Grandi affari Forza nuova: Fiore e Morsello:
"Spiegheremo a Pellegrino come ci siamo arricchiti"
ROMA
Per gli investigatori è un rebus ancora tutto da risolvere: capire come
hanno fatto due latitanti fuggiti venti anni fa dall'Italia senza una lira in
tasca a ritrovarsi oggi con un patrimonio valutato qualcosa come 30 miliardi
di lire, un patrimonio costituito da 1.300 proprietà immobiliari nella
sola Gran Bretagna, un villaggio turistico in Spagna, agenzie di viaggio, attività
discografiche. Un tesoro - scrive l'Ucigos in un rapporto inviato nei giorni
scorsi al Viminale, di cui "si è intravista solo la parte non sommersa",
lasciando intendere che molto altro si potrebbe scoprire se solo si scavasse
un po' di più, magari attraverso una rogatoria internazionale che consentisse
di avviare dettagliate indagini patrimoniali. Una possibilità che al
solo parlarne sembra innervosire molto Roberto Fiore e Massimo Morsello, i due
leader di Forza Nuova che ieri, mettendo le mani avanti com'è abitudine
dell'organizzazione, hanno chiesto al presidente della commissione stragi Giovanni
Pellegrino un'audizione urgente nella quale poter dar conto delle proprie attività
e degli eventuali finanziamenti inviati negli anni a personaggi delle destra
italiana, tra i quali figura anche il nome di Andrea Insabato, l'attentatore
del manifesto."Forniremo una documentazione - ha spiegato Morsello - atta
a chiarire definitivamente la natura degli investimenti economici all'origine
dei pagamenti contestati, nonché a rappresentare le implicazioni relative
alla violazione dei trattati internazionali e del diritto alla riservatezza
di investitori totalmente estranei alle vicende politiche". Ieri Fiore
e Morsello hanno inoltre annunciato di voler sporgere querela anche contro l'Ucigos
e quanti nei giorni scorsi hanno parlato dei soldi (3.000 sterline come contributo
alle spese legali) inviati a Franco Freda e Cesare Ferri, i fondatori del Fronte
Nazionale sciolto grazie alla legge Mancino. Per nulla impressionata dal clamore
che la circonda, Forza Nuova continua intanto ad aprire sedi e a manifestare
contro l'ipotesi di un suo scioglimento. E così mentre in provincia di
Cosenza Roberto Fiore inaugurava ieri una nuova sezione del movimento a Castrovillari
- la seconda aperta al sud in due giorni dopo quella di Aversa - a Trieste i
militanti dell'organizzazione hanno sfilato per le vie del centro cittadino
e occupato "simbolicamente" la redazione locale dell'Ansa. Intanto
a Roma il fratello di Andrea Insabato ha protestato contro le codizioni "da
carcere duro" a cui sarebbe sottoposto l'uomo che venerdì scorso
ha portato la bomba al manifesto. "Non soltanto non può scrivere,
leggere o vedere la televisine - ha detto Carlo Insabato - ma tutti gli oggetti
che gli abbiamo portato sono stati rifiutati". L'ex di Terza Posizione
continua intanto a negare di essere lui l'attentatore. Anche ieri ha ribadito
la sua estraneità a quanto accaduto in via Tomacelli, spiegando di essersi
trovato solo per caso presente al momento dell'esplosione dell'ordigno e di
aver incontrato due redattori delgiornale mentre saliva le scale. Circostanza,
questa, smentita dagli stessi redattori che in più occasioni hanno ribadito
di non aver visto nessuno mentre uscivano dal giornale. Nei prossimi giorni,
infine, potrebbe esserci un cambiamento tra gli legali che assistono Andrea
Insabato. Stando infatti al fratello, il terrorista avrebbe ricusato uno dei
suo difensori, l'avvocato Stefano Fiore, nominando al suo posto il collega Giosuè
Naso, famoso per aver difeso Erich Priebke. "Nessuno dei due è stato
informato, è una decisione che ha preso Andrea autonomamente", ha
spiegato Carlo Insabato.
Il Manifesto - 31 Dicembre 2000