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Processo Bruges - Comunicato di solidarietà
Il 28 febbraio sono stati processati a Bruges, in Belgio, 11 compagni del D.H.K.C. (Fronte Rivoluzionario per la Liberazione del Popolo). Il tribunale ha inflitto una dura condanna ai militanti turchi: pene dai 4 ai 6 anni di galera per 7 compagni, mentre 4 sono stati assolti. Nello specifico 6 anni di prigione per Musa Asoglu, 5 anni per Dursun Karatas segretario generale del D.H.K.P. (Partito rivoluzionario di liberazione del popolo) e 4 anni di prigione ad altri 5 imputati tra cui Fehriye Erdal. Uno dei condannati, Bahar Kimyongür, ha avuto quattro anni di prigione solo per avere tradotto e diffuso un comunicato del D.H.K.C. e per averlo semplicemente commentato durante una intervista televisiva. Il tribunale belga, con la sua condanna, ha scelto scientemente di ignorare quale Stato fascista e terrorista sia la Turchia, con la sua storia piena di persecuzioni contro le minoranze nazionali, etniche e religiose, di scomparse ed omicidi, di torture e di stupri compiuti dalla polizia e dall'esercito contro gli oppositori politici, di cui uno degli ultimi esempi, a livello cronologico, è stato il massacro del 16 giugno scorso di 17 compagni del Partito Comunista Maoista di Turchia e Nord Kurdistan (MKP). Il tribunale belga ha deciso di non considerare, e quindi rimuovere, il fatto che la Turchia è il paese che conta il più alto numero di prigionieri politici al mondo (circa 4.500) ed il più alto numero di crimini di stato impuniti. La condanna per "appartenenza ad associazione terroristica internazionale" inflitta dal giudice belga Troch, però, non stupisce in quanto è in linea con la politica dell'Unione Europea e si identifica pienamente in quel complesso di leggi speciali, vecchie e nuove, tese ad intimidire, ostacolare, mettere fuori legge ed annichilire tutti coloro che lottando si oppongono allo sfruttamento, all'oppressione e alla violenza fascista ed imperialista. In Italia, intanto, altri due compagni turchi continuano ad essere rinchiusi in carcere con l'accusa di associazione sovversiva finalizzata al terrorismo internazionale (art.270-bis c.p.). Il chiaro intento di negare la legittimità politica alla lotta dei compagni contro il regime reazionario turco, dipingendo il DHKP-C ed i suoi militanti come un'organizzazione terrorista è figlia di quella politica, questa sì terrorista, che vede gli Stati Uniti ed anche l'Unione Europea promuovere guerre e "liste nere" contro Stati e organizzazioni considerati "canaglia". Questo ennesimo processo belga (dove lo Stato fascista turco si è costituito parte civile) e relativa sentenza, le decine d'inchieste e di processi politici che si sono svolte recentemente in Francia, Spagna contro altri compagni e organizzazioni, l'uso sempre più massificato dei reati associativi nel nostro paese unito alla repressione e alla penalizzazione delle lotte sociali (nel mondo del lavoro così come nel territorio), alla caccia all'immigrato e alla crociata antislamica, dimostrano che in questi "tempi di guerra" la solidarietà di classe è una necessità inderogabile. In tal senso, in occasione delle prossime udienze a carico dei due compagni turchi imprigionati in Italia, invitiamo alla mobilitazione e lanciamo, come Comitato promotore della "Campagna contro il 270 e i resti associativi", un appuntamento nella seconda decade di Maggio (data da definire) presso il tribunale di Perugia. Il comitato promotore della "Campagna contro il 270 e i resti associativi" 5 marzo 2006 Leggi il comunicato sul processo fatto dai compagni turchi |