminato. Sì, l’incontro di stamattina al Nano deve essere proprio andato particolarmente bene. Dai, torniamo però al Governo delle minoranze. In fondo in Italia, dove la Lega ha sfondato, sono andati a votare in più dell’80%. « Ma sai, prima di tutto in Italia sono più disperati di noi. Comunque sia, secondo me in realtà bisogna avere più fiducia negli Esecutivi, pur con tutte le difficoltà del caso. Nell’ultima legislatura Giorgio, Erasmo, Paolo ed io in verità abbiamo fatto tanto » . Le due donne invece no? « No, è che Nicoletta negli ultimi tempi della campagna è stata proprio impossibile. Giovanna, che è una testona però una grande lavoratrice, pensa invece che venendomi contro fa il bene del suo partito ».
Dai, per favore, dammela questa benedetta risposta: che fare perché la gente torni a votare? « Mah, mi sa che in verità sarà difficile andarli a prendere ».
Chi vusa püsee la vaca l’è sua Veniamo a un secondo livello di lettura. Che è quello del dire e del fare. Una nostra lettrice, fiera e battagliera figlia della terra del Mendrisiotto, ha commentato così l’esito di queste elezioni: ‘ Chi vusa püsee la vaca l’è sua’.
È vero che tu, usando le ‘bocche di fuoco’ del tuo giornale e della ‘tua’ televisione (Teleticino), hai di nuovo fatto una campagna dai toni gridati, aggressivi, rivendicativi. Il tuo stile insomma. Roberto Benigni, in una sua bellissima canzone (‘Quanto ti ho amato’) diceva che ‘ nell’amore le parole non contano niente’. In politica pare invece che sì, che contino. Anche più dei fatti. « Guarda, quando io dico delle cose lo faccio perché penso di realizzarle. Il modo in cui le dico è un’altra cosa. Perché mi vedi spesso in televisione tutto scarmigliato, mal vestito, magari con le zoccolette? Perché la gente mi guarda in faccia e sa che cerco di dare tutto quello che posso; magari non mi ascolta nemmeno. E questa è stata la grande novità della politica della comunicazione in Ticino ».
‘Se vi faccio male con il giornale ditemelo’
Sicuramente, però questa novità passa anche dalle aggressioni verbali, dagli ‘Achtung’, dai ‘fuchi’ e semina sofferenza, dolori spesso ingiusti. Ti sembra normale che per molte persone la domenica debba trasformarsi in una sorta di incubo?
« Ma guarda che io sono la persona più aperta di tutte. Se dico cose sopra le righe che fanno male dovete dirmelo. E poi dai, bisogna relativizzare le cose. Anche questa vittoria, pure lei relativa, della Lega: in verità in rapporto con il contesto macro- economico e politico possiamo fare ben poco. Vedi, credo che Lugano sia una città che non va così male. Abbiamo giusto lasciato indietro un po’ di gente che ora dobbiamo recuperare. E con i soldi che abbiamo credo lo si possa proprio fare. Non è mica una cosa solo da leghisti, sai? ».
Va bene, ma allora, Nano, le parole contano in politica? « Sì che contano, e conta anche come si dicono.
E valgono decisamente di più di quelle che uso per scrivere sul mio giornale ».
L’anarchico libertario e il consumo di coca
Nano, tu sarai la persona più aperta (anche se ti incazzi di brutto quando gli attacchi piovono addosso a te), ma taluni personaggi che ti son venuti dietro, e che spesso rappresentano il tuo movimento a livello istituzionale, non sono come te. Ci son figure francamente inquietanti, che le tue parole le trasformano davvero in sassi e corpi contundenti. E ammettilo, tu ci metti del tuo.
Dai prendiamo un esempio ‘in casa’. La questione spacciosicurezza a Besso. È vero che tu il tema l’hai cavalcato pochissimo, ma c’è chi l’ha fatto al posto tuo. Dentro e fuori la Lega. Eppure tu non fai mistero di essere un consumatore di cocaina. Come tanti ormai. Tralasciamo il discorso sul proibizionismo e sulla legalità del consumo. Meriterebbe semmai un maggiore interesse la questione della prevenzione, tema in verità preso molto poco in considerazione. Ma fammi capire: lo spaccio a Besso no e invece quello nelle discoteche (dove si narra di ragazzine che fanno sesso orale per una bola) o nei party privati o nel chiuso delle proprie case sì? Non è un discorso un po’ ipocrita?
Per me Besso non è un problema. E io sono un cattivo esempio
« Cominciamo con il dire che Besso per me non è un problema. Secondo me un piccolo posto di polizia mobile è più che sufficiente. Io sono per una totale libertà. Sono contrario alla scena aperta perché è un cattivo esempio, perché disturba gli abitanti e perché è gestita da persone che non conoscono niente della nostra realtà. Ma per il resto, eliminate le scene aperte, ognuno faccia quello che vuole. È per questa ragione che non mi avete sentito su questo tema. E anche perché io stesso sono un cattivo esempio. E sono d’accordo con te: bisogna lavorare sulla prevenzione. Già nelle famiglie ».
Rotolano, le parole rotolano Bene, sei un libertario. « Un anarchico libertario ». Ok, un anarchico libertario, ma i tuoi colonnelli sparano ad alzo zero su questi obiettivi, preconizzano soluzioni di polizia e si trovano di fatto alleati con talune posizioni repressive e un po’ integraliste. « E cosa posso farci? I miei colonnelli fanno quello che vogliono senza nemmeno chiedermi niente ». È che di nuovo le parole poi rotolano, rotolano. Rischiando di finire in testa a qualcuno. Proprio come effetto del ‘ caso Besso’ domani pomeriggio si terrà una manifestazione contro il razzismo, contro la quale hanno già speso parole di fuoco gli esponenti di Destra nazionale. Dagli e dagli, da questi attriti un giorno rischierà di scaturire un incendio.
« Dammi retta dobbiamo cercare di dare poca importanza a queste cose. Io sono un uomo per la pace. Pensiamo ad esempio al potenziale conflitto tra destra e autogestiti. Ai Molinari come Città abbiamo dato un punto fermo e personalmente farò di tutto perché lo rimanga sempre anche in futuro. Per me gli autogestiti devono restare dove sono e andranno riportati lì anche dopo che li avremo spostati per effettuare gli interventi di sicurezza al tetto che bisogna fare ».
Un’era che volge al termine È ormai più di un’ora che stiamo parlando. Prima di partire però un’ultima cosa. A Lugano sta finendo un’epoca. Giorgio Giudici e tu affrontate quella che con ogni probabilità sarà la vostra ultima legislatura. Suggellando così un percorso comune che da un certo punto via si è fatto quasi indissolubile. La senti questa atmosfera? E come la vivi?
Stavolta ci pensa a lungo. Un silenzio che quasi ti spaventa. « Stavo per dire una parola troppo grossa. Sì, lo sento questo peso, troppo grande, sulle spalle. Un peso che devo cercare di scaricare. Lo faccio pensando continuamente a che tipo di maggioranza avremo in Municipio. Sono convinto che le lotte interne ai liberali condizioneranno tutto il quadriennio. In queste piccole diatribe io voglio cercare di incunearmi per portare a casa le cose che voglio vedere realizzate ».
Capito, la politica dentro e sopra ogni cosa, anche se poi questo personaggio così singolare, inclassificabile e, a modo suo, iperaffettivo lo senti che cerca altro. E forse ne ha paura. Siamo in piedi, sulla soglia. Improvviso mi viene vicino; mi abbraccia. Ci abbracciamo. E, in un sorriso emozionato, mi dice: « Però, cicio, io ho vinto ». Sì Nano, ancora una volta hai vinto. Certo, per chi verrà dopo di te però sarà molto difficile ripetere tutto questo.
No. Sarà impossibile.
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