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ASSEMBLEA NAZIONALE per un BILANCIO POLITICO della Campagna 270
Firenze, 20 maggio 2006 Bilancio dei 15 mesi (febbraio 2005 - maggio 2006) della Campagna contro l'art. 270 e i reati associativi Firenze, sabato 20 maggio 2006 - C.P.A. - Firenze Sud Nelle Riunioni nazionali degli ultimi mesi si è molto discusso della conclusione della Campagna e di come concluderla. Abbiamo deciso di tenere un'Assemblea nazionale di bilancio ed il possibile prosieguo del lavoro sulla repressione iniziato con la Campagna. Fare un bilancio di un'attività svolta è sicuramente la parte più difficile, perché si tratta di verificare analisi e previsioni, iniziative svolte e risultati raggiunti. Il bilancio dell'esperienza e la verifica dei risultati seguono un piano di lavoro definito, cioè il programma della Campagna, e l'esecuzione dello stesso programma. L'attività svolta in questi 15 mesi è stata discussa nelle Riunioni nazionali da parte dei partecipanti al Comitato promotore, riunioni tenute a scadenza quasi mensile. 11 le riunioni svolte con una partecipazione costante dai 25 ai 45 compagni/e e 2 le Assemblee nazionali (23 gennaio e 19 giugno 2005); delle Riunioni è stato sempre stilato un resoconto dettagliato su discussioni, proposte, decisioni. I resoconti delle Riunioni e delle Assemblee sono stati riportati puntualmente sul Sito per far conoscere anche ai non partecipanti il dibattito e gli impegni assunti. Possiamo, quindi, dire che in qualche misura abbiamo sempre fatto un bilancio, anche se parziale e limitato. Quanto segue è frutto del nostro lavoro collettivo ed organizzato attraverso i dati della nostra attività, le riflessioni delle nostre discussioni. Anziché iniziare con gli aspetti positivi, prenderò in esame in primo luogo gli errori, le debolezze, i limiti della Campagna. Teniamo presente che il piano di lavoro lo abbiamo svolto arricchendolo delle "novità" che, di volta in volta, emergevano dalla realtà (per quanto siamo stati in grado di fare). La Campagna si è posta diversi obiettivi, dei quali alcuni non sono stati realizzati come ad esempio la costituzione: di un Coordinamento nazionale, la mappatura di buona parte delle inchieste giudiziarie, il coordinamento di un gruppo di compagni avvocati che collaborasse attivamente alla Campagna, di una Cassa di sostegno per i compagni e le compagne colpiti/e dalla repressione. Sull'obiettivo di costituire un Coordinamento nazionale non abbiamo compreso, allora (lo abbiamo capito in corso d'opera), che una struttura di questo tipo non era realizzabile dentro la Campagna perché questo passaggio (dal Comitato promotore al Coordinamento nazionale) sarebbe stato possibile a condizione che vi fossero organismi locali già consolidati. Così lo era invece per un numero ristrettissimo di situazioni. Rispetto ad una struttura di compagni avvocati, la giovane autorevolezza del Comitato promotore ha fatto sì che non si costituisse attorno al Comitato un gruppo di avvocati che con la loro esperienza e la loro competenza avrebbero arricchito l'attività complessiva della Campagna fino al punto di concretizzare, attraverso le loro conoscenze, la mappatura delle diverse inchieste giudiziarie. Una mappatura che aiutasse tutti noi ad avere un quadro complessivo, più chiaro e preciso, della repressione rispetto agli articoli sul 270 e ai reati associativi. Un'attenuante a questo è stato sicuramente il fatto che i compagni avvocati sono impegnatissimi in numerosi processi ed il loro numero ristretto limita le loro disponibilità. L'esperienza della Campagna ha mostrato, e confermato, la inadeguatezza di vecchie logiche gruppettare che antepongono l'agire da gruppo anziché lavorare per dar vita ad organismi e strutture animate da spirito unitario nella lotta alla repressione. Le difficoltà di comunicazione accumulate e sedimentate nel tempo, tra le varie realtà organizzate, hanno fatto il resto. Rispetto all'obiettivo di costituire una Cassa di sostegno, al momento, non siamo riusciti ad andare oltre l'una tantum (come, ad esempio, è stato per i compagni turchi sotto processo a Perugia, raccolti nella "due giorni" della Giornata Internazionale del Rivoluzionario Prigioniero dello scorso anno tenuta proprio qui al C.P.A.). Gli aspetti positivi: - aver unito realtà e soggettività differenti in una comune attività di analisi e di iniziativa contro la repressione nella linea del nostro lavoro che abbiamo sintetizzato con parola d'ordine: unire e mobilitare con la solidarietà di classe tutto ciò che lo Stato vuole dividere ed isolare con la repressione; - essersi coordinati a livello nazionale e locale (attraverso il Comitato promotore, con le iniziative decise durante la Campagna come quelle del "dopo sentenza di Milano del 24 gennaio 2005" con il compagno avvocato che ha difeso Daki, con i compagni baschi, con i compagni iracheni, le presentazione della Campagna e del Manuale, ecc.); - aver elaborato e prodotto materiale per la Campagna: Raccolta del materiale di sostegno e di sviluppo della Campagna, la Mostra, il Sito, il Manuale, l'Opuscolo sulla "Pisanu", i numerosi comunicati, i fogli e i volantoni ). E' sotto gli occhi di tutti il fatto che solo alle condizioni con le quali abbiamo dato vita a questa esperienza era possibile realizzare quanto è stato fatto. Con la "Proposta" di lavoro di dicembre 2004 abbiamo indicato contenuto, metodo di lavoro e obiettivi della Campagna. Se rispetto al contenuto (denuncia e propaganda contro il 270 e reati associativi), abbiamo fatto centro, se rispetto al metodo di lavoro, abbiamo creato la condizioni per sviluppare la Campagna, se alcuni importanti obiettivi perseguiti sono stati realizzati, già tutto questo è di per sé estremamente positivo ed istruttivo, cioè ricco di insegnamenti utili per tanti/e. Il metodo di lavoro è stato determinante per dare inizio alla Campagna e poi svilupparla fino ad oggi. La scelta dell'adesione individuale ha fatto storcere il naso a diversi compagni ed ha tenuto lontane (se così si può dire) organizzazioni e gruppi politici. Ma è sulla base delle esperienze precedenti (proprio perché ne abbiamo fatto un bilancio e tratto insegnamenti) che dovevamo voltare pagina, se non volevamo ricadere negli errori del passato e rendere, quindi, dispersiva ed ininfluente la nostra azione contro la repressione. Dovevamo capovolgere vecchie concezioni e vecchi metodi di lavoro assumendo nuove responsabilità rispetto all'attività della Campagna ed anteponendo la Campagna stessa alla propria appartenenza di organizzazione, di gruppo, ecc., senza però rinunciare alla propria identità ideologica, politica e organizzativa, come del resto nessuno di noi ha fatto. Per alcuni è stato sicuramente uno sforzo in più, una medicina amara, senza la quale, però, non sarebbe stato possibile fare quanto abbiamo prodotto e sviluppato, in primis il "Manuale di autodifesa politico-legale". Nelle ultime riunioni nazionali la discussione è stata molto vivace e ricca proprio su come concludere la Campagna. Il compagno di Trento ha definito la Campagna: un'esperienza coinvolgente che ha fornito strumenti di lavoro e di mobilitazione; il limite - ha aggiunto - è che si è concentrata su un aspetto particolare della repressione, appunto il 270 e i reati associativi. Io aggiungo che questo aspetto particolare rappresenta, comunque, il punto più alto della repressione a livello nazionale ed internazionale (basta vedere la ricca ed asfissiante produzione normativa involutiva dell'art.270, dal 1980 ad oggi); un aspetto particolare che, da tempo, è utilizzato anche per inchieste non propriamente catalogate per "associazione sovversiva", come più volte abbiamo avuto occasione di documentare. La compagna di Napoli ha sostenuto, sottolineo giustamente, che il mandato a proseguire l'attività, oltre la Campagna, è determinato (non tanto da una legittimazione di massa), bensì dalla lettura corretta che abbiamo dato sui passaggi della repressione e dalla elaborazione e produzione del materiale di controinformazione e di propaganda. Un'altra compagna ha fatto osservare il fatto che siamo stati capaci di dar vita ad una forma di organizzazione anche centralizzata, senza però essere organizzazione. Abbiamo fatto la scelta di produrre strumenti per militanti e per il movimento di classe. Quindi un'organizzazione intesa come struttura stabile, di servizio, dalla quale tutti potevano attingere o potevano utilizzare per la propria attività. Il fatto stesso che da diverse realtà territoriali (li elenco in ordine di tempo: Trieste, Viareggio-Massa, Bologna, Firenze, Novara, Napoli) siano stati fatti bilanci e resoconti della propria attività locale è significativo e positivo. Questo mostra il senso di responsabilità con la quale abbiamo vissuto la Campagna oltre al carattere ampio, stabile e permanente che ha avuto anche in ambito locale E' da sottolineare che in situazioni dove non si è costituito un comitato o un gruppo di lavoro, come Trieste, Napoli, anche un singolo compagno, ma attivo nella Campagna, abbia saputo coinvolgere altri compagni per organizzare e promuovere iniziative, tra l'altro, ben riuscite. Sull'esperienza di Viareggio e Massa è bene ricordare il rapporto costruito con i lavoratori e le lavoratrici del Collettivo Sanità della Versilia e l'iniziativa con gli operai in lotta per la difesa del posto di lavoro alla "Tenda per il lavoro" di Massa. A Bologna i compagni hanno avuto la capacità di coinvolgere nella Campagna numerose realtà politiche, sociali e sindacali anche con la stampa ed affissione di un manifesto cittadino contro il 270 ed i reati associativi. A Firenze vi è stato l'allargamento ad iniziative sul carcere (contro il 41 bis ed in solidarietà dei rivoluzionari prigionieri). Questi esempi mostrano che i comitati, i gruppi di lavoro, i singoli compagni hanno saputo, attraverso una propria autonomia, da una parte adattare la Campagna alle esigenze locali e dall'altra a coinvolgere e mobilitare non solo le aree militanti. Importante, soprattutto per il futuro, è stata la nostra partecipazione ad attività di carattere internazionale contro la repressione come a Monaco di Baviera, a Parigi, a Basilea in Svizzera; oltre al fatto di avere stabilito e consolidato rapporti con i compagni baschi, i turchi, gli iracheni nelle iniziative (ben riuscite) tenute in diverse città. In questi mesi vi sono state numerose presentazioni della Campagna: a Bologna, Viareggio, Cagliari, Massa, Torino, Ferrara, Firenze, Novara, Ponticelli (Bo), Udine, Trieste. Estremamente partecipate quelle del 25 Aprile 2005 a Sassari e del 5 settembre a Livorno (Festa di Liberazione). A Sassari in un circolo Arci erano presenti circa 150 giovani, a Livorno oltre 200 compagni. Ancora più numerose le presentazioni del Manuale: a Carpi (Mo), Modena, Cesena, Imola, Padova, Viareggio, Roma, Massa, Napoli, Pisa, Trieste, Novara, Cosenza, 3 a Bologna, Scandicci (Fi), Verona, Cecina (Li), ancora a Napoli il 24 aprile 2006 in occasione della Fiera del libro alternativo. Vi sono state anche le iniziative, a cui abbiamo partecipato attivamente, su carcere, 41 bis, repressione: a Firenze, Biella (la manifestazione del 6 febbraio 2005), Perugia (il presìdio per P. Dorigo il 23 marzo 2005), Venezia, Bologna, Perugia (il presìdio per i compagni turchi sotto processo), Parma, Nuoro (dove è stata esposta la Mostra della Campagna dal 27 marzo al 7 aprile) Voglio sottolineare il caso della Sardegna dove diverse sono state le iniziative (Sassari, Cagliari, Nuoro) oltre a quella di Pisa per la presentazione del Manuale promossa con i compagni di Sardinia Ruja. Altre iniziative contro la repressione vi sono state a Bologna, Viareggio, Firenze, Massa, Parma, e dal 3 all'8 ottobre un giro con i compagni Baschi in diverse città (Milano, Bologna, Massa, Firenze e Roma). Abbiamo diffuso volantini (come il comunicato per Dorigo), volantoni (come il comunicato sugli arresti di Milano dell'11 marzo scorso), interventi a sostegno della resistenza irachena, nelle manifestazioni nazionali contro la guerra e in quelle del 18 marzo sotto il carcere di S. Vittore a Milano e del 25 marzo a Parma. Inoltre, abbiamo diffuso oltre 400 copie dell'opuscolo della Raccolta di materiale per il sostegno e lo sviluppo della Campagna, esposto la Mostra in numerose situazioni, approntato il Sito con le varie sezioni (visitato da decine di compagni ogni giorno e utilizzato da numerosi compagni nella riproduzione e nell'utilizzo del materiale), prodotto il Manuale (3.000 copie vendute) e l'Opuscolo sulla "legge Pisanu" (diffuso per centinaia di copie). Una scelta utile e produttiva è stata la costituzione di due Gruppi di lavoro operativi fin dall'inizio della Campagna, nella 1^ Riunione nazionale tenuta il 13 febbraio 2005. Un Gruppo incaricato di occuparsi della Propaganda, delle iniziative e di coordinare e centralizzare l'attività sul piano nazionale oltre ad elaborare e predisporre materiale di agitazione e propaganda; l'altro Gruppo incaricato specificamente di realizzare di alcuni degli obiettivi della Campagna come la mappatura ed il Manuale. Il bilancio della Campagna rappresenta la conclusione, l'atto finale di questa esperienza, e può aiutarci a capire se la nostra comprensione della realtà è, oggi, superiore, se e quanta forza abbiamo accumulato e sedimentato per condurre meglio la lotta, quali possono essere le prospettive future della nostra azione. Sulla base di questa esperienza sviluppata collettivamente, si tratta ora di valorizzare e socializzare quanto realizzato e consolidato, per fare quel 'salto di qualità' nella lotta alla repressione che la realtà oggettiva richiede e che sicuramente oggi appare meno difficile. Oggi possiamo andare oltre questa Campagna socializzando e valorizzando proprio quello spirito unitario che ha caratterizzato questa esperienza iniziando ad affrontare e a trattare la repressione più in generale: da quella selettiva che colpisce i rivoluzionari a quella politico-sociale che colpisce movimenti ed avanguardie di lotta. Nelle ultime riunioni abbiamo discusso dei temi che possono interessare il dopo-Campagna, idee e questioni che verranno esposte nel corso dei nostri lavori. Buon lavoro a tutti i compagni e a tutte le compagne. 20 maggio 2006 |