2007.02.04



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#1

Che fine ha fatto la controcultura?

"Serve una riflessione su cosa sia oggi, nell'epoca della rete, l'intera popular culture. L'autoproduzione e il DIY sono diventati la cifra di gran parte della cultura odierna. Quel che un tempo era nicchia, underground o avanguardia, oggi, grazie a una democratizzazione dell'accesso a determinate tecnologie, è patrimonio di una vasta moltitudine. Milioni di persone sono in grado di manipolare e miscelare video, musica, parola scritta, e condividere all'istante il risultato con persone di tutto il mondo. Se una pratica che prima era esclusiva di cerchie ristrette diventa una pratica diffusa, tale pratica diventa un'altra cosa, e produce altre soggettività. E' chiaro che questo sfuma o addirittura cancella la distinzione tra cultura e controcultura..."...

... "Sono automaticamente sospettoso - prosegue Wu Ming 1 - nei confronti di qualunque lettura incentrata sulla 'mercificazione' e il 'recupero' vissuti come spauracchi anziché come sfide..."...

... "Niente 'magnifiche sorti della cultura pop', per carità. Siamo tutti vaccinati, e da tempo. Il pericolo è quello opposto, la solita tentazione del 'fa schifo tutto'. E' quella a condannare all'ineffettualità, alla poetica del risentimento e del mugugno perché 'nessuno capisce un cazzo'. Il lavaggio del cervello presuntamente subito dal resto dell'umanità è la scusa dei mediocri per non impegnarsi a capire il mondo. Tra l'altro, nella frase 'è tutto uno schifo', l'accento non è su 'schifo', bensì su 'tutto'. Chi non vuole (o non è in grado di) rapportarsi con dinamiche culturali che scavalcano le mediazioni e i giudizi di gusto e valore ratificati dall'autorità ha tutto l'interesse a descrivere il mondo come un'indistinta totalità marcescente."...

(continua)