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Sordido Martedì grasso al tribunale di Bruges
Condanne degne dell'inquisizione contro i militanti del DHKC Un carnevale di cattivo gusto si è svolto ieri al tribunale di Bruges, presieduto da un giudice di un'unilateralità, una parzialità e una marzialità spaventose. Nel mezzo di un ballo grottesco dove si è profuso in diatribe politiche al riguardo di un movimento popolare in conflitto da 36 anni col regime dei torturatori di Ankara, il giudice Troch sembrava portare una maschera sinistra, simile a quella di Torquemada. Per il pubblico ministero è come se la Turchia non fosse più questo stato terroristico di cui la storia è piena di colpi di stato, di persecuzioni contro le minoranze nazionali, etniche e religiose, di rimozioni, scomparse ed assassini politici, di esecuzioni extragiudiziali, di scandali mafiosi con coinvolgimento delle più alte sfere del regime, di torture, di stupri collettivi, di incendi e di spopolamenti di villaggi perpetrati dalla polizia e l'esercito. Come se la Turchia non fosse più il paese che conta il più alto numero di prigionieri politici al mondo (circa 4500) ed il più alto numero di crimini di stato impuniti. Difatti, mai un solo generale delle giunte che perpetrarono colpi di è stato giudicato dalla giustizia; appena due giorni fa sono stati assolti tutti i 62 torturatori che assassinarono 10 detenuti politici curdi del modo più barbaro nella prigione di Diyarbakir il 24 settembre 1996. Per il giudice Troch, è l'ora dell'assoluzione dello stato turco e della criminalizzazione della resistenza antifascista e popolare incarnata dal DHKC. D'altra parte, nel suo ragionamento, l'evidente extraterritorialità del conflitto che oppone lo stato turco al DHKC è sparita completamente. Dunque non sarebbe scorretto chiedersi se, a partire dalla messa al bando dal DHKC, la giustizia belga continuerà a sostenere il ruolo di grande arbitro del pianeta rispetto ai movimenti di liberazione, mentre il campo di azione della sua importante legge di competenza universale che permetteva di perseguire sul territorio belga autori di genocidi, crimini di guerra e contro l'umanità è stato rivisto radicalmente e corretto nel 2003 per risparmiare noti assassini come Ariel Sharon o il generale Tommy Franks? Alla fine del carnevale giuridico di Bruges, il tribunale ha inflitto una condanna collettiva, dura ed esemplare a degli attivisti politici che non hanno commesso il minimo reato, né la minima azione violenta. Questo processo di rappresaglia è valso 6 anni di prigione per Musa Asoglu, 5 anni per il segretario generale del DHKP (Partito rivoluzionario di liberazione del popolo), Dursun Karatas e 4 anni di prigione altri cinque imputati tra cui Fehriye Erdal. Uno dei condannati, Bahar Kimyongür, ha avuto quattro anni di prigione solo per avere tradotto e diffuso un comunicato del DHKC e per averlo semplicemente commentato durante una intervista televisiva. Secondo il presidente del tribunale, questa attività di informazione elementare e democratica è tanto grave e riprovevole quanto un attentato terroristico! Oramai, in virtù della nuova legge detta anti-terroristica, non esiste più il diritto penale classico, non esiste la responsabilità individuale ma basta la semplice appartenenza politica. Alla luce della pesantezza delle pene, gli Inquisitori belgi, sempre più devoti ai loro mentori dell'amministrazione Bush, cercano sicuramente di intimidire tutte le forze dissidenti e critiche di questo paese. Sia come sia, questo processo non basterà a fare cessare le attività del nostro ufficio stampa che ha sempre funzionato nel rispetto delle leggi belghe. Restiamo convinti che non è attaccando un movimento di liberazione che lotta per la democrazia e la giustizia sociale in Turchia che il Belgio avrà combattuto il terrorismo. Ora più che mai, chiamiamo l'opinione pubblica belga e internazionale alla vigilanza di fronte all'uso abusivo di queste nuove leggi liberticide e a solidarizzare coi prigionieri politici del DHKC detenuti da ieri nella prigione di Bruges. DHKC Ufficio stampa di Bruxelles Mercoledì 1 marzo 2006 dhkc@post.com |