Hanno realizzato una raccolta in tre parti che si compone di foto, voci e storie e l’hanno pubblicata su Instagram

Erano frequentatori affezionati del Centro sociale autogestito, un luogo dove hanno passato molte serate ad ascoltare musica e conoscere persone

LUGANO – Luca, Felipe e Arturo. E il Molino. Tre giovani luganesi hanno ripercorso in un progetto fotografico gli eventi a cavallo tra primavera ed estate che hanno “spaccato” Lugano. «Non avevamo idea di dove si stesse andando, ma da subito abbiamo voluto documentare quei giorni folli, tra eventi violenti e sproporzionati».

Una passione nata due anni fa – I tre, che oggi studiano fuori dal Ticino e che hanno tra i 21 e i 22 anni, hanno creato su Instagram la pagina @Thepublic.mud, che è una vetrina «fatta bene» dove raccogliere i loro scatti. Da poco più di due anni organizzano giornate o gite in cui girano e fotografano, anche con macchine analogiche. «Ci piace l’idea di fare foto tutti insieme. Abbiamo cominciato a imparare e a sviluppare e ci siamo appassionati rapidamente», raccontano.

Prima delle ultime tre pubblicazioni, un book di scatti inerenti ai fatti del Molino, i tre non avevano mai lavorato a un progetto riguardante un evento in particolare tutti insieme. Felipe e Luca avevano cercato di seguire la settimana del campo climatico a Berna, ma questa si era conclusa rapidamente. Arturo invece aveva tentato di mettere insieme un progetto concettuale ritraendo una persona in una vasca. Poi si sono ritrovati in piazza a Lugano. «Uscivamo tutti da un momento di Covid e non ci vedevamo da molto. Inoltre, non molte persone stavano scattando foto».

Un reportage di emozioni – In piazza, tra le mura dell’ex Vanoni e le macerie del Macello, è nato un progetto fotografico in tre parti che vuole ripercorrere i momenti salienti dell’estate luganese del 2021, in modo sincero e senza alcuna strumentalizzazione. «Sono momenti che abbiamo vissuto in maniera molto forte e anche veloce». I tre erano frequentatori affezionati del Centro sociale autogestito: «Era un posto tranquillo, dove andavi da piccolo o quando non avevi soldi. Potevi stare al caldo senza consumare niente, fare nuovi incontri, ascoltare la musica».

I post pubblicati sulla pagina Instagram sono carichi di emozioni, di voci e di poesie, ma assumono soprattutto la forma del reportage. «Quei giorni li abbiamo soprattutto vissuti. Altre persone erano lì con ben più condizione di causa di noi. Anche perché molte cose le abbiamo sapute dopo, ascoltando il podcast “Macerie”. Non avevamo idea di dove si stesse andando. Da subito abbiamo voluto documentare quei giorni folli, tra eventi violenti e sproporzionati».

“Lugano è persa” – «Lo abbiamo spesso sentito dire. Sembrava che tutte le realtà sociali venissero cancellate con la scusa del Covid. Dallo spazio Morel in avanti, il Molino è stato l’apice». Se Felipe, Luca e Arturo potessero tornare indietro, vorrebbero cancellare quelle macerie. Come spiegano, «l’opinione pubblica e il potere esecutivo non avevano ben in chiaro cosa fosse l’autogestione. Non sono mai stati in quegli spazi. Si è sentito parlare di cose senza che venissero approfondite. C’è stata una gran confusione».

E in questa confusione, i tre hanno voluto mettere ordine. È stato un lavoro lungo, «mollato e ripreso più volte», ma ha permesso ai tre e a chi ha vissuto da vicino quei giorni di poter ritornare sugli eventi e di ripercorrerli. «Il riscontro che abbiamo avuto è stato molto positivo. Al di là dei numeri, è stato bello ricevere apprezzamenti anche da chi è più interno al Molino. Perché abbiamo anche cercato di non mettere foto di situazioni critiche e abbiamo lavorato nel rispetto della sensibilità di chi era presente».

ticinonline – 01.03.2022

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