In prima fila… soltanto i vice comandanti
R.C. su Il Caffé del 20 giugno 2021

Una cosa fra le tante è strana. Forse più di altre. Sabato 29 maggio alla testa delle operazioni di polizia per lo sgombero e la demolizione dell’ex Macello (sede del centro autogestito di Lugano), non risulta ci fossero i comandanti della “cantonale” e della “comunale”. Quantomeno non c’erano “sul campo”, “sul territorio”. Non c’era il comandante della “cantonale”, Matteo Cocchi, non c’era quello della “comunale”, Roberto Torrente. C’erano il vice di Cocchi, Lorenzo Hutter, e il vice di Torrente, Franco Macchi.
Questioni di organizzazione interna? Questione strategica? La cosa sta destando alcuni interrogativi fra i tanti nelle polemiche per l’abbattimento dell’ex Macello, ufficialmente avvenuto all’insaputa del potere politico della Città di Lugano e di quello cantonale, il Consiglio di Stato. Addirittura anche il direttore del Dipartimento delle istituzioni, Norman Gobbi, dal quale dipende la polizia, ha detto di non aver mai autorizzato la distruzione dello stabile.

La catena di comando, gli ordini impartiti, gli orari in cui sono avvenute alcune telefonate… sono al centro dell’inchiesta penale condotta dal Ministero pubblico. Martedì 22 giugno saranno interrogati, separatamente ma contemporaneamente, tutti i municipali (quindi da sette magistrati). A partire dalla 9.15. Contemporaneamente per evitare contatti fra loro.

“Persone informate sui fatti”.

La linea di comando, gli anelli della catena delle decisioni di sabato 29 maggio non sono ancora del tutto chiari. Ma e-mail e telefonate tra polizia e funzionari pubblici, tra funzionari pubblici e politici, tra politici e politici… lasciano tracce indelebili.
Tra le 20 e le 20.30 di sabato 29 maggio la polizia ha avvisato Karin Valenzano Rossi, alla testa a Lugano del Dicastero spazi urbani, dell’opportunità di procedere allo sgombero dell’ex Macello. Fatto è però che tra le 20 e le 20.15 un funzionario del Genio civile di Lugano riceve una telefonata probabilmente dalla “comunale”. Gli si chiede di contattare un’impresa per procedere nelle ore successive a lavori di assestamento nell’ex Macello. Ma come è possibile? In quelle stesse ore alla municipale Valenzano si parla dell’opportunità di uno sgombero e contemporaneamente si organizzano lavori di assestamento.
L’impiegato del genio civile chiama l’impresa Implenia. I cui mezzi e operai arrivano sul posto attorno alle 21.15.
Ecco, è tra le 21.15 e le 21.45 che accade ciò su cui l’inchiesta della magistratura dovrà fare luce. È in questa mezz’ora che si concretizza ciò che forse nel pomeriggio, forse addirittura nei giorni precedenti, era stato predisposto. Valutato fosse solo come possibile eventualità.
Alle 21.27 la polizia chiama Karin Valenzano Rossi. Le parla dell’opportunità di abbattere il tetto dell’ex Macello per ragioni di sicurezza. Si vogliono evitare incidenti nel caso gli autogestiti di ritorno dalla manifestazione salgano sul tetto a protestare.

La municipale Valenzano Rossi cerca di mettersi subito in contatto telefonicamente con il sindaco, Marco Borradori. Quest’ultimo è al telefono con il Caffè. E lo sarà dalle 21.32 alle 21.40. Valenzano Rossi avvisa altri municipali. Alle 21.45 circa parla con il sindaco. Gli riferisce della telefonata della polizia e dell’opportunità di abbattere il tetto. Borradori acconsente così come avevano fatto i colleghi di municipio Michele Foletti e Filippo Lombardi. Valenzano Rossi non aveva chiamato Roberto Badaracco, Cristina Zanini Barzaghi e Lorenzo Quadri.
Gli operai di Implenia, allertata all’impiegato del Genio civile, come detto, arrivano sul posto alle 21.15. Cosa accade nella mezz’ora, nell’ora successiva sembrerebbe essere ancora poco chiaro. Si dice che agli operai una volta sul posto sia stato detto che le direttive, gli ordini erano cambiati. Non è solo il tetto da abbattere ma tutto l’edificio. Le operazioni sono iniziate comunque non alle 22, non alle 22.30, non alle 23.30 ma dopo, un’ora e mezza dopo la mezzanotte. Cioè all’una e mezza di domenica 30 maggio.
E-mai e telefonate lasciano tracce indelebili. Ma anche le e-mail e le telefonate del sabato mattina e del sabato pomeriggio e dei giorni precedenti. Per esempio, venerdì 28 maggio, quando un gruppo di magistrati e di poliziotti della giudiziaria aveva fatto il punto per prepararsi ad ogni eventualità durante e dopo la manifestazione del giorno successivo. Fatto è però che questo “gruppo di picchetto rafforzato” né durante la manifestazione né immediatamente dopo, né quando si è deciso di abbattere il tetto e distruggere tutto l’ex Macello è stato mai coinvolto. Informato.

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