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Volantino distribuito allo stadio di Viareggio in occasione della partita dei play-off Viareggio-Camaiore.
Stragismo, revisionismo e repressione 12 dicembre 1969: la strage è di Stato! Le bombe scoppiano tra le ore 16.37 e le 17.24 a Milano e a Roma. A Milano, alla Banca Nazionale dell'Agricoltura in Piazza Fontana, i morti sono 17; alcuni dei 100 feriti hanno addirittura gli arti amputati. Le bombe a Roma sono 3: alla Banca Nazionale del Lavoro causano 13 feriti tra gli impiegati, di cui uno molto grave. Alle 17.16 scoppia un ordigno all'Altare della Patria. 8 minuti dopo la terza esplosione, dalla parte dell'Ara Coeli: frammenti di cornicione feriscono due passanti. Le bombe del 12 dicembre sono il momento culminante di una serie di attentati che avvennero in quello stesso anno. Questi attentati facevano parte dello stesso disegno politico (la "strategia della tensione") che per gli obiettivi colpiti e gli elementi emersi, era un disegno attuato dallo Stato, con l'utilizzo di servizi segreti e fascisti. Gli stessi figuri che anche oggi usa come strumento di repressione e di provocazione per scoraggiare, intimidire e colpire i compagni e le compagne attivi nella lotta di classe. Attraverso, ad esempio, inchieste sui reati associativi (270, 270 bis, 270 ter ) e aggressioni a militanti di sinistra e incendi a centri di aggregazione sociale, giovanile, etc. Le successive stragi degli anni '70-'80 (piazza della Loggia, Italicus, stazione di Bologna ), i crimini fatti passare come "misteri" o "incidenti" (Ustica, Ilaria Alpi, gli immigrati affondati nel Mediterraneo, il Cermis ) e le assoluzioni dei servizi segreti, dei loro informatori e dei fascisti responsabili delle bombe di Piazza Fontana e delle altre stragi, mostrano la vera natura dello Stato. Già nelle ore successive alla strage di Piazza Fontana a Milano il movimento rivoluzionario e di classe senza equivoci emise la vera sentenza: la strage è di Stato! Questa verità, oramai patrimonio della stragrande maggioranza della popolazione, fu gridata in ogni piazza e manifestazione. A distanza di 35 anni, l'incredibile iter giudiziario e le assoluzioni di questi giorni, come del resto per tutte le altre stragi rimaste impunite (cioè senza giustizia, ma la verità fu chiara fin da subito), conferma che questo Stato non può condannare sé stesso. Il revisionismo storico tenta, invece, di annacquare lo sporco ruolo svolto dagli apparati dello Stato ed il nefando servizio svolto dai fascisti, pensando così di assolvere un sistema economico-sociale fondato sulla guerra, l'oppressione, lo sfruttamento, la miseria. La repressione, che oggi si sviluppa e si trasforma attraverso nuovi meccanismi, ha lo stesso scopo, oggi come ieri, di tappare la bocca a chi propone e lotta per un cambiamento della società che metta definitivamente al bando la guerra, l'oppressione, lo sfruttamento e la miseria.. La "strategia della tensione" fu un aspetto significativo studiato scientificamente per spazzare via le lotte della classe operaia, i movimenti di lotta sociale e le organizzazioni rivoluzionarie che furono il prodotto della lotta di classe di quegli anni. Oggi l'obiettivo della classe dominante è in primo luogo di isolare, e separare dalla classe, tutti coloro che si oppongono allo stato di cose presenti, organizzandosi e lottando per migliori condizioni di vita e di lavoro, per recuperare la propria memoria storica di classe contro la pacificazione sociale, in solidarietà ai popoli che resistono alla guerra e alla dominazione imperialista, fino ad additarli come terroristi ed estremisti.. Contro questo clima ed alla crescente restrizione delle forme di espressione e di opposizione, è necessario rispondere con fermezza attraverso la nostra capacità di analisi critica della realtà, di organizzazione, di lotta e di mobilitazione. NESSUNA PACE SENZA GIUSTIZIA! Comitato cittadino aderente alla Campagna Nazionale contro l'art. 270 del Codice Penale e i reati associativi [Nel retro del volantino il comunicato del "Comitato contro il 270"] 14 maggio 2005 - fotoc. in propr. |