L’esercito svizzero del XXI secolo moltiplica gli impieghi per l’ordine interno. Già invocato a difesa delle frontiere contro l’esodo di migranti in fuga da guerre e miseria, decine di migliaia di militari sono mobilitati per proteggere le riunioni dei padroni del mondo come si è visto anche al G8 di Evian o al WEF di Davos. La militarizzazione di compiti civili è un pericolo per qualsiasi democrazia. Significa che chi manifesta opposizione all’interno del paese va affrontato come un nemico. In questo senso l’esercito serve per fomentare la paura nella società. La paura del terrorista, del facinoroso, del migrante o di qualsiasi altro spettro o pecora nera. Tutto deve essere controllato provocando (scatenando/incutendo) insicurezza tra la gente, giustificando così l’esistenza di un apparato di difesa.

Anche le operazioni di “sostegno alla pace” all’estero, per le quali il parlamento ha appena votato il raddoppio degli effettivi, non rispondono alle necessità di una politica globale di pace, ma al bisogno di rilegittimazione dell’esercito. Un mondo che spende ogni anno migliaia di miliardi di dollari (solo nel 2006 i miliardi spesi sono stati 1.204 – la metà negli USA – secondo l’istituto di ricerche internazionali sulla pace di Stoccolma) per armi ed eserciti non ha proprio bisogno di un contributo militare svizzero. Perché la Svizzera esporta armi? Perché collabora, fra gli altri, con l’esercito e le industrie militari israeliani invece di fare pressione su Israele per far rispettare il diritto internazionale e i diritti umani dei Palestinesi?

L’esercito, da quando è stato creato, ha ostacolato l’emancipazione umana, è intervenuto per difendere gli interessi della classe degli abbienti, ha sempre stroncato le agitazioni e i moti di chi chiedeva più dignità, come a Ginevra nel novembre del 1932 quando sparò su manifestanti antifascisti disarmati facendo 13 morti e 65 feriti. L’esercito difende anche il diritto di imporre e comandare, di attuare una politica venduta come inevitabile che porta ad accettare anche le cose più ignobili e assurde quali la guerra, la violenza, le torture fisiche e psicologiche. In Svizzera quest’istituzione brucia 7-8 miliardi di franchi ogni anno per mantenere degli strumenti di morte che siamo costretti a sponsorizzare. L’esercito, organizzazione inquinante/inquietante e maschilista, propone guerra, odio e disprezzo per l’intera umanità.

In questa settimana antimilitarista condivideremo vari momenti e situazioni: a partire da chi si oppone all’allargamento della base militare di Vicenza e/o alla costruzione della fabbrica che assemblerà gli aerei F-35 in provincia di Novara, a coloro che denunciano la militarizzazione e la costruzione del muro sulla frontiera tra Messico e USA, fino a chi da sempre lotta in Svizzera per l’abolizione dell’esercito.

Per questi motivi, NOI antimilitaristi e internazionalisti che condividiamo gli ideali di solidarietà, di uguaglianza e giustizia sociale, di libertà, e di pace non armata, né esportata, vi invitiamo a boicottare le manifestazioni di propaganda bellica previste a Lugano e a partecipare alle attività antimilitariste in programma dal 20 al 25 novembre.

LUGANO NON È UNA ZONA DI GUERRA!!
CONTRO LE ARMATE E IL NAZIONALISMO AGIRE! DISOBBEDIRE!
Il programma della settimana antimilitarista verrà presto comunicato!

> Le organizzazioni, gruppi e persone seguenti sostengono questo appello:
ACP Balerna, AntiWTO Ticino, Audio Resistence, Basta Divieti!, Circolo Carlo Vanza, Collettivo antifascista, Collettivo Zapatista, Coordinamento contro gli F-35 (Novara), Coordinamento donne della sinistra, CSOA il Molino, Diaspro, Esercito dei Clown, Giovani MPS, Gioventù Comunista, Gruppo per una Svizzera Senza esercito, Gruppo ticinese per il servizio civile, Katjusha, Lokarno autogestita, Movimento dei Senza Voce, MPS, Nodo Solidale, Partito Comunista, PMLI cellula di Rivera, Sindacato SISA, Spakkabelli, Ufficio Svizzero Accoglienza Profughi, Voce libertaria
(elenco delle adesioni aggiornato sul sito www.ecn.org/molino, per aderire: precario.esistenziale@indivia.net)

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