Questa sera il TG2 si è ricordato dell’anniversario della morte
di Ernesto “Che” Guevara, ed ha dedicato un servizio nella sua sezione
di approfondimento all’occasione. Per dire che il Che è stato uno
degli artefici di una “rivoluzione popolare che si è presto trasformata
in dittatura”, che il suo mito è riconosciuto anche da Hollywood
ma uguale riconoscimento non viene dedicato alle centinaia di sue vittime innocenti,
e via di questo passo.
Sul concetto di dittatura, c’è molto da dire. A Cuba esiste una
struttura, almeno formale, che si chiama Poder Popular; qui una triade di sindacati
che barano con referendum fasulli per far passare le misure antipopolari varate
dal Governo. A Cuba la sanità, l’istruzione ed i viveri di base
sono gratuiti, la casa ed il lavoro garantiti; qui si taglia la spesa pubblica,
si chiudono ospedali, si introducono ticket, l’istruzione è ormai
un lusso, gli affitti vanno alle stelle e fra il proliferare degli sfratti e
degli sgomberi, il posto di lavoro è sempre meno sicuro ed il salario
sempre più basso.
Si celebrano le vittime innocenti di Ernesto Che Guevara, militari assassini
e torturatori, sfruttatori della prostituzione minorile, trafficanti della peggior
risma, magari anche qualche campesino che in cambio di pochi pesos si è
fatto convincere dai suoi oppressori ad impugnare le armi contro i suoi compagni
di lavoro, di classe, contro altri lavoratori. Storia di sempre, anche dei giorni
nostri, anche qui.
Il TG2 ha il tono delle campagne propagandistiche anticomuniste degli anni ’40
– ’50, eredi della pubblicistica fascista puntualmente ripresa da
Berlusconi, e, “sorprendentemente”, appoggiata dal nuovo sindaco
“di sinistra” di Genova, Marta Vincenzi, che, in bella compagnia
con il segretario genovese di Rifondazione Comunista, nonché assessore
comunale Bruno Pastorino, sabato 6 ottobre hanno allegramente partecipato, con
tanto di foto in posa, insieme a fascisti come Isabella Rauti, Gianni Plinio
e Giorgio Bornacin, alla presentazione in un noto hotel cinque stelle, il Bristol,
del libro “Camicette nere”, il tutto “Perché è
la conoscenza ciò che può rompere lo schema amico – nemico,
(…) Parlarsi, senza guardare indietro, tra gente di destra e di sinistra,
tra chi viene dal PCI e chi viene dal MSI, tra fascisti e comunisti, come si
diceva un tempo”… (Estratto da Il Lavoro, domenica 7 ottobre 2007,
pag. I).
Buon partecipante anche l’ex assessore Luca Borzani, nonché il
consigliere comunale, di Rifondazione pure lui, Nicolò Scialfa.
Scalpore? Sarebbe ipocrita, visto che il guru e capo di Rifondazione, ora capo
della Camera, Bertinotti, già ha partecipato a feste di Azione Giovani
e in molti si sono pronunciati per “un superamento delle vecchie polemiche”,
vale a dire per sdoganare fascisti, repubblichini e teppaglia simile. D’altra
parte il partigiano Bentivegna è pur sempre stato processato dallo Stato
italiano per l’azione di guerra partigiana di via Rasella.
Quando i lavoratori, anche se in mezzo ad una grande confusione, smarrimento,
e bassi livelli di coscienza di classe, ricominciano anche solo a dare la parvenza
di volersi muovere per loro conto, fuori dalle briglie confederali e concertative,
ecco che il fiero alleato fascista torna di nuovo utile allo stato, e, novità
assoluta, all’ex sinistra, storica o meno.
Non certo per ritornare ad un regime fascista. Sul piano economico, sarebbe
impensabile che la borghesia imperialista tornasse a cedere il bastone del comando
a quella nazionale. Su quello politico, è fuorviante parlare di fascismo,
perché in questo modo si nasconde la realtà della “democrazia”,
facendo credere che oggi si viva una versione deformata di essa. Questo è
il capitalismo oggi. Questa è la sua democrazia. Utilizza forme del fascismo,
ma va ben oltre il fascismo.
Scalpore per il fatto che la “sinistra radicale” accetti di mischiarsi
con ex repubblichini e neo fascisti? Ingenuo, perché la storia sta dimostrando
inesorabilmente che chiunque decida di far parte del potere a lui somiglia,
e di lui fa gli interessi. Come quelli che definendosi vergognosamente comunisti
finanziano truppe d’invasione in decine di paesi stranieri, appoggiano
o fanno finta di accettare loro malgrado misure economiche che derubano sempre
più i lavoratori, come l’accordo del 23 luglio.
E d’altra parte, anche nelle aree sedicenti rivoluzionarie, antagoniste
o che altro, c’è chi sdogana fascisti vecchi e nuovi camuffati
da sinistri, si chiamino essi comunitaristi o altro.
Scalpore, Ernesto Che Guevara sarebbe un sanguinario perché nella sua
lotta per la liberazione del popolo cubano, come in Congo, o in Bolivia, ha
ucciso militari o ufficiali che materialmente opprimevano i rispettivi popoli
in nome del profitto di pochi capitalisti; questi infangatori del nome del comunismo
invece sarebbero dei paladini delle cause popolari, con le loro mani sporche
del sangue di quattro lavoratori morti sul lavoro ogni giorno, delle decine
di proletari massacrati in giro per il mondo dai loro soldati o mercenari (scusate,
si chiamano contractors).
Per giudicare l’operato ed il pensiero di Ernesto Che Guevara, è
necessario studiare i suoi scritti e la sua storia; per giudicare il sistema
economico e politico capitalista, basta aprire la porta di casa, gli occhi,
le orecchie, non serve altro. Al suo interno non ci può essere alcuno
spazio per la classe lavoratrice, e chi si illude di poterselo ricavare, chi
lancia appelli ai suoi ministri o istituzioni, o non ha mai studiato e capito
la lezione della storia, o magari spera di potersici ricavare una nicchia di
sopravvivenza. Affari loro.
La propaganda di regime serve ad ingannare i lavoratori, le sue sirene ad attirare
gli allocchi. La storia e la realtà finiscono in genere per spazzare
via propaganda, sirene ed allocchi. Se è vero che il mercato capitalista
si appropria della figura del Che vendendo magliette, spillette, giarrettiere
o che altro con la sua immagine, tutto questo non cancella il suo contributo
teorico e storico alla lotta della classe lavoratrice per la sua emancipazione.
Se i sedicenti “sinistri radicali” raccontano alla classe che fanno
tutto per i suoi interessi, non possono nascondere il fatto che riscrivendo
la storia in favore dei fascisti, la cronaca in favore del governo, ed i rapporti
di forza in favore dei padroni, vuol dire solo che questo sistema ormai sta
raschiando il fondo del barile, chiamando a raccolta tutti i suoi servetti e
preparandosi a mandare in malora definitivamente società e lavoratori
pur di un’ultima orgia di soldi e potere.
Sinceramente, nonostante la commercializzazione, preferisco Ernesto Che Guevara.
Hasta siempre, comandante.
08-10-2007