Molino: l’incomprensione tra Foletti e Badaracco
Perché il vicesindaco dialoga e il sindaco dà l’ordine di sgomberare nel giro di poche ore? I due interessati spiegano questo (ennesimo) pasticcio
di Dino Stevanovic e Prisca Colombini / La Regione 30.12.2021
Un pasticcio? Un’incomprensione? Azioni, da una parte o dall’altra, volutamente forzate rispetto al concordato? Ci risiamo: a sette mesi dalla brutta notte del 29-30 maggio c’è stato un nuovo sgombero dell’ex Macello, nuovi scontri con tanto di persone ferite da una parte e dall’altra, una parte della città paralizzata e gli occhi del cantone ancora puntati su Lugano. Sugli autonomi, sulla polizia. Ma in particolare sul Municipio: sul suo processo decisionale, sulle sue capacità politiche. E ancora una volta qualcosa non ha funzionato nel meccanismo. L’inghippo sembrerebbe essere fra quella maggioranza (la Lega, l’Udc, il Ppd e una rappresentante del Plr) incarnata in questo caso dal sindaco Michele Foletti e la minoranza (l’altro municipale Plr, il Ps) simboleggiata dal vicesindaco Roberto Badaracco. Le due visioni si sono scontrate nelle differenti modalità d’azione dei due che, di nuovo, portano a una certa confusione nell’interpretare la linea del Municipio. Badaracco ha agito secondo delega o no? Foletti, sapendo che c’era un canale, non poteva aspettare con lo sgombero? Ecco le loro versioni.
Foletti: ‘Si era comunque deciso per lo sgombero’
L’impressione è che la notte all’ex Macello sarebbe trascorsa senza interventi. Invece alle 5 la Polizia ha sgomberato i manifestanti. Cosa ha portato alla decisione? «Il Municipio aveva comunque deciso per lo sgombero e che io e la Polizia valutassimo opportunità, momento e condizioni per procedere – spiega Foletti –. In quel momento gli operativi hanno deciso che c’erano le condizioni ideali per procedere in tutta sicurezza, evitando quindi che qualcuno si facesse male e che ci fossero danni alle cose». Negli ultimi tempi, fa sapere il sindaco, «stavamo attivando altri canali di dialogo, che però non hanno portato a nulla, perché quelli che avevamo quest’estate con una parte dell’autogestione, ieri non avevano riscontri di persone a loro vicine all’interno del Macello, una quindicina di duri e puri antagonisti anarchici che non vogliono nessun dialogo con le istituzioni – aggiunge –. L’unico dialogo che hanno cercato era per farsi ridare le loro cose “senza burocrazia”, come dicono loro. Siamo stati minacciati di denuncia di furto da parte dell’avvocato dell’associazione Alba e quindi abbiamo cercato di trovare una soluzione con loro per poter riconsegnare a ogni legittimo proprietario il materiale che c’è dentro». È ipotizzabile la ripresa di un dialogo? «Le porte del Municipio sono sempre aperte – conclude il sindaco di Lugano –. Se vogliono venire a discutere, vengono e discutiamo, così come abbiamo già fatto con altri. Prossimamente ci saranno anche dei progetti organizzati con il supporto della Città, per dare un’offerta culturale alternativa rispetto a quella istituzionale. A proporcele sono state persone che durante l’estate sono venute con progetti, idee e voglia di dialogare e discutere».
Badaracco: ‘Peccato, c’era l’inizio di un dialogo’
Il vicesindaco è stato avvisato dello sgombero intorno alle 5.30 del mattino. «Mi hanno contattato nel tardo pomeriggio di ieri da un numero privato, dicendomi che volevano tenere un’assemblea e che hanno fatto questa occupazione perché volevano prendere le loro cose e portarle via – spiega –. Ho informato i colleghi di Municipio e ho ricevuto l’incarico di ricontattare gli occupanti. Ho sentito queste persone anche in serata, dal sindaco ho saputo che probabilmente l’evacuazione non sarebbe stata fatta durante la notte e quindi ci saremmo visti al mattino». Visto l’incarico di mediatore, «quello che è successo è un po’ peccato: c’è stata l’evacuazione della Polizia con la forza. Nonostante la loro disponibilità a discutere, non siamo riusciti a farlo». Durante i contatti telefonici, «mi hanno detto che se riuscivano a prendere le loro cose, sarebbero andati via». Invece è arrivata la decisione di procedere con l’allontanamento delle persone. «La sorpresa non è stata tanto l’evacuazione, perché tutti avevano capito che se avessero continuato con questo atteggiamento, sarebbe arrivata. Il discorso stavolta è diverso: per una volta che sono loro a contattare, aprendo quindi un contatto diretto e la disponibilità a entrare in materia, è un po’ peccato che non ci sia stato il momento per farlo». Questa mattina alle 6 Badaracco era all’ex Macello per parlare con i due manifestanti rimasti sul tetto. «Erano arrabbiati con me. Ho spiegato loro di essere stato trasparente e che stamattina sarei stato con loro per discutere». Al vicesindaco di Lugano resta un rammarico. «Era forse l’inizio di un dialogo, quello che il Municipio continuava a chiedere e non c’è mai stato – conclude Badaracco –. Penso si tenterà ancora la via del dialogo, ma da parte loro sarà molto difficile. Forse però hanno capito le dinamiche interne al Municipio».
L’amarezza di Valenzano Rossi e Zanini Barzaghi
E sull’accaduto abbiamo sentito anche l’opinione di Karin Valenzano Rossi e Cristina Zanini Barzaghi, la prima capodicastero Sicurezza e la seconda capodicastero Immobili. «Sul processo decisionale che ha portato allo sgombero confermo il comunicato del Municipio – premette la liberale-radicale –. Sono però dispiaciuta per questo ulteriore episodio che non contribuisce a creare le premesse per un dialogo. E sono preoccupata: questi continui momenti di tensione potrebbero degenerare ancor più di quanto accaduto e qualcuno potrebbe farsi male ancor più seriamente. Queste situazioni non aiutano a trovare la soluzione che vorremmo poter trovare e alla legittimità di un’autogestione che il Municipio ha riconosciuto da tempo». «Sull’avvenuto preferisco non esprimermi, dato che la delega è stata data al sindaco – sottolinea la socialista –. A titolo personale ho deciso comunque di recarmi sul posto per vedere un po’ meglio cosa stava succedendo, visto quanto accaduto fra il 29 e il 30 maggio… al di là di come la penso, resto responsabile degli immobili. Io e Mattea (David, la giovane consigliera comunale che ieri sera ha tentato la carta della mediazione, ndr) siamo state insultate. L’impressione è che purtroppo ci siano ancora due parti che non vogliano parlarsi realmente. Il dialogo già è difficile e il piccolo spiraglio aperto ieri tramite il vicesindaco e Mattea è stato subito richiuso mandandoli via stamattina all’alba. E certamente far passare un messaggio di apertura al dialogo quando ci sono forti dispiegamenti di polizia è più difficile».
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