Pietro
Stara: IL MILITARISMO DEL NUOVO MILLENNIO. Un agile ma ricco opuscolo che
analizza le nuove forme del dominio militare nel globo a partire dai nuovi
contesti internazionali. Documentazione su: spese militari nella finanziaria
2001, esercito professionale, commercio e produzione di armi, armi non
convenzionali, uranio impoverito, banche e commercio di armi, NATO.
1. 1l contesto
mondiale.
La riorganizzazione delle
Forze Armate nonché gli investimenti per l'ammodernamento e lo sviluppo della
ricerca scientifica nel settore militare rispondono a tre funzioni strategiche
prioritarie:
·
"la
presenza e la sorveglianza;
·
la
difesa degli interessi esterni ed il contributo alla sicurezza
internazionale;
·
la
difesa integrata degli spazi nazionali ed alleati."[1]
Le attività strategiche sono
a loro volta consone alle tre funzioni insite nella dottrina militare
dell'Alleanza Atlantica (N.A.T.O.):
·
"la
presenza avanzata per prevenire (sorveglianza) e per
cooperare;
·
la
sicurezza collettiva per la salvaguardia degli interessi comuni e della
stabilità internazionale;
·
la
difesa in caso di improbabili, ma non escludibili, risorgenti minacce"[2]
L'Italia è chiamata, ormai
da un po' di anni, a svolgere una funzione imperiale attiva, laddove per
imperiale s'intende la difesa territoriale del continente Europeo dagli
spostamenti di masse diseredate provenienti dagli altri continenti, il controllo
delle fonti di approvvigionamento energetico (guerre del Golfo e del Kossovo),
la protezione degli interessi commerciali e dello sfruttamento delle risorse
materiali ed umane del sud del mondo (azioni umanitarie sotto egida ONU, FAO,
UNESCO, OCSE…), il favorire la produzione e lo smercio di armi e lo sviluppo
della ricerca tecnologica per applicazioni militari, il controllo geopolitico
diretto (tramite protettorati di fatto come in Albania o in Eritrea) ed
indiretto (le guerre e missioni umanitarie ricordate) di quegli stati ad alto
contenuto strategico ed economico. Sono queste le ragioni per cui il Kossovo
preme a tutti gli stati occidentali i come area geopolitica di interesse
primario per il controllo dei Balcani del sud e per il passaggio del gas metano
proveniente dalla Russia (i famosi corridoi) mentre il Kurdistan no in quanto
già alleato (è inglobato nello stato Turco) e controllato militarmente negli
altri tre versanti (Iraq, Iran e Siria) e soprattutto perché non produce beni
energetici primari (petrolio, metano…)
L'Italia
è attualmente impegnata nelle seguenti operazioni belliche (molte altre si sono
concluse nel recentissimo passato ed altre si stanno aprendo come in
Eritrea):
Missioni
multinazionali.
MFO: missioni di controllo dello stretto di Tiran (Mar Rosso – SINAI).ECMM:
missione CEE di osservatori nell'ex-Jugoslavia. TIPH 2: missione di presenza
internazionale temporanea nella città di Hebron, per contribuire al
consolidamento del processo di pace e, udite, udite per infondere sicurezza nei
cittadini palestinesi.
Missioni
ONU.
UNFIL: missione di controllo del ritiro delle truppe israeliane dal Libano.
IPTF: missione d polizia internazionale con giurisdizione
Bosnia-Herzegovina.
Missioni
UEO.
MAPE: missione di supporto alle Autorità di Polizia
Palestinesi.
Missioni
NATO.
SFOR: presenza militare (compresi Carabinieri) per la stabilizzazione ed il
consolidamento della pace in Bosnia-Herzegovina. KFOR: presenza militare per
fornire assistenza umanitaria in Albania.
Missioni
nazionali.
MIATM: missione di addestramento delle forze amate Maltesi. DIE: missione di
assistenza e cooperazione alle Forze Armate Albanesi. ALBANIA 2: sorveglianza
nelle acque territoriali ed interne albanesi al fine di prevenire e contenere il
fenomeno dell'immigrazione clandestina dall'Albania. ALBIT: missione di
cooperazione con l'aeronautica Albanese per la ristrutturazione ella scuola di
volo in Valona. VI.PE. Adriatico: vigilanza delle attività di pesca in
Adriatico.
Per favorire ed attuare le politiche di intervento, tutte le realtà aderenti al Patto Atlantico hanno dovuto supportare ideologicamente, nel nome del diritto internazionale, ciò che ad altri stati, alla Russia ed alla Cina per citarne due fra i maggiori, non serve ancora per intervenire nelle rispettive aree di influenza (è ancora sufficiente dichiarare che si interviene per interessi nazionali come in Cecenia o nel Tibet): l'ingerenza umanitaria.
"L'etica
viene catturata dalla politica. Ciò non è una novità. Marie-Dominique Pierrot
sostiene che l'aggettivazione 'umanitaria' riferita all'ingerenza costituisce
una strategia di eufemizzazione che
in quanto tale perviene all'ingerenza senza qualificarla. Come se l'aggettivo
'giusta' riferita a 'guerra' non riguardasse la guerra, dura e crudele comunque,
ma la giustizia!"[3]
E quindi si può a ragione sostenere che la loro missione sia quella "di far
credere alla compatibilità tra nome e aggettivo (ingerenza umanitaria), alla
loro intima complicità, meglio, di proporre il frutto di una conversione: quella
dell'ingerenza convertita in 'cura altrui'."[4]
Il
quadro entro cui si muove la riorganizzazione dell'esercito italiano, ma si
potrebbe dire lo stesso per tutti gli eserciti europei ed occidentali, ha
richiesto, e lo richiede ancora, una forte legittimazione del consenso, e quando
questo non vi fosse , almeno di un compiaciuto silenzio – assenso. Il lungo
lavorio della produzione di ossimori (guerra umanitaria, missili intelligenti,
armi di pace…) richiede al Potere un costante esercizio di convincimento, tale
da dimostrare la naturalità delle guerre, delle spese militari, insomma della
produzione di morte: a questa esigenza tutti sono egualmente utili. Lo sono
intellettuali ex o post, patentati di sicura fede democratica, e pertanto non
discutibili, lo sono gli ex-pacifisti non violenti, garanti essi stessi della
giustezza delle guerre, lo è tutto il vecchio ceto politico riconvertito alle
verità del mercato, che deve dimostrare di essere a tal punto osservante dei
precetti del capitalismo, da dover essere più bellicista dei generali e dei
colonnelli di cui finanzia le imprese, lo è la chiesa cattolica che deve fare
buon viso a cattivo gioco, con i suoi cappellani militari, con il suo Giubileo
dei militari, con le dichiarazioni dei suoi cardinali, lo è, infine, un sistema
che ha bisogno di sfruttatori e di sfruttati, di stati e di confini, di paci
armate e di guerre umanitarie.
Si
parla sempre più spesso del capitalismo come seconda natura[5],
adducendo a tal difesa, che la Storia ci consegna oltre all'aristotelico uomo
politico anche l'uomo mercante, e che il profitto essendo inscritto nel codice
genetico umano non sia estirpabile, così come sarebbe bello cancellare le guerre
dal mondo, la fame e lo sfruttamento, ma ciò non è possibile perché l'essere
umano è costitutivamente predatore, violento e sfruttatore. Non ci sono elementi
validi a supporto di ciò se non degli a priori, come la morte, il peccato
originale, il 'è sempre stato così e lo sarà per sempre': che poi in questo
secolo ci siano stati, a causa di conflitti armati, oltre 110 milioni di
morti[6],
cifra ampiamente sotto stimata, senza poi contare gli altri danni provenienti
dalle guerre (invalidi, carestie, epidemie, distruzioni) fa parte dell'ovvietà
delle cose, così come è pacifico destinare immense risorse al finanziamento dei
progetti di morte, distogliendo così preziosissimi mezzi ad altri settori:
sanità, istruzione....
2. Il contesto
europeo.
Se
il pianeta Terra è divenuto il naturale dispiegarsi dei conflitti dello scorso
secolo, il nuovo contenitore militare sarà sicuramente occupato dall'Europa
politica e monetaria. E' di recente acquisizione (Bruxelles, dicembre 2000) la
costituzione formale di un esercito Europeo, che avrà perlopiù compiti di
ingerenza locale, sul modello Kossovo, senza però avere un reale autonomia nei
confronti dell'Alleanza Atlantica (NATO), a cui sarà subordinato per quanto
concerne la difesa dell'Europa da minacce esterne. Il nuovo esercito Europeo
nasce, insomma, come compromesso, al momento possibile, tra il "fiero"
nazionalismo franco-germanico e la cosiddetta "vocazione atlantica" degli
anglosassoni. "Dal punto di vista numerico i paesi dell'unione hanno messo a
disposizione della nuova struttura militare quasi 120.000 uomini dai quali
dovranno essere selezionati, a seconda delle necessità operative, i 60.000 che
saranno chiamati in teatro operativo. Ovviamente i grandi, Francia, Gran
Bretagna e Germania si sono impegnati a far risaltare il loro ruolo guida nel
futuro corpo che sarà operativo dal 2003, mettendo a disposizione
rispettivamente 20.000, 19.000 e 17.000 uomini più 80 - 100 aerei ed una
trentina di navi. Numeri impressionanti sono stati forniti anche dall'Italia
che, per numero di uomini, è seconda solo alla Francia con 19.800 effettivi, ai
quali si aggiungono 47 velivoli dell'Aeronautica e 19 navi (inclusa la portaerei
Garibaldi), un reggimento Fanti di Marina e 22 aerei ed elicotteri della
Marina"[7]
L'Italia, abbandonate le vesti cattoliche e pacifiste, che l'avevano forgiata
tendenzialmente non-interventista e comprimaria dell'imperialismo
anglo-americano, si vede, ad oggi, in primo piano nella conduzione in proprio di
un ruolo imperiale attivo e non subalterno nello scacchiere Europeo e mondiale,
con interessi e specificità da difendere che la localizzazione mediterranea le
permettono: dai nuovi protettorati in Albania ed in Eritrea[8],
agli interventi di ricostruzione nelle zone disastrate dalle guerre (Bosnia,
Kossovo, Jugoslavia, Eritrea...). alle lucrose commesse nella produzione e nello
smercio di armi. La "fortezza Europa", da una bella metafora di Bauman[9],
"si trasformerà in una sorta di commissariato di polizia con funzioni di ordine
pubblico interno ed internazionale, necessario a mandare avanti gli affari." Gli
affari, manco a dirlo, sono quelli legati all'obiettivo di trasformare il
settore a produzione militare e duale[10]
nel cardine della strategia industriale complessiva del paese tramite l'adozione
ed il continuo rifinanziamento di leggi per la ristrutturazione del comparto,
per i progetti aerospaziali, per le tecnologie di punta e per i programmi di
acquisizione legati alla partecipazione a consorzi transnazionali come
EFA.[11]
Siamo
soltanto agli inizi di quella che sarà un'escalation al riarmamento
generalizzato del suolo europeo, dove i governi "di sinistra" attualmente
spendono, sempre per la nostra sicurezza, sia chiaro, le seguenti cifre: Italia:
lire 34.000 miliardi (Finanziaria 2001), Germania: 45.000 miliardi (2000),
Francia: 51.000 miliardi (2000), Inghilterra: 71.000 miliardi. I soli quattro
maggiori paesi aderenti all'UEO spendono grosso modo 200.000 miliardi annui in
strumenti di morte e se ad essi dovessimo aggiungere gli altri 11 paesi
attualmente aderenti all'Unione Europea non saremmo lontani dagli oltre 400.000
miliardi annui in armi, tenuto conto che Spagna, Portogallo e, soprattutto la
Grecia, sono prodighi nel rifornimento di materiali e di comfort bellici ai
propri eserciti nazionali.
Ci
dobbiamo, purtroppo, rendere conto che la spesa complessiva annua in armamenti e
per la gestione dell'Esercito di ogni stato europeo eguaglia o supera
abbondantemente una tranquilla manovra di bilancio pre o post
elettorale.
3. Le spese militari nella
Finanziaria 2001
Come
ho già accennato nel paragrafo precedente la spesa che la Finanziaria 2001
destina alle Forze Armate si aggira intorno ai 34.000 miliardi di lire.[12]
Se
volessimo scomporre le voci di spesa si verrebbe a scoprire che 24.282 miliardi
verranno impiegati nella Funzione Difesa (Forze Armate) e che 7.558,9 miliardi
copriranno i costi della Funzione Sicurezza Pubblica (Arma dei Carabinieri) ed
infine che 454,5 miliardi sono stati preventivati per Funzioni Esterne. Da
questi dati primari, come si può facilmente capire, non rientra la spesa per la
Polizia di Stato e per le altre polizie municipali e locali, dal momento che
esse non rientrano nell'ambito delle Forze Armate. Per quanto attiene alla
Funzione Difesa le voci di spesa sono così ulteriormente
divise:
·
11.261,4
miliardi per il Personale, con un incremento di 380 miliardi rispetto all'anno
precedente in conseguenza del progressivo processo di professionalizzazione
dell'esercito.
·
6.827,2
miliardi per l'Esercizio (+ 380 miliardi), rivolti in special modo al
risanamento nel settore del mantenimento in efficienza dei mezzi, incremento
dell'attività addestrativi, miglioramento della qualità della vita del
personale.
·
6.193,9
miliardi in Ammodernamento, con un incremento rispetto al 2000 di 530 miliardi.
Il ministero della Difesa si lamenta che la cifra è ancora bassa rispetto alle
urgenze di avvicinamento agli standard europei che necessiterebbe la cifra annua
di 9.000 miliardi. Le operazioni di ammodernamento di maggiore spessore sono
costituite dalle seguenti voci:
1. operatività iniziale di un sistema satellitare
per telecomunicazioni militari protette (SICRAL);
2. lo sviluppo di un programma satellitare duale
di sorveglianza strategica;
3. l'acquisizione dei velivoli caccia Eurofighter
e della famiglia di sistemi missilistici terrestri e navali per la difesa
antiaerea (FSAF);
4. lo sviluppo del sistema MEDAS per la difesa
contro i missili balistici di teatro;
5. l'acquisizione di unità navali di difesa aerea
"Orizzonte";
6. acquisizione di elicotteri NH 90 e EH
101;
7. acquisizione di mezzi blindati e corazzati di
nuova generazione;
8. il potenziamento delle capacità di trasporto
aereo (programmi c-130J, A-400M);
9. la realizzazione di un'unità maggiore con
accresciute capacità per le operazioni aeree, anfibie e di trasporto di uomini e
mezzi.[13]
Dei
6.193 miliardi destinati agli investimenti 673,6 sono dedicati alla Ricerca ed
allo Sviluppo nel settore militare con un incremento rispetto all'anno
precedente del 46,8%.
Per
quanto attiene l'Arma dei Carabinieri la maggior parte delle spese, ovvero
6.694,7 miliardi, vanno a coprire i costi del personale, mentre 753,1 miliardi
sono dedicati alle spese di esercizio e 111 miliardi alle spese di investimento,
per un totale complessivo di oltre 7.500 miliardi di lire. Un ultima annotazione
sulle spese relative alle Funzioni Esterne (Rifornimento idrico isole minori,
trasporto aereo di stato, contributi alla Croce Rossa…): 41 miliardi e 300
milioni vengono spesi per il mantenimento delle servitù militari (NATO), con un
incremento rispetto all'anno precedente del 20%.
4. L'esercito
di professione.
Un ulteriore adeguamento alle funzioni di polizia internazionale di cui la penisola italica è chiamata in prima persona a fare parte è costituito dal progressivo smantellamento dell'esercito "popolare" nato nel contesto post-bellico e post-resistenziale e felicemente vissuto nell'epoca dei blocchi contrapposti, per dare vita ad una struttura militare interamente volontaria e professionalizzata. Preferisco ovviamente tirarmi fuori dal dilemma meglio popolare o professionale?!! perché entrambi non pongono la questione in essere, ovvero l'esistenza stessa degli eserciti e le loro funzioni di repressione interna ed internazionale.
Non
si possono che cogliere nella portata della nuova professionalizzazione
dell'esercito tre elementi contestuali tra loro connessi:
·
il
mutamento geo-politico mondiale e i nuovi compiti (controllo territoriale,
controllo delle fonti energetiche primarie…) di intervento militare a cui vecchi
e nuovi imperialismi locali ed internazionali sono chiamati a prestare fede:
tanto per capirci la NATO svolge un ruolo di tutela degli interessi occidentali
sia commerciali che politici su scala internazionale, mentre la Turchia in
Kurdistan o l'Italia in Albania svolgono un ruolo imperialistico locale
funzionale al primo e non in contrasto con esso essendone essi stessi dei membri
attivi. Lo stesso dicasi, in altri termini, per le funzioni che attualmente
svolge la Russia in Cecenia o la Cina nel sud-est asiatico, nel Tibet
ecc.
·
Il
mutamento culturale generale, anche se qua e là si colgono delle resistenze, che
permette di accettare sia sul piano ideologico che sul piano fattivo il
militarismo del nuovo millennio.
·
L'esercito
come fonte occupazionale e come strumento per il rilancio della produzione nei
settori ad esso collegati.
L'articolo 5 della nuova legge n.4672/00 che istituisce il servizio militare volontario prevede l'ordinamento di più canali "ad hoc", di privilegio, per poter adeguatamente ricollocare i mercenari di professione nei settori pubblici e privati della madre patria. È iniziata, e sarà sempre più veemente, la fase di reclutamento delle forze armate, le quali diventeranno, come già del resto lo sono Polizia e Carabinieri, uno sbocco lavorativo di masse giovanili in cerca di prima occupazione, che poi, con sommo piacere del disoccupato qualunque, andranno a coprire i posti vacanti delle amministrazioni pubbliche e private in barba ad ogni criterio di libero mercato che con tanta forza ci propugnano le forze del progresso locale e mondiale. Insomma, oltre ad una paga adeguata per andare in giro qua e là a compiere atti impuri (circa 2 milioni di lire mensili più incentivi vari per missioni estere di rilievo), una volta dimessa la divisa ecco che lo stato li aiuterà a trovare un impiego adeguato tramite o le riserve nei concorsi che nelle chiamate pubbliche o grazie ad un ufficio di collocamento privato per l'inserimento nel settore profit. Chi, infatti, potrebbe garantire una migliore disciplina lavorativa se non quelli avvezzi a rispettare e far rispettare, come fossero ordini di natura, il dominio, la sopraffazione, la gerarchia e via dicendo?
E
ancora una volta i liberi pensatori del capitalismo nostrano ritengono del tutto
"naturale", mentre flessibilizzano la maggior parte, secondo i luminosi sentieri
tracciati dalle politiche attive del lavoro, "statalizzare" i fedeli servitori
della patria.
Aspettiamoci,
quindi, nel futuro prossimo, campagne pubblicitarie a tambur battente sul
reclutamento di 80.000 baldi/e giovanotti/e (bisogna passare, nell'arco di sette
anni, da 30.000 a 110.000 volontari).
Il
contrastare il loro battage pubblicitario sarà una delle priorità future nella
lotta antimilitarista così come potrà diventare fondamentale il sostegno a tutti
quelli che, una volta indossata la divisa, decidano di obiettare o di disertare
le missioni di guerra alle quali saranno chiamati a
partecipare.
5. Il commercio e la produzione
di armi.
Mi
sto per addentrare in un campo "minato", perché, al di là del fatto che è noto
che si tratta di settore la cui produzione e vendita fa pensare a cifre da
capogiro, è assai arduo definire in maniera specifica a quanto ammonti realmente
il mercato globale delle armi per una serie di fattori concomitanti: in primis per il tipo di conteggio
eseguito dagli istituti di ricerca (se su tutto l'ammontare degli armamenti
convenzionali prodotti o solo sui maggiori sistemi d'arma), in secondo luogo per
la difficile contabilità rappresentata dal mercato dell'usato ed in terzo luogo
per i contorni incerti del Registro delle armi convenzionali delle Nazioni
Unite. Secondo il recente rapporto dell'IISS (International Institute for
Strategic Studies) la spesa militare mondiale nel 1999 e' stata di
1.860.000.000.000.000 lire (809 miliardi di dollari), più o meno invariate
rispetto all'anno precedente e i dati disponibili per i bilanci del 2000
lasciano pensare che lo resterà anche per quanto riguarda quest'anno.
Il
volume di affari legato al commercio delle armi nel 1999 è di 112.000 miliardi
di lire, del quale gli USA coprono da soli il 50%, seguiti da Regno Unito
(18.7%) e Francia (12.4%), tutti in gran parte esportatori. Il medio oriente è
la zona del mondo che ha comprato più armamenti nel corso dell'ultimo anno
(circa 140.000 miliardi di lire); Arabia Saudita in testa (14.000 miliardi di
lire). Si tratta naturalmente di dati che fanno riferimento solo alle
transazioni ufficiali documentate dai vari governi. [14]
Facciamo
finta, che il dato sia stato costante per tutto il decennio '90 (potrebbe forse
essere stato qualcosa di più, sicuramente non di meno), ebbene chi governa il
genere umano, ma anche molti dei suoi sudditi avrebbero speso nel corso di un
solo decennio la cifra totale di 800 miliardi di dollari in armi. Mi sembra
evidente che quando parliamo di morti per fame, malnutrizione, carestie o
semplicemente di tagli alla spesa pubblica, con le conseguenti diminuzioni di
garanzie sociali per tutti, non possiamo non tener conto delle spese militari
complessive. Se scomponessimo alcuni dati per continenti, scopriremmo, ad
esempio che nell'Africa subsahariana nel 1997 si sono spesi pro capite (a
persona) circa 2200 $ in educazione, circa 700 $ in salute e 850 dollari a testa
in spese militari. Scomponendo ulteriormente i dati sapremmo che in Eritrea, per
ricordare un paese che vede una forte componente italiana nelle relazioni
politiche, commerciali e militari, si sono spesi sempre nel 1997 ben 7 dollari a
testa per educazione e sanità, mentre 37 dollari pro capite andavano a coprire
le spese di morte. In Somalia lo stesso rapporto, ovvero 2 dollari a persona per
sanità ed istruzione e 6 dollari in spese militari. Si potrebbe continuare con
gli esempi, ma il dato che emerge con chiarezza nel Continente Africano, a sud
del Sahara, è che la spesa militare rappresenta nella stragrande maggioranza
degli stati tra il 50% e l'80% delle spese complessive in rapporto alla salute
ed all'istruzione e, in alcuni casi, come quelli sopracitati la spesa militare
sovrasta in abbondanza le altre due.[15]
L'ipocrisia liberaldemocratica e fascista non riesce a nascondere che dietro gli
spostamenti di centinaia di migliaia di esseri umani, quelli che noi
benevolmente chiamiamo migranti, c'è lo sfruttamento capitalistico, ci sono i
regimi militari e ci sono le guerre, gli eserciti e le spese per mantenerli.
Solo grazie ad un consapevole e reiterato occultamento della verità i Regimi,
siano essi socialisti o popolari, possono tentare di sottrarre le ragioni di
un'efficace lotta antimperialista ed antimilitarista. Sono troppe le ragioni,
molto spesso documentate, che impedirebbero al potere di nascondere gli scempi
commessi in giro per le terra, ma, spesso, purtroppo fanno una grande difficoltà
ad emergere.
"L'obiettivo
politico è quello di trasformare il settore a produzione militare e duale
(civile e militare) nel cardine della strategia industriale complessiva del
paese tramite l'adozione ed il continuo rifinanziamento di leggi per la
ristrutturazione del comparto, per i progetti aerospaziali, per le tecnologie di
punta e per i programmi di acquisizione legati alla partecipazione a consorzi
transnazionali (…) Significativamente il Ministro della Difesa francese Alain
Richard ha recentemente dichiarato (1999) l'intenzione di procedere ad una
revisione della politica di bilancio nel settore della difesa (…) Oltre
Atlantico la strada imboccata è la medesima…il Congresso ha votato una
risoluzione con la quale si chiede di portare la spesa militare nel 2001 a 310
miliardi di dollari, 4,5 miliardi di dollari in più rispetto al documento di
previsione presentato dall'amministrazione Clinton."[16]
La
maggiore produzione di armamenti mondiale, oltre il 90%, è concentrata in 10
paesi e gli Stati Uniti detengono il 50% del totale. Le 100 maggiori aziende del
settore operano nei paesi OCSE ed hanno fatturato, nel 1997, 156 miliardi
dollari, una cifra pari ai tre quarti della produzione mondiale.[17]
Stiamo
parlando di cifre sconcertanti, che vedono alla testa della produzione di morte
su scala mondiale, gruppi europei importanti: in Italia sono quattro i gruppi
dominanti, ovvero la Finmeccanica, di cui l'Otobreda costituisce un'impresa di
punta, per i settori aeronautico, per i sistemi terrestri e navali, spaziale ed
elicotteristico, la Fincantieri (cantieristica), la Fiat per i veicoli a
trasporto terrestre, mezzi corazzati, spazio, motoristica aeronautica e navale,
munizionamento e l'Alenia Marconi System, joint venture paritetica tra
Finmeccanica e British Aerospace (BAE), per l'elettronica e le comunicazioni.
Attualmente l'Alenia Marconi System è stata designata da Finmeccanica quale
fornitore di sistemi di controllo per il tiro cannoniero, data bus per il
sistema di combattimento, interrogatore radar velivoli amico-nemico, radar di
sorveglianza di superficie eccetera finalizzate alla realizzazione di quattro
fregate antiaeree della classe Orizzonte sulla base della joint venture tra
Finmeccanica, Fincantieri e le francesi Thomson – CSF e DCN.[18]
In
Inghilterra la British Aerospace la fa da padrona insieme con British Nuclear
Fuel plc (Bnfl), la quale non è addetta alla produzione di armi, quanto alla
'ripulitura' di alcuni tra i più devastati siti connessi alla produzione
nucleare militare della guerra fredda, nonché del riciclaggio, riposizionamento
o trattamento e trasformazione dei rifiuti degli impianti commerciali per la
produzione di energia nucleare.[19]
Torneremo più avanti sul ruolo di questa azienda nella questione dell'uranio
impoverito. In Francia si sono creati due grandi poli: Aérospatiale-Matra e
Thomson-Csf. In Germania è emersa la grande potenza industriale del gruppo
tedesco-statunitense DiamlerChrysler Aerospace AG (DASA).[20]
Ciò
che sta accadendo sia sul piano europeo che sul piano internazionale è quello
che Achille Lodovisi ha definito come legge di compensazione, ovvero che gli
stati europei "per evitare che gli accordi industriali nel settore civile cedano
sotto la scure liberista del WTO (Organizzazione Internazionale del
Commercio)... inseriscono gli scambi dell'economia civile nei contratti
militari, non sottoposti alle norme WTO, quali contropartite per le acquisizioni
di armi."[21]
Il comparto militare, al contrario degli altri settori produttivi e commerciali,
è quindi svincolato da norme di libero mercato che nella realtà non impediscono
la libera ed incontrollata circolazione delle merci, le quali godono del
sostegno economico statale a garanzia della continuità produttiva.
Se
l'Europa volesse sostenere la competizione con il settore militare degli Stati
Uniti, i quali spendono, a fondo perduto, secondo il Pentagono, almeno 30
miliardi di dollari in ricerca e sviluppo, dovrebbe investire ogni anno almeno
20 miliardi dollari in più di quanto non faccia ora. E, dalle dichiarazioni
riportate in precedenza, sembra che ogni stato europeo voglia fare la sua parte
nel sostegno all'industria bellica.
Se
dai grandi sistemi di combattimento passassimo al commercio di armi leggere non
si potrebbero che fare delle stime molto approssimative: si calcola che a
livello mondiale girino qualcosa come 500 milioni di armi leggere e che con 50
milioni di dollari, ovvero il costo di un aereo da caccia, sia possibile
equipaggiare un piccolo esercito con 200.000 fucili d'assalto.[22]
Sono armi di facile impiego e di facile manutenzione, tanto da consentirne l'uso
anche a bambini e bambine di 10 anni: oltre 250.000 ragazzi/e di età inferiore
ai 18 anni hanno combattuto in 33 degli ultimi conflitti e in 26 di essi vi
hanno partecipato ragazzi al di sotto dei 15 anni.
Per
concludere la breve carrellata sulla produzione e sul commercio militare non
bisogna scordare quelle che ipocritamente stanno sotto il segno delle armi non
letali, la cui micidialità è stata sperimentata soprattutto ad uso interno:
repressione di manifestazioni e cortei, carceri ecc. Fanno parte di questi
strumenti di morte e di tortura i gas lacrimogeni, le pallottole di gomma, gli
idranti, le mine invalidanti, le armi acustiche (strumenti in grado di emettere
onde di 170 decibel capaci di ledere organi), le scosse elettriche. Amnesty
International ha raccolto parecchie testimonianze sull'uso e sulla produzione di
queste "armi mascherate", la cui produzione, esportazione ed uso vede
l'Occidente sempre in primo piano.[23]
6. Armi "non
convenzionali".
Entriamo
ora in un settore in larga parte 'top
secret', dal momento che fanno parte di questo armamentario bellico prodotti
specifici che convenzioni internazionali (di qui il termine non-convenzionale)
hanno bandito da tempo: a partire dal 1972, 160 paesi sottoscrissero ed altri
140 ratificarono il protocollo sulla proibizione dello sviluppo, della
produzione e dell'accumulo di armi batteriologiche e dal 1993 altrettanti
sottoscrissero un accordo per la messa al bando delle armi chimiche. Al momento
si sa che le cose stanno procedendo in maniera assai diversa e che i più
imponenti depositi batteriologici e chimici sono attualmente situati negli Stati
Uniti, nelle ex repubbliche sovietiche, in Iran, in Iraq, in Cina, in Siria, in
Giappone, nella Corea del Nord, in Egitto, in Israele, in Siria ed a
Taiwan.[24]
Gli
albori della guerra batteriologica si perdono nella notte dei tempi quando uso
comune prima o dopo i combattimenti era quello di inquinare i pozzi e le falde
acquifere con carcasse di animali e uomini morti (ci sono svariate testimonianze
sia in epoca pre-romana che lungo tutta la storia di questi 2000 anni). La
differenza tra allora ed oggi sta nella parte della ricerca e dell'uso
scientifico a scopo bellico che di queste applicazioni se ne fa, ma il 'buon'
vecchio metodo di procurare danni attraverso le risorse del territorio nemico
viene tuttora copiosamente utilizzato. Una prova recente, se mai ce ne fosse
stato bisogno, lo sono state le guerre nelle ex-repubbliche jugoslave: "se non è
la nube scaturita dalla frantumazione del Petrolchimico di Pancevo a riempire
gli ospedali inermi e totalmente privi di medicinali, sarà quella che ha
appestato Novi Sad ed il suo acquedotto – quando venne centrata con millimetrica
e criminale precisione la raffineria del capoluogo della Vojvodina – a generare
un allarme sanitario che dal giorno della prima bomba sulla città dura ancora
oggi (…) In questo quadro allarmante non va certo dimenticato l'avvelenamento
del Danubio, in seguito alle continue tracimazioni di arsenico e metalli pesanti
dalle dighe rumene del nordovest…"[25]
Il Petrolchimico di Pancevo conteneva, tra gli altri prodotti, 3.000 tonnellate
di Clorovinilmonomero (Cvm) quello che in quantità decisamente inferiore ed in
più anni ha ucciso oltre 140 operai al petrolchimico di Marghera.
Le
produzioni di armi biologiche, questa volta in laboratorio, hanno il
"privilegio" sia nei confronti delle armi chimiche che di quelle nucleari di
essere decisamente meno costose e di operare stragi su vastissima scala, tanto
da essere state definite 'le bombe atomiche dei poveri'. Per fare un esempio "è
stimato che un grammo di tossina può uccidere 10 milioni di persone. Una forma
di forma purificata di tossina botulinica è quasi tre milioni di volte più
efficace del Sarin, un agente chimico nervino. Un missile SCUD pieno di tossine
botuliniche può colpire un'area di 3700 Kmq, un'area sedici volte più grande che
quella colpibile col Sarin. (…) Colpire un Kmq costerebbe 2000$ usando armi
convenzionali, 800$ usando armi nucleari, 600$ usando agenti chimici e solo 1$
usando agenti biologici."[26]
Tra
gli agenti chimici più utilizzati e conosciuti ci sono il Sarin, già citato, un
particolare gas nervino che paralizza il sistema nervoso e provoca la
contrazione del diaframma finché la vittima muore per soffocamento, l'Iprite
detto anche 'gas mostarda', che può provocare dai danni parziali come cecità ed
altro sino alla morte[27]
ed il XV, ultima generazione di gas nervino che porta rapidamente alla morte per
soffocamento.[28]
Sia il Sarin che l'Iprite vennero usati nella guerra Iran-Iraq e sono stati
abbondantemente utilizzati nella repressione della popolazione del Kurdistan
iracheno.
Il
gas nervino XV nacque invece nello Utah come insetticida.
Le
armi biologiche possono essere classificate in virus, batteri, rickttesia
(parassiti intracellulari umani), tossine e organismi geneticamente modificati.
I virus più noti sono l'Hanta, l'Encefalite Equina Venezuelana e l'Ebola (non a
caso molto diffuso in alcune zone di guerra africane), tra i batteri, invece,
annoveriamo il Vibrio Colera, la Yersinia Pestis, il Bacillus Anthracis ecc. Tra
gli organismi rickttesiani troviamo le maggiori cause del tifo, della febbre Q e
dell'endocardia cronica. Le due principali tossine sono il Botulinum e il
Clostridium perfringens, il primo causa di paralisi respiratoria ed asfissia,
mentre il secondo è causa della cancrena gassosa, ovvero della necrosi delle
estremità. Per quanto attiene agli OGM, quasi sempre si tratta di un mutante
degli organismi sopracitati tramite la tecnica del DNA ricombinato, la stessa
usata per produrre mais, soia, grano…transgenici.[29]
Non sarà certo un caso se alcune delle maggiori case produttrici di alimenti
geneticamente modificati sono le stesse responsabili dei concimi e dei pesticidi
atti a salvarli, nonché in passato anche responsabili della creazione di armi
batteriologiche e chimiche utilizzate in Vietnam, Afganistan ed in molte altre
località del globo terracqueo.
7. L'uranio
impoverito
In
questa fine-inizio millennio è salito agli onori delle cronache questo 'minerale
del disonore' come ipocritamente è stato definito da più parti, giacché se ci fu
qualcosa di disonorevole questo lo furono la guerra in Kossovo, la guerra in
Cecenia, la guerra in Kuwait, insomma tutte le guerre, gli stati e gli eserciti
che le produssero e le promuovono o, che senza prendervi parte, ne sono, solo
per il fatto di esistere, complici. Se ad oggi c'è qualcosa di disonorevole è il
fatto che costoro non siano scomparsi, ma anzi, ancora una volta, ci rammentano
il bene che hanno fatto ed occultino informazioni preziose alle domande
legittime di conoscenza di cui tutti avrebbero diritto. Secondariamente
l'ipocrisia maggiore risiede nella ricerca della verità quando essa, in maniera
nazionalistica e sciovinista, tocca i figli della madre patria, non certo quando
colpisce abitanti di altre regioni, città e luoghi lontani dai sacri confini
dello stato: ed è il caso dell'uranio impoverito.
Non
si era mai visto circolare tanto materiale scientifico a provare o
contro-provare tesi opposte, finte moratorie e quant'altro. Peccato, ancora una
volta, che si sapesse tutto da molto tempo e peccato, poi, che molte
informazioni circolassero al di fuori e contro le notizie di regime. Con il "si
sapesse tutto" non voglio certo essere presuntuoso o attestarmi su di un piano
di competenze scientifiche non mio, ma ciò che voglio affermare è che sino ad
ora è stata prodotta una notevole quantità di materiale scientifico di ottimo
livello sugli effetti dell'uranio impoverito, nonché sono tali e tante le
contraddizioni espresse dai settori d'impiego (governi, Nato, militari…) da
rendere inconfutabili le prove delle loro reiterate
colpevolezze.
Proviamo
prima a rispondere ad alcune domande.
·
Che
cos'è l'uranio impoverito?
"L'Uranio impoverito è lo scarto del trattamento a cui viene sottoposto l'uranio
presente in natura, al fine di ottenere combustibile utile per i reattori
nucleari di potenza o materiale esplosivo adatto alla costruzione di ordigni
nucleari. In natura esistono tre tipi ('isotopi') di Uranio: l'U-235
(fissile[30]),
l'U-238 (non fissile) e, in misura trascurabile, l'U-234. Dal minerale si estrae
Uranio in cui la percentuale dell'isotopo fissile è circa dello 0.7% Per gli
scopi sopra citati occorre 'arricchire' tale frazione mediante procedimenti
chimici. In particolare è necessario arrivare ad un arricchimento del 3% circa
in U-235 per il combustibile nucleare e del 90% e oltre per le bombe. L'Uranio
impoverito, o 'depleto' (DU) è il sottoprodotto di tale trattamento ed è dunque
costituito nella sua quasi totalità di U-238."[31]
·
Cosa
succede quando esplode?
"Quando un penetratore all'uranio impoverito impatta su un obiettivo, o quando
un tank con corazzatura all'uranio o munizioni al DU prende fuoco, parte
dell'uranio impoverito brucia e si ossida in piccole particelle. I penetratori
all'uranio impoverito che non colpiscono l'obiettivo possono rimanere nel suolo,
essere sepolti o rimanere sommersi nell'acqua. Questi penetratori 'spenti' si
ossideranno nel corso del tempo, disgregandosi in polvere di uranio (…) Un
memorandum datato 8 marzo 1991 inviato alle unità nella regione del Golfo
Persico dall'US Army Armament, Research, Developement and Engeneering Center
(ARDEC) sintetizzava quattro rapporti prebellici che avevano studiato le
particelle DU create dagli impatti: 'L'aerosol di ossido di DU formato
dall'impatto dell'DU sulle corazze ha un'alta percentuale di particelle
respirabili (dal 50 al 96%), e una percentuale apprezzabile di queste particelle
sono facilmente solubili nei fluidi polmonari (dal 17 al 48%).' (…) Un
manuale di addestramento sulle munizioni DU dell'US Army Chemical School,
completato nell'ottobre 1995 dice che: 'E' molto probabile che venga contaminato
chi respira senza protezione quando munizioni DU colpiscono e penetrano nel suo
tank…Altro personale che potrebbe essere contaminato da polvere di uranio
comprende il personale di soccorso, quello medico, i gruppi di recupero (…) Nel
febbraio del 1980 una corte dello stato di New York ha ordinato alla
National Lead di cessare la produzione di munizioni DU perché essa superava
regolarmente il limite di radioattività in emissioni gassose dello Stato di 150
microcurie al mese. I 150 microcurie corrispondono ad un rilascio mensile di 385
grammi di polvere di uranio. Per confronto, l'ammontare di Uranio impoverito
rilasciato nel gennaio e febbraio 1991 in Kuwait, Arabia Saudita, e Iraq
superava di 700.000 volte quello emesso dall'impianto della National Lead.
L'impianto chiuse nel 1983 e sta ora venendo decontaminato e
smantellato."[32]
Nel
Kossovo sono stati sparati almeno 31.000 proiettili all'Uranio
impoverito.
·
Quali
sono gli effetti sull'essere umano?
"Nel momento in cui la particella si insedia in una determinata parte
dell'organismo provoca immediatamente un effetto cellulare dagli esiti
certamente negativi. Per capirci, le particelle vanno a finire in contatto con
l'informazione del nucleo, ovvero direttamente nel codice genetico, modificando
il quale si può assistere ad effetti di mutazione sui geni, sui cromosomi, sulle
molecole del DNA. E i possibili effetti di un'informazione genetica alterata
sono tristemente noti: tumori, leucemie e quant'altro, compresa la trasmissione
di un carico genetico alterato sulle generazioni future."[33]
Dalla famigerata guerra del Golfo ad oggi si calcola che siano almeno 100.000 i
soldati americani colpiti da forme patologiche connesse alla guerra chimica e
batteriologica, con danni molto spesso riscontrabili sia nei pater che vengono
infettati sia nei figli/e nati/e con patologie molto gravi.[34]
Se a costoro, 'vittime-colpevoli' (militari) o ai loro figli/e (vittime
innocenti) aggiungessimo le centinaia di migliaia di donne, uomini e bambini
Iracheni (65% di tumori e malformazioni congenite in più dopo la guerra) e poi
kosovari, serbo-bosniaci, ceceni… scopriremmo che le nuove guerre 'umanitarie'
provocano distruzioni e danni in tempi lunghi, se non lunghissimi: alcuni
studiosi affermano che le possibilità di permanenza dell'uranio impoverito siano
calcolabili intorno ai 450 milioni di anni, altri ancora sostengono che si possa
arrivare a 4,5 miliardi di anni. Diventa allora sempre più falso chiedersi
'quante vittime fa una guerra?', giacché per essere sinceri dovremmo chiederlo
ai nostri pro-pro-pro…nipoti.
·
Cosa
dice la legislazione italiana?
"Gli effetti nocivi dell'uranio impoverito (…) erano noti in Italia, dove
l'ennesima smentita alle affermazioni di presunta ignoranza delle nostre
autorità politiche arriva addirittura dalla legislazione della Repubblica, che
in un'apposita legge (DL 17 marzo 1995,
n.230, pubblicata dal Supplemento ordinario della Gazzetta Ufficiale n.136 del
13 giugno 1995) mette in guardia dal famigerato U-238 (…) La legge in
questione di cui dà notizia l'ultimo saggio del 'Comitato scienziate e
scienziati contro la guerra', cita espressamente il DU e lo classifica tra i
nuclidi radioattivi, sebbene nel gruppo 'a debole radiotossicità'. ' Tutto
dipende quindi dalla quantità, dalla concentrazione, dalle modalità e dai tempi
di esposizione' ci informano gli autori dell'articolo rivelazione. ' In
particolare, la stessa legislazione prevede, nel caso del nuclide U-238, che la
presenza di esso rientri nel campo di applicazione della legge (quindi non sia
trascurabile), qualora la quantità totale di radioattività del materiale superi
10 (4) Bq e che l'attività specifica sia superiore a1 Bq/grammo – concludono gli
esperti – è sufficiente la presenza di una frazione di grammo di Du per
rientrare nel campo di applicazione della legislazione italiana di
radioprotezione.'"[35]
·
Un
po' di cronistoria sulle menzogne.
La
storia dell'uranio impoverito
a cura di PeaceLink [36]
12/03/1978
Il Pentagono annuncia la produzione di proiettili con uranio impoverito
05/02/1980
La NL Industries Inc., produttrice di proiettili e contrappesi con uranio
impoverito, viene chiusa perché ha violato i livelli di emissione di radiazioni
ammessi negli U.S.A.
05/01/1981
I lavoratori della Tennessee Nuclear Specialties (un produttore di munizioni
all'uranio impoverito) iniziano uno sciopero per motivi di sicurezza e salute
sul lavoro. Lo sciopero durerà un anno e la vertenza proseguirà in tribunale.
14/03/1988
L'esercito statunitense annuncia la produzione di carri armati M1A1 con
rivestimento in uranio impoverito
20/12/1989
Durante l'invasione di Panama, gli U.S.A. sperimentano molte armi e
tecnologie nuove, si sospetta anche l'uranio impoverito
Luglio
1990
Un
rapporto della Science Applications International Corporation descrive i rischi
radiologici ai quali sono esposti i soldati sul campo di battaglia se respirano
polvere di uranio impoverito
Tra
Gennaio e Febbraio 1991
Durante
la guerra del Golfo 286 tonnellate di uranio impoverito vengono rilasciate in
Kuwait, Iraq, Arabia Saudita
07/03/1991
Il
Maggiore Woodard prepara delle raccomandazioni sul rischio di contaminazione con
uranio impoverito da comunicare ai militari impegnati nella guerra del Golfo.
Non verranno mai diffuse.
Luglio
1991
Tre tonnellate di uranio
impoverito vengono rilasciate nell'ambiente a causa dell'incendio del deposito
di munizioni della base di Doha, in Kuwait
10/11/1991
Il giornale inglese Indipendent rivela un rapporto segreto dell'Atomic
Energy Authority che prevede 500.000 morti come conseguenza della contaminazione
con uranio impoverito durante la guerra del Golfo
04/10/1992
Un Boeing 747 cade sul quartiere Bijlmer di Amsterdam; trasportava 282 kg di
uranio impoverito come contrappeso, di cui solo 130 kg furono stati recuperati,
i restanti 152 bruciarono e si dispersero nell'aria
Gennaio
1993
Il Congresso chiede
all'esercito statunitense di studiare le conseguenze dell'uso dell'uranio
impoverito sulla salute e sull'ambiente
Marzo
1993
Nasce negli U.S.A. la rete dei cittadini contro l'uranio impoverito (DU
Citizens' Network)
Marzo
1993
Entrano in servizio i missili Tomahawk Block III, la cui testata WDU-36
include circa 3 Kg di uranio impoverito
05/08/1994
e 22/09/1994
La
Nato bombarda la Bosnia con proiettili all'uranio impoverito
Febbraio
1995
Damacio
Lopez pubblica "Friendly Fire", un rapporto sulle munizioni all'uranio
impoverito e i conseguenti rischi per la salute umana
Giugno
1995
Il
documento richiesto dal Congresso all'esercito statunitense viene completato ma
non pubblicato.
Tra
il 29/08/1995 e il 14/09/1995
La
Nato bombarda la Bosnia con proiettili all'uranio impoverito
16/01/1996
Viene rivelato dalla DU Citizens' Network il rapporto dell'esercito
statunitense fino allora tenuto nascosto, "Health and Environment Consequences
of Depleted Uranium Use in the U.S. Army". Nel rapporto si legge: "Se l'uranio
impoverito entra nel corpo umano, può creare generare gravi conseguenze per la
salute, con rischio sia chimico che radiologico."
29/08/1996
La Sotto-Commissione dell'ONU per la Prevenzione della Discriminazione e per
la Tutela delle Minoranze approva una risoluzione per la messa al bando della
produzione e dell'uso di armi all'uranio impoverito
Dicembre
1996
Il Comitato Consultivo
Presidenziale sulla Sindrome del Golfo pubblica un rapporto nel quale dichiara
lo stress come causa principale della malattia ed esclude ogni forma di
contaminazione, compreso l'uranio impoverito
Febbraio
1997
Un giornale giapponese rivela che gli Stati Uniti hanno sparato proiettili
all'uranio impoverito nel 1995 e nel 1996 su un'isola inabitata al largo di
Okinawa. Gli U.S.A. chiedono scusa ed effettuano una bonifica.
28/03/1997
Viene
pubblicato "Depleted uranium: the stone unturned", un rapporto sull'esposizione
alla contaminazione nucleare da parte dei veterani della guerra del Golfo.
Scritto da Dan Fahey per la DU Citizens' Network.
Maggio
1997
L'International Action Center pubblica "Depleted Uranium: the Metal of
Dishonor"
Giugno
1997
Dr. Doug Rokke, ex-direttore dell'US Army's Depleted Uranium Project, accusa
il Pentagono di nascondere le malattie dei veterani della guerra del Golfo
causate dall'uranio impoverito
Ottobre
1997
Esce "Deadly bullet of Desert Storm", un documentario sull'uso dell'uranio
impoverito nella guerra del Golfo
06/07/1998
Uno studio di alcuni ricercatori mostra la significativa formazione di
cellule tumorali come conseguenza dell'esposizione ad uranio impoverito
03/12/1998
Si svolge a Baghdad la conferenza sulle conseguenze per l'ambiente e per la
salute dovute all'uso di uranio impoverito da parte degli Stati Uniti e del
Regno Unito
Dicembre
1998
Padre Benjamin incontra Mattarella (allora vice presidente del Consiglio) e
gli espone i problemi causati dall'uranio impoverito in Iraq;
Dal
16 al 19 Dicembre 1998
Gli U.S.A. bombardano l'Iraq con 400 missili Tomahawk
24
Marzo - 10 Giugno 1999
La
Nato bombarda il Kosovo e la Jugoslavia con proiettili all'uranio impoverito e
missili Tomahawk
Aprile
1999
La Marina Militare statunitense spara per errore diverse centinaia di
proiettili con uranio impoverito a Vieques (Porto Rico), nella zona popolata al
di fuori del poligono di tiro
Maggio 1999
PeaceLink
pubblica il "Dossier sull'utilizzo dell'uranio impoverito"
17/05/1999
Il Generale Marani (portavoce militare della Nato) dichiara che i proiettili
all'uranio impoverito "non comportano alcun rischio" e che il loro livello di
radioattività "non è superiore a quello di un orologio".
Giugno
1999
Padre Benjamin consegna a tutti i parlamentari italiani un rapporto sugli
effetti dell'uranio impoverito in Iraq e in Kossovo
Giugno
1999
Il contingente italiano della Kfor prende posizione nel Kossovo occidentale
Luglio
1999
Il Landau Center di Como invia alla Commissione Esteri uno studio
scientifico che ipotizza l'insorgere di 1.620 tumori per ogni proiettile
all'uranio impoverito sparato
09/09/1999
Muore di leucemia all'ospedale di Cagliari il caporal maggiore Salvatore
Vacca, che aveva svolto servizio in Bosnia nel 1998
Ottobre
1999
Viene pubblicato il Rapporto UNEP sui potenziali effetti sulla salute umana
derivanti dall'uso di uranio impoverito.
14/10/1999
Kofi Annan chiede alla Nato di fornire informazioni sull'uso di uranio
impoverito in Kossovo
22/11/1999
Dopo cinque mesi dall'inizio della missione, il Ministero della Difesa
rilascia una nota informativa su come i soldati devono comportarsi per evitare
contaminazione
07/02/2000
La Nato conferma di aver sparato circa 31.000 proiettili (8.400 kg) sul
Kossovo e fornisce delle indicazioni approssimative sui luoghi colpiti
06/05/2000
Lo Stato Maggiore dell'esercito dirama ai comandi un documento in cui si
legge che il contingente italiano in Kossovo "può essere definito soggetto a
rischio di contaminazione da uranio impoverito".
06/11/2000
Muore per una leucemia fulminante Salvatore Carbonaro, aveva fatto parte dei
contingenti nei Balcani nel '97 e nel '98
17/12/2000
Il Comando militare della Sardegna assicura che nelle basi sarde non si usa
uranio impoverito
21/12/2000
Solo ora, dopo cinque anni, la Nato conferma al Ministero della Difesa
italiano di aver sparato 10.800 proiettili sulla Bosnia nel 1994-95, equivalenti
a 2927 kg di uranio impoverito
29/12/2000
Secondo un'anticipazione del nuovo rapporto UNEP, su 11 siti analizzati in
Kossovo otto risultano contaminati.
Molte
altre domande andrebbero, a questo punto, a toccare il nocciolo delle questioni,
ovvero dovrebbero rispondere ai perché del militarismo, delle guerre, dell'odio
etnico, dello sfruttamento capitalistico eccetera, eccetera. In parte credo di
fornito nei primi due capitoli alcune possibili risposte, incomplete proprio
perché trattano di un argomento specifico: ci sarebbero molti altri punti da
valutare ed approfondire, ma su uno, di cui ho già accennato nel capitolo sulla
produzione e commercio di armi, vorrei tornarci sopra. Ed è la questione legata
agli interessi sul riciclaggio delle scorie radioattive. In un bel articolo
comparso su "il manifesto" del 10 gennaio '01[37],
Sergio Finardi racconta la storia della British Nuclear Fuels plc (Bnfl), un
colosso che gestisce in tutto il mondo, anche tramite la sua sussidiaria
statunitense Bnfl Inc., la ripulitura, il trattamento dei siti devastati dalla
produzione nucleare militare della guerra fredda, nonché il riciclaggio, il
riposizionamento e la trasformazione dei rifiuti degli impianti commerciali per
la produzione di energia nucleare. Due società, ovvero la Manufacting Sciences
Corporation, ora acquisita dalla Bnfl Inc. e la Starnet Corporation[38],
che ha clienti quali la LocKheed Martin e la United States Enrichment Corp,
leader mondiale nella fornitura di uranio arricchito, forniscono prodotti alle
industrie americane che costruiscono proiettili all'Uranio impoverito. Queste
società sono lautamente finanziate, sorrette e politicamente appoggiate dai
governi Britannico e Statunitense: ci si potrebbe infine chiedere se questi
interessi collidano o meno con la messa al bando dell'Uranio impoverito, ma ci
caleremmo nella retorica più pura.
8. La legge 185/90: "Nuove norme
sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di
armamento".
Di
recente, ovvero nel 1990, l'Italia si è dotata di una normativa, a detta di
alcuni tra le più coraggiose del mondo, che norma il traffico di armamenti tra
lo stivale ed il resto del mondo. In sintesi la suddetta legge fissa alcuni
criteri di principio a cui l'esportazione di armi deve "inevitabilmente"
attenersi. Vedremo poi come queste norme vengano agevolmente aggirate e come il
contesto internazionale renda perlopiù irrilevanti i riferimenti all'articolo 11
della Costituzione Italiana. I criteri a cui si informa questa legge sono
sostanzialmente tre:
1.
Innanzitutto subordina le scelte sui trasferimenti di armi alla politica
estera e di sicurezza dello stato Italiano, alla Costituzione Italiana e ad
alcuni principi del diritto internazionale.
2.
Introduce un sistema di controllo da parte del governo, prevedendo chiare
procedure di rilascio di autorizzazioni suddiviso in tre
fasi:
·
La
prima fase prevede l'iscrizione al registro nazionale delle imprese operanti nel
settore degli armamenti che viene comunicata al ministero della Difesa.
L'iscrizione va rinnovata ogni anno.
·
La
seconda fase stabilisce l'obbligo di comunicare al ministro degli Affari esteri
e al ministro della Difesa l'inizio delle trattative contrattuali per
l'esportazione, importazione e transito di materiali di armamenti. La legge
stabilisce che entro 60 giorni, il ministro degli Esteri, d'intesa con il
Ministro della Difesa, può vietarne la prosecuzione. Nel caso di operazioni
commerciali con paesi NATO o UEO basta la semplice comunicazione al ministero
della Difesa, il quale nel più breve termine di 30 giorni, può disporre
condizioni o limitazioni alla conclusione delle
trattative.
·
La
terza fase concerne l'autorizzazione alle esportazioni e fa capo al Ministero
degli Esteri, il quale di concerto con il Ministero delle Finanze, deve decidere
entro il termine di 60 giorni.
3.
Recepisce le istanze di trasparenza interna ed esterna emerse in sede
ONU. La legge, poi, vieta esplicitamente la costruzione di armi nucleari,
chimiche e biologiche.[39]
La
legge 185/90 fissa oltre che i criteri anche i seguenti divieti alle
esportazioni di armi:
·
Divieto
di esportazione verso i paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i
principi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite
·
Divieto
di esportazione di armi verso paesi la cui politica contrasti con l'articolo 11
della Costituzione, ovvero verso paesi che si dimostrino propensi ad utilizzare
le armi per aggredire altri popoli o per risolvere le controversie
internazionali.
·
Divieto
di esportazione verso cui sia stato dichiarato l'embargo totale o parziale delle
forniture belliche da parte delle nazioni Unite
·
Divieto
di esportazione verso paesi i cui governi sono responsabili di accertate
violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti
dell'uomo;
·
Divieto
di esportazione verso paesi che destinino al proprio bilancio militare risorse
eccedenti le esigenze di difesa del paese.[40]
Con
una legge a maglie così strette, l'Italia dovrebbe essere in testa nel rispetto
del codice deontologico della vendita di armi nel mondo. A mio parere, la
situazione è decisamente più complessa e tale complessità nasce primariamente
dai principi giuridici a cui si conforma questa legge per finire poi negli
espedienti tecnici che di volta in volta possono essere scoperti per aggirarla.
1.
Veniamo
alle questioni di principio: ritengo che sia assai irrilevante sapere che una
nazione venda armi ad altre nazioni rispettose dei diritti umani, dato che
all'interno dell'idea di diritti umani alcune condizioni non trovano posto: gli
Stati Uniti d'America, la Russia… applicano all'interno del loro ordinamento
giuridico la pena di morte, così come all'interno degli stati liberali europei
sono innumerevoli le condizioni di abuso e di sopraffazione di criteri giuridici
a garanzia dei condannati o dei carcerati che lo stesso sistema si è dato: per
fare un esempio nostrano la legge Turco-Napolitano ha istituito i centri di
permanenza temporanea, dei veri e propri lager di stato dove vengono rinchiuse,
in attesa di essere espulse, delle persone colpevoli di avere violato un atto
amministrativo, ovvero di non avere un documento valido di espatrio. Se poi
dovessimo fare un tour carcerario in Turchia[41]
o in altri stai garanti delle condizioni umane, ci renderemmo conto di quanto
sia aleatorio il concetto stesso di 'diritti umani'. Sappiamo anche che lo
sfruttamento capitalistico, la povertà, l'indigenza ecc non vengono contemplati
tra tali diritti, ma vengono posti come necessità, triste forse solo per alcuni,
della libera competizione nel mercato mondiale.
2.
Un
elemento che la suddetta legge non tocca sono le cosiddette joint-venture tra ditte italiane e ditte
di altri paesi con le quali collaborano, i quali paesi sono 'esenti' da vincoli
particolari nella vendita di armi. L'Alenia Finmeccanica collabora con la Bae
per la costruzione di Tornado, per la costruzione di un programma missilistico
PAAMS, per la costruzione di un programma missilistico anticarro e con altre
case americane e tramite l'Augusta lavora per la costruzione di elicotteri di
guerra. Gli esempi sono ovviamente limitati. Vorrei ricordare, a questo
proposito, che l'Augusta, tramite queste joint-venture vendeva contemporaneamente
elicotteri da guerra sia al Perù di Fujimori, noto per il profondo rispetto dei
diritti umani che alla Turchia di cui ho già detto.
3.
Nella
produzione e nel commercio delle armi leggere le maglie dei controlli sono
pressoché inesistenti, perché la commissione europea si occupa solo di grossi
contratti, ovvero quelli da oltre un miliardo di franchi e può trattare sino a
700 casi ogni mese ed 'i contratti sulle armi leggere sembrano meno importanti e
perciò sono meno soggetti a controlli minuziosi."[42]
:
"il rapporto sull'applicazione del codice[43]
ha segnalato per l'anno 1999 e per l'insieme dei paesi dell'Unione europea 221
rifiuti rispetto a 30mila autorizzazioni!"[44]
4.
Le
joint-venture che esistono nella
produzione di 'armi pesanti' sono ancora più sviluppate e rodate nel settore
delle armi leggere: per fare un altro esempio europeo, il governo anglosassone
aveva vietato l'esportazione di mitragliatori Mp5, prodotti dall'Inglese Heckler
& Koch, al governo indonesiano. Di fatto , la società nazionale Turca Mkek,
è in grado di produrre le stesse armi grazie ad una convenzione economica
stipulata dalle due società nel 1998. Non avendo la Turchia alcun vincolo etico
all'esportazione di armi verso chicchessia, gli Mp5 raggiunsero tranquillamente
la loro destinazione: l'Indonesia.[45]
5.
L'articolo
11 della Costituzione Italiana, quello che fa riferimento all'uso puramente
difensivo delle forze armate, mi sembra, credo a ragione, carta straccia e non
solo da oggi.
6.
L'ONU
non differisce come strumento politico dalle ragioni belliche dell'Alleanza
Atlantica e di tutte le forze statuali che abbiano un peso geo-politico e
militare di rilievo: non a caso la Cina non è stata iscritta nel Registro dei
paesi che violano i diritti umani.
7.
L'ONU
ogni anno è tenuto ad esprimere in via ufficiale un parere sulla violazione dei
diritti umani: quando ciò non accade in via formale il paese che l'anno prima
era messo all'indice per l'esportazione di armi, rientra a pieno titolo nei
pater commerciali dell'Italia. E' stato il caso dell'Indonesia verso cui venne
attuato il blocco pressoché totale dell'export di armi nel 1996, per poi
riprendere vigorosamente nel 1997 (2,7 miliardi di lire) dal momento che mancò
un'esplicita condanna da parte dell'ONU, non mancarono certo le torture, le
condanne a morte ecc.[46]
Non solo, ma nel febbraio 1997 l'allora ministro della difesa Beniamino
Andreatta si recò in visita a Giacarta ove stipulò un accordo di cooperazione
militare e commerciale (di armi) con il governo indonesiano. "Si è assistito,
nel corso di questi anni, ad una sorta di riforma non sempre trasparente,
effettuata mediante atti sub-legislativi, che, talvolta basandosi sul margine
dello stesso legislatore, talvolta forzando la lettera e lo spirito della legge,
ha contribuito ad allargarne le maglie, a ridurne il campo di applicazione e ad
attenuarne il campo di applicazione e ad attenuarne il rigore e la portata
innovativa." Così si esprime Chiara Bonaiuti[47]
a proposito delle delibere del CISD , l'organo interministeriale deputato,
secondo la legge, a indicare direttive generali e a definire la lista dei paesi
sottoposti a divieti.
8.
Esiste
poi il capitolo delle pressioni politiche e del rischio di perdite di posti di
lavoro nel settore militare: lo ha raccontato Achille Lodovisi[48]
a proposito del caso Ocalan. "L'Augusta ha in corso con la Turchia un contratto
per diverse migliaia di miliardi di lire per la produzione di elicotteri. (…) Il
meccanismo funziona così: il governo turco indice la gara, i fornitori si
presentano e poi lo stesso Governo, titolare unico della domanda, decide chi
ammettere alla selezione finale. La lobby dell'Augusta durante il caso Ocalan
temeva di non rientrare nel famoso novero delle aziende che alla fine dovevano
giocarsi la gara. Il governo turco ha quindi potuto fare un 'gioco delle tre
carte' facendo credere di escludere l'Augusta, la lobby ha fatto pressioni, il
Governo italiano ha avanzato la teoria della perdita di posti di lavoro, quello
turco ha tergiversato, Ocalan è stato espulso."
Si
potrebbe concludere affermando che "la ragion di stato non coincide mai, neppure
nelle cosiddette democrazie, con le ragioni della libertà e del rispetto dei
diritti umani.
Le
convenzioni internazionali, le condanne formali delle violazioni sono, nel
migliore dei casi, fumo negli occhi dell'elettorato, nel peggiore, pretesto per
ancora maggiori violazioni quali le 'guerre umanitarie'. "[49]
9.
Le banche armate.
Le
aziende italiane che producono e commercializzano armi si appoggiano per le loro
transazioni finanziarie alle banche presenti sul territorio nazionale. A farla
da padrone sono un ristretto numero di istituti bancari, che, invertendo la top
ten ogni anno, si aggiudicano comunque i maggiori affari nel settore della
transazione economica militare . Facciamo un po' di nomi e cognomi[50]:
1°
Unicredito Italiano
(Cariverona, CRT, Cassamarca): megacontratto da 1200 miliardi di lire con gli
Emirati Arabi Uniti per la fornitura di apparecchi elettronici per
l'aeronautica. Titolare è l'Elettronica spa di Roma.
2°
Banca Intesa
(Comit, Cariplo e Banco Ambrosiano Veneto): importi autorizzati per 363,1 ed
importi segnalati per 230 miliardi. L'Ambroveneto continua ad incassare per
conto dell'Augusta i pagamenti per gli elicotteri venduti alla Turchia ed al
Perù.
3°
San Paolo-Imi:
importi autorizzati per 151,6 miliardi e per importi segnalati di 137 miliardi.
Attraverso il San Paolo passano i pagamenti del Brasile per la fornitura di 50
missili superficie-aria, gli Aspide (Alenia-Finmeccanica).
4°
La Banca di Roma:
101,1 miliardi di importi autorizzati e 77 miliardi di importi segnalati. La
Banca di Roma sostiene la Sepa spa nelle operazioni per la fornitura da 30
miliardi si sistemi di automazione della propulsione navale del
Venezuela.
5°
La Banca Nazionale del Lavoro:
94,1 miliardi di importi autorizzati e 10 miliardi di importi segnalati. La BNL
ha sostenuto la vendita di 5000 mitragliatrici Beretta all'Algeria (in barba
alla 185/90) per un importo di 2 miliardi ed 875 milioni e dei veivoli 'senza
pilota' Miraci della Meteor.
In
crescita vi sono anche la Banca Popolare di Brescia (con oltre 24 miliardi di
importi autorizzati) e la Banca Nazionale dell'Agricoltura (24,4 miliardi di
importi autorizzati).
Come
afferma puntualmente Francesco Terreri[51]
"il ruolo delle banche nel commercio internazionale delle armi non è puramente
accessorio. Prima ancora che per motivi oscuri, la necessità dei produttori,
commercianti e compratori d'armi di appoggiarsi alle banche, meglio se grandi ed
efficienti, deriva da 'normali' esigenze commerciali: presenza internazionale,
fluidità e sicurezza nei pagamenti, possibilità di avere anticipi e crediti. Ma
risono alcune caratteristiche del sistema bancario attuale che risultano
particolarmente interessanti per i produttori e i commercianti d'armi, sia per
una fornitura legale che, a maggior ragione, per le operazioni illegali (…): da
qualche decennio si è sviluppata una rete bancaria e finanziaria offshore, espressione che significa 'al
largo', al largo dalle coste cioè su qualche isola, ma soprattutto al largo dai controlli
(…)Nelle isole Cayman dei carabi, ad esempio, sono presenti 32.000 società, 47
delle 50 maggiori banche mondiali e 500 banche minori, con depositi per circa
460 miliardi di dollari, 900 fondi di investimento e 400 compagnie di
assicurazione. E il motivo di questo affollamento è solo in parte di natura
fiscale… Il segreto bancario è più tutelato e gli obblighi di trasparenza sono
quasi inesistenti. Per transazioni come quelle in armamenti la riservatezza è un
grande pregio."
10.
La N.A.T.O.
Ogni
capitolo presente in questo mini-dossier avrebbe bisogno di essere trattato e
sviluppato autonomamente, tali e tante sono le informazioni e gli
approfondimenti di cui ogni argomento e tanti altri non toccati, avrebbe
bisogno. Per la Nato si pone, a maggior ragione, lo stesso problema. Il mio
intento sarà, quindi, quello di affrontare alcuni temi che mi paiono centrali.
Il primo è quello relativo al nuovo assetto geopolitico dell'Alleanza Atlantica,
l'allargamento ad Est e la recente guerra balcanica. A cascata, darò alcune
informazioni sulla presenza NATO in Italia e sulle vicende legate alla sovranità
limitata territoriale.
·
"La
sicurezza dell'Alleanza è minacciata da eventi che hanno luogo al di là dei
confini geografici della NATO. Per l'Alleanza l'occasione o la necessità di
intervento possono scaturire al di fuori di questi confini. Sebbene tali
interventi tutelerebbero principalmente gli interessi nazionali dei paesi
coinvolti, l'Alleanza deve preoccuparsi di quegli eventi che al di fuori dei
suoi confini potrebbero interferire sulla sicurezza del territorio di influenza
della NATO."[52]
In
questa breve citazione del manuale di guerra ad uso dei militari statunitensi,
risiede parte di una più importante conoscenza sulle nuove strategie imperiali
della NATO in generale e degli U.S.A. in particolare: "impedire collusioni e
mantenere tra i vassalli la dipendenza in termini di sicurezza, garantire la
protezione e l'arrendevolezza dei tributari e impedire ai barbari di stringere
alleanze."[53]
Per capire meglio quanto appena accennato occorre tornare indietro di qualche
anno, ovvero ai giorni 11 e 12 gennaio del 1994, in occasione dell'iniziativa
"Patnership for Peace", proposta a Bruxelles dal vertice dell'Alleanza Atlantica
a tutti paesi che avevano partecipato ad attività di cooperazione in ambito
militare e che facevano parte dell'OCSE. Questa proposta andava ad incidere in
un programma di parternariato politico e militare tra i paesi aderenti alla NATO
ed i paesi 'confinanti' o interessati ad una possibile collaborazione.
Sottostante a questa logica strategica vi era e vi è la necessità di creare una
situazione di potere, in forma assolutamente unidirezionale dal momento che a
questi paesi non era consentita la membership, ma solo la partnership, ovvero
gli oneri e non i 'privilegi', della NATO in modo tale da aprirli alle
informazioni sensibili, da condizionarli nella pianificazione, nella struttura e
negli assetti (con la standardizzazione e l'interoperabilità) e nelle attività
di budgeting.[54]
Importanti a questo proposito sono tutte iniziative di collaborazione che
prenderanno piede a partire dal 1994 nei settori della ricerca, della produzione
e della commercializzazione di armamenti tra ex-nemici.[55]
Per
ottenere questo risultato diveniva fondamentale per gli statunitensi non perdere
il controllo effettivo sull'Alleanza a discapito della costituzione di blocchi
politico-militari nuovi (Europa) in grado di controbilanciare il peso degli USA.
Si è dato il via in questo modo a due operazioni tra loro fortemente connesse:
1.
Creazione
di un nuovo asse tedesco-polacco, che consentisse un allargamento questa volta
di effettiva membership, ai tre paesi ex Patto di Varsavia, in grado di
costituire un nuovo blocco orientale a ridosso della Russia: Polonia, Repubblica
Ceca ed Ungheria, con possibili sviluppi di collaborazione privilegiata con
l'Ucraina. La Germania è garanzia di fedeltà atlantica e gli Stati Uniti sono
facilitatori dell'espansione imperiale ad est dello stato
tedesco.
2.
Ufficializzazioni
delle missioni 'fuori area' (dei paesi NATO si intende), che segna il definitivo
abbandono del concetto di sicurezza primaria a favore di un orientamento di tipo
egemonico o
neo-imperiale.
Il
recente documento del National Security Council, nel classificare gli interessi
nazionali americani, distingue tra tre differenti
categorie:
1.
interessi
vitali;
2.
interessi
di importanza nazionale;
3.
interessi
umanitari ed altri interessi.
Gli
interessi di importanza nazionale non mettono direttamente a repentaglio la
sicurezza degli USA, ma incidono su quella che loro definiscono come 'national
well-being', ovvero come benessere nazionale. Tra di essi sono compresi anche le
attività commerciali di rilievo e gli approvvigionamenti di tipo energetico.
Ecco spiegati i motivi delle 'ingerenze umanitarie' in Kuwait, Bosnia, Kosovo,
Timor Est eccetera. Non a caso sono gli stessi statunitensi a classificare le
guerre appena ricordate nel secondo gruppo e non nel terzo.
"
Questo orientamento può essere così sintetizzato: semplificare il panorama
strategico rimodellando le regioni nevralgiche che orlano Eurasia, tenere sotto
controllo il rimland, promuovere il
pluralismo geopolitico (cioè balcanizzarle), impedire che diano luogo ad
egemonie locali (nella nuova Europa centro-orientale, come nei Balcani, nel
Golfo Persico e nell'Asia orientale), proiettare la forza 'From the sea' sui
litorali e sull'entroterra per intervenire in funzione di prevenzione e
deterrrenza, di controllo delle crisi e di gestione dei conflitti. Ben lontani
dall'orizzonte della pura amministrazione di un mondo liberato dalla guerra
fredda, questi obiettivi corrono, come verso un baratro alla ricerca del
primato. Ma, come avvertono due prudenti studiosi: "Primacy is therefore a virtual invitation to
struggle".[56]
(La supremazia è oltretutto un invito virtuale a
combattere.)
Si
può a ragione affermare che "gli interventi di questi anni della NATO nella
ex-Jugoslavia – considerati come un continuum logico e non come una serie
disordinata e caotica di aggiustamenti successivi come vorrebbe la vulgata
dominante – paiono rispondere ad un bisogno di autolegittimazione che si basa
sul principio della riproducibilità dell'intervento armato come regolatore dei
conflitti una volta innescato un processo di reazione iniziale."[57]
Nulla
da stupirsi, quindi, se il Kosovo rientra a pieno titolo negli interessi
nazionali americani ed europei, mentre la Cecenia no, o meglio, sarebbe più
corretto dire che il non- intervento nella Russia rappresenta comunque una
difesa degli interessi nazionali, così come lo fanno i non-interventi in
Kurdistan, in Tibet, in Palestina e via dicendo.
·
La
presenza militare americana in Italia. Mappe di guerra[58]
L'Italia
è un'enorme piattaforma che gli americani usano dalla fine della seconda guerra
mondiale per "proiettare" la loro presenza in Nord Africa, in Medio Oriente e
nell'Est Europa, oltre, naturalmente, che per influenzare (sarebbe meglio dire
intimidire) la politica interna italiana. In questo articolo cerchiamo di
fornire un quadro sufficientemente dettagliato e aggiornato del potere militare
americano in Italia. Il quadro che ne esce è impressionante. E' necessaria
comunque una precisazione: non esiste una distinzione chiara tra basi USA e basi
NATO con presenza americana. E' infatti difficile determinare se e a quale
titolo le basi, installazioni, infrastrutture presenti nel territorio italiano
siano riconducibili alla NATO oppure siano legate ad accordi bilaterali Italia -
Stati Uniti. Detto in altri termini: tutte le installazioni gestite dagli
americani sono al tempo stesso comandi o infrastrutture della NATO e delle forze
armate statunitensi. Questa ambiguità fa sì che non si sappia mai con certezza
chi dovrebbe esercitare la sovranità su queste installazioni: gli americani o
gli italiani.
I
militari americani in Italia nel 1993 erano circa 15.000 in gran parte
concentrati nelle basi di Camp Ederle, Aviano, Camp Darby, Napoli, Sigonella e
S. Vito dei Normanni. Probabilmente negli ultimi anni il loro numero è
aumentato, ma non abbiamo informazioni esatte su questo punto. Nel 1998 fonti
americane riferivano della presenza in Italia di 25/30 testate atomiche,
"ospitate" nelle basi di Aviano e Ghedi (gli ordigni nucleari americani in
Italia erano circa un migliaio negli anni '60 e '70 e circa 550 nel 1985).
Passiamo
ora alla dislocazione territoriale della presenza militare USA.
La
base aerea di Cameri (NO) è utilizzata dagli aerei NATO, mentre nel vercellese
(loc. Candelo Masazza) c'è una base addestrativa usata dalle forze aeree e
terrestri della NATO.
Il
porto di La Spezia è una base NATO dove fanno abitualmente scalo unità navali
americane. A S. Bartolomeo (SP) ha sede il centro ricerca NATO per la guerra
sottomarina. A Finale Ligure (SV), centro di telecomunicazioni dell'US Army.
A
Ghedi l'Aeronautica militare americana (USAF) ha un proprio distaccamento con
stazione di comunicazione e deposito di bombe nucleari. L'USAF ha una propria
base aerea anche a Montichiari (BS).
A
Camp Ederle (VI) c'è il quartier generale della NATO e il comando della SETAF
(Southern European Task Force) dell'US Army (esercito americano) che controlla
le forze americane presenti in Italia, Turchia e Grecia. In questa base sono
operative le forze di combattimento terrestri che gli americani tengono
normalmente in Italia: un battaglione aviotrasportato, un battaglione di
artiglieri con capacità nucleare, tre compagnie del genio. A Camp Ederle c'è
anche un'importante stazione di telecomunicazioni. Complessivamente i militari e
i civili americani che operano a Camp Ederle dovrebbero essere circa 2.000. nel
vicentino e nel trevigiano gli americani possiedono una rete di depositi che
fino agli inizi degli anni '90 custodivano centinaia di armi nucleari: Oderzo,
Codogné, Tormeno e Longare. Altre basi, centri radar e di telecomunicazioni USA
e NATO si trovano a Conselve (PD), Monte Venda (PD), Ceggia (VE), Lame di
Concordia (VE), Affi (VR), S: Gottardo, Boscomantivo (VE), Erbezzo (VR),
Lunghezzano (VR), S. Anna di Alfaedo (VE), Ciano (TV). A Verona, oltre il
comando supremo delle forze terrestri NATO del Sud Europa, c'è anche un centro
di telecomunicazioni dell'USAF. Infine a Istrana (TV) c'è una base aerea
italiana normalmente usata dall'USAF.
A
Cima Gallina (BZ) e a Monte Paganella (TN) stazioni di telecomunicazioni
dell'USAF.
Ad
Aviano (PN) c'è la più grande base avanzata, deposito nucleare e centro di
telecomunicazioni dell'USAF in Italia (almeno 3.000 militari e civili
americani). In questa base sono dislocate le forze operative pronte al
combattimento dell'USAF (un gruppo di cacciabombardieri) utilizzate in passato
nei bombardamenti in Bosnia. Un aeroporto militare usato dall'USAF si trova
anche a Rivolto (UD). Gli aerei americani usano il poligono addestrativo di
Maniago(UD) e il deposito di Roveredo (PN). L'US Army ha un deposito di
munizioni a S. Bernardo (UD).
Base
aerea della NATO a Monte S. Damiano (PC), stazioni di telecomunicazioni NATO e
USAF a Rimini-Miramare e sul Monte Cimone (MO), deposito per le forze aeree
della NATO a Parma. Bologna è sede di una stazione trasmittente del Dipartimento
di Stato USA.
A
Camp Darby (PI) il SETAF ha il più grande deposito logistico del Mediterraneo
(circa 1400 uomini), strettamente collegato tramite una rete di canali al vicino
porto di Livorno, base di rifornimento delle unità navali americane di stanza
nel Mediterraneo (VI flotta). Gli americani usano anche il piccolo porto di
Talamone (GR). A campo Darby e a Coltano (PI), dove esiste anche un deposito di
munizioni, gli americani gestiscono tutte le informazioni raccolte dai loro
centri di telecomunicazioni siti nel Mediterraneo. L'aeroporto militare di Pisa
è normalmente usato dagli americani. A Poggio Ballone (GR) base radar NATO e a
Monte Giogo (MS) centro di comunicazione della NATO.
A
Potenza Picena (MC) base radar della NATO.
Il
porto di Gaeta (LT), sede di un importante comando della NATO, è anche la sede
dell'ammiraglia della VI flotta. Roma ospita il comando per il mediterraneo
centrale della NATO e il centro di coordinamento logistico interforze USA, oltre
ad una stazione NATO. Stazioni di telecomunicazioni NATO si trovano anche a
Rocca di Papa (RM). A Casale delle Palme (LT) la NATO ha una scuola di
telecomunicazioni, mentre a Monte Romano (VT) c'è un poligono addestrativo
utilizzato dall'US Army. L'USAF utilizza normalmente l'aeroporto di Roma
Ciampino.
Nell'isola
de La Maddalena (SS) l'US Navy ha un'importante base di appoggio per i
sottomarini nucleari, con deposito di munizioni. A Decimomannu l'USAF ha una
base utilizzata per le esercitazioni nei vicini poligoni di Capo Frasca (OR),
Capo Teulada (CA), Perdasdefogu (NU) Salto di Quirra (CA) e Capo S. Lorenzo
(CA). Depositi NATO e USA si trovano a Cagliari, a Monte Urpino (CA) e
nell'isola di Tavolara (SS). Stazioni di telecomunicazioni NATO e USAF si
trovano a Santulussurgiu (OR), Monte Limbara (SS), Sinis di Cabras (OR) e Monte
Arci (OR).
Nell'area
napoletana (Napoli, Bagnoli e Nisida) si trovano il quartier generale della NATO
per le forze navali del sud Europa, in tutto almeno 4000 uomini. L'aeroporto di
Capodichino viene utilizzato sia dall'USAF sia dagli aerei dell'US Navy. A
bagnoli ha anche sede il più grande centro per le telecomunicazioni del
Mediterraneo dell'US Navy che coordina tutta l'attività di comunicazione,
comando e controllo del Mediterraneo. Il porto di Napoli viene normalmente
utilizzato dalle unità civili e militari USA. Si calcola che da Napoli e Livorno
transitino annualmente circa 5.000 contenitori carichi di materiale militare. A
Grazzanise (CE) base aerea usata dagli americani. A Mondragone (CE) funziona un
comando sotterraneo protetto, dove verrebbero spostati i comandi USA e NATO in
caso di guerra, e una stazione di telecomunicazione NATO. Stazioni e centri di
telecomunicazioni anche a Monte Vergine (AV), Licola (NA), Lago Patria (CE),
Monte Massico (CE), Monte Camaldoli (NA) e Ischia (NA).
A
Pietraficcata (MT) centro di telecomunicazione della NATO.
Stazioni
di telecomunicazioni NATO e USA a Crotone (anche radar NATO), Sellia Marina (CZ)
e Monte Mancuso (CZ).
La
NATO ha una base aerea, normalmente usata dagli americani, a Gioia del Colle
(BA) strettamente collegata con il poligono di tiro di Punta della Contessa
(BR). Un importante centro di informazione elettronica dell'USAF si trova a San
Vito dei Normanni (BR), sede anche di una radar. A. S. Vito dovrebbero essere
circa un migliaio i militari americani. Radar anche sul Monte Iacotente (FG) e a
Martina Franca (TA). Taranto ospita un deposito navale NATO. Anche il porto di
Brindisi è normalmente usato dagli americani.
A
Sigonella (CT) c'è la principale base terrestre dell'US Navy nel mediterraneo
centrale, utilizzata come supporto logistico della VI flotta (circa 3.400 tra
militari e civili americani). La Marina USA utilizza anche il porto di Agusta
(SR) dove ha un proprio deposito di munizioni. Lampedusa è sede di una guardia
costiera USA. A Pantelleria base aerea e radar NATO, centro di telecomunicazioni
dell'US Navy. Stazioni di telecomunicazioni americane a Caltagirone (CT),
Centuripe (EN), Marina di Marza (RG), Monte Lauro (SR), Motta S. Anastasia (CT).
Nell'isola delle Femmine (PA) deposito di munizioni della NATO e a Vizzini (CT)
deposito americano. Gli americani utilizzano normalmente l'aeroporto palermitano
di Punta Raisi. A trapani aeroporto NATO con velivoli USA. Risulta smantellata
invece la base di Comiso (RG).
C.
S. M.
·
La
presenza militare in sé sia essa di paesi 'alleati' sia essa di eserciti propri
è un elemento costante di violazione di libertà nel nome del controllo armato
del territorio, delle spese di morte, della guerra, dei 'top secret', della
violenza che ogni struttura armata porta nel suo DNA costitutivo. Parlare di
violazioni non è altro che parlare degli eserciti, degli stati e del
capitalismo: si potrebbe andare molto in là nella storia, ma vorrei rammentare
alcuni accadimenti degli ultimi due anni.
1.
Il
3 febbraio 1998, poco dopo le 15, un aereo militare statunitense Ea-6B Prowler
guidato dal capitano Richard Asbhy e da altri tre piloti americani (W.Raney II,
J. Schweitzer, C. Seagraves), partito dalla base di Aviano per una esercitazione
a bassa quota, tranciava i cavi della funivia che collega Cavalese all'Alpe del
Cermis provocando la morte di 20 persone che si trovavano in vacanza in Val di
Fiemme. A un anno di distanza, la corte marziale composta da otto militari dei
marines ha deciso il verdetto: il capitano Richard Ashby, uno degli otto
imputati poi ridotti a due, non è colpevole per la strage del Cavalese. Le
accuse di omicidio colposo plurimo, strage e negligenza in stato di servizio non
sono valide (…) Così Csalecchio sul Reno[59],
Ustica e oggi Cavalese, sono la testimonianza che non ci sarà mai giustizia dove
regna la perversa logica militare. (…) Nei documenti che regolamentano i
rapporti tra Italia e Stati Uniti in tema di basi militari si dice (art. 9): "il
comandante italiano è responsabile dei servizi del traffico aereo e
dell'emanazione di norme relative alla sicurezza del volo…"; nel paragrafo 6,
art. 5 si dice: "…Il Comandante italiano interverrà affinché il Comandante USA
interrompa con effetto immediato le attività statunitensi che manifestatamene
costituiscono un pericolo per la vita o la salute pubblica."[60]
2.
Un
nuovo ordigno NATO, il terzo in appena 20 giorni, è stato 'pescato' il 13
ottobre 1999 nell'Alto Adriatico da un peschereccio della marineria di Carole, a
circa 11 miglia dalla costa.[61]
Durante la devastante guerra nel Kosovo, gli aerei Nato, di ritorno dalle
'spedizioni umanitarie', sganciarono nel mare Adriatico migliaia di bombe
inesplose, per non avere problemi di pesantezza nell'atterraggio. Molte di
queste bombe sono state preda di pescherecci nostrani, molte altre giacciono
ancora sul fondo. Molte di queste bombe saranno sicuramente caricate ad uranio
impoverito. Su tutto questo, come già avvenne per le stragi di stato (Ustica),
l'Aeronautica Militare Italiana ha opposto il segreto
militare.
3.
Giovedì
11 gennaio 2001, alcuni deputati di Rifondazione Comunista denunciarono che
nella notte tra il 15 ed il 16 dicembre 2000, ci sarebbero state delle
esercitazioni militari di aerei NATO nel basso Tirreno. Ebbene, sei piloti
italiani, una volta atterrati, si sono sbrigati a presentare alla propria
compagnia il "safety report", il
rapporto che si compila per denunciare situazioni di "attentati alla sicurezza
del volo."[62]
Ad oggi si sa che lo stesso avvenimento accadde nell'ottobre scorso, quando un
volo di linea rischio la collisione con un aereo militare, un caccia, americano.
Gli aerei anche in questo caso si erano dati l'autorizzazione da soli.[63]
Chissà
quanti altri segreti ci sono "sfuggiti" nel corso degli ultimi anni, ma come
disse Sindy Renkowitz, tedesca e parente di due delle vittime del Cermis: "un
corvo non può cavare gli occhi ad un altro corvo."[64]
L'ex-premier
Massimo D'Alema, patriota orgoglioso, in una intervista rilasciata a Federico
Rampini, disse a proposito della guerra nel Kosovo: (…) vorrei ricordare che
quanto a impegno nelle operazioni militari noi siamo stati, nei settantotto
giorni di conflitto, il terzo paese, dopo gli Sati Uniti (che hanno fatto la
parte del leone con l'80% delle forze) e la Francia, e prima della Gran
Bretagna… L'Italia si trovava veramente in prima linea."[65]
Abbiamo
ancora qualche dubbio a chiamarli con il loro vero nome?!!!:
criminali.
Pietro Stara: IL
MILITARISMO DEL NUOVO MILLENNIO
edito a cura di CUB Scuola, C.so Regio
Parco 31 bis, 10152 Torino
Tel/fax 011 282929
cubscuola.torino@tin.it
[1] On. Sergio Mattarella, ministro della
Difesa, Nota aggiuntiva allo stato di
previsione per la Difesa per l'anno 2001, ottobre 2000, in www.difesa.it
(formato pdf), p. I - 9
[2] On. Sergio Mattarella, cit., p. I -
9
[3] Salvo Vaccaro, Dominio globale e retorica umanitaria,
in Dossier antimilitarista, a cura della commissione antimilitarista della
Federazione Anarchica Italiana
[4] Iued, citato in Salvo Vaccaro,
[5] Cosimo Scarinzi, L'enigma della transizione, Zero in
Condotta, Milano, 2000
[6] A cura del periodico mensile dell'Archivio
Disarmo, Aspetti geopolitica dei
conflitti nel mondo (1946 – 1997), numero 1, gennaio 1999, p.
2
[7] Gianandrea Gaiani, Il sogno della difesa europea e la dura
realtà del bilancio, in Analisi Difesa, numero 10, dicembre
2000
[8] Ha preso il via nel dicembre '00, con una
importante presenza italiana, la missione ONU lungo il confine tra Eritrea ed
Etiopia, che vedrà impegnati oltre 4000 caschi blu e 220 osservatori
militari.
[9] Zygmunt Bauman, Dentro la globalizzazione. Le conseguenze
sulle persone, Roma-Bari, 1999.
[10] Civile e
militare
[11] Achille Lodovisi, Sempre più armi, I cannoni della fortezza
Europa, Dossier Antimilitarista, cit., pagina 4
[12] On. Sergio Mattarella, "Nota aggiuntiva…",
cit
[13] On Sergio Mattarella, cit., pp.
I-12,
I-13.
[14] IIss,
The military balance 1999/2000,
New-York-Oxford, Oxford, 2000[14]
[15] Peacelink tematiche, Disarmo, Fuochi d'artificio a sud del Sahara,
Oscar Report n. 18, in www.peacelink.it
[16] Achille Lodovisi, Processi di globalizzazione e politiche di
produzione bellica in rapporto con le piccole e medie imprese, relazione per il seminario
"Globalizzazione, guerra ecologica e politiche di riarmo", in www.contropiani2000.org,, pag.
15
[17] Ibidem, pag. 1
[18] Analisi industria, La partecipazione di Alenia Marconi System
al programma Orizzonte, in Analisi Difesa, numero 10, dicembre
2000
[19] Sergio Finardi, La holding radioattiva, in "Il
manifesto", 10 gennaio 2001, pag. 2
[20] Achille Lodovisi, cit., pag.
3
[21] Ibidem, pag. 5
[22] Maria Villa, La Sezione Italiana di Amnesty International
e il commercio di armi, in Dossier antimilitarista, cit., pag.
3
[23] Steve Wright, L'ipocrisia delle armi non letali, in Le
Monde Diplomatique - il manifesto, dicembre 1999
[24] AA.vv, Storia della guerra batteriologica,
in www.scuolaworld.provincia.padova.it/einstein/biologia/BW.htm,
pag. 4
[25] Loris Campetti, Il cielo nero sopra
Belgrado, in "il manifesto", 9 gennaio 2001, pag. 2
Altrettanto
utili sono gli articoli di Gianni Moriani, La guerra ci inquina, in "il manifesto",
11 gennaio 2001, pag. 2 e Tiziana Boari che intervista Pekka Haavisto, capo del
gruppo di ricerca Unep sull'Uranio impoverito in Kosovo, in La discarica Balcani, "il manifesto", 10
gennaio 2001, pag. 4
[26] AA.vv, Storia…, cit. pag.
2
[27] Il primo utilizzatore 'nostrano' di Iprite
fu il generale Graziani contro la popolazione Etiopica nel
1935.
[28] Giampaolo Cadalanu e Barbara Jerkov, Carbonchio e botulino, portatori di
morte, in La repubblica on-line, febbraio 1998
[29] Ibidem, pag. 3
[30] In grado di sostenere la reazione a
catena
[31] Marco Soria, Uranio impoverito in Kossovo,
Un effetto 'collaterale' della guerra umanitaria. Disastro ambientale, in
Umanità Nova – settimanale anarchico, n 22 del 20 giugno
1999.
[32] AAVV, Comportamento delle munizioni all'uranio
impoverito in condizioni di combattimento, in www.digilander.iol.it/uranioimpoverito/duguerra.htm,
pp. 1,2
[33] Mauro Cristaldi, docente di Anatomia
Comparata alla facoltà di Scienze Naturali dell'Università 'La Sapienza' di
Roma, intervistato da Ivan Bonfanti, "A
rischio le cellule e il DNA", su 'Liberazione, 11 gennaio 2001, pag.
9
[34] Dalla trasmissione televisiva "Sindrome
del Golfo", apparsa su Rai TRE il giorno 11 gennaio 2001, ore 23.45
[35] Ivan Bonfanti, Quella legge del 1995…, su
"Liberazione", 11 gennaio 2001, pag. 9
[37] Sergio Finardi, La holding radioattiva,
cit.
[38] Romano Prodi è nel consiglio di
amministrazione del Mit di cui fa parte la Starnet
[39] A cura di Chiara Bonaiuti, La legge smantellata, Oscar Report,
maggio-giugno 1999, IRES Toscana
[40] Ibidem, p. 4
[41] La Turchia applica la tortura come mezzo
di estorsione di confessioni e come metodo punitivo nei confronti dei detenuti
politici: bambini al di sotto di 12 anni trovati a scrivere frasi contro la
guerra nel Kurdistan turco sono stati torturati con scariche elettriche ai
genitali ed interrogati nudi, in piedi, per due giorni. Ultimamente la Turchia
si è distinta per aver realizzato le famigerate celle Tipo F, realizzate con il
contributo di architetti italiani, provocando la reazione di centinaia di
detenuti, che stanno morendo o sono morti per aver fatto lo sciopero della fame.
Alcuni di questi detenuti sono stati incendiati direttamente dai militari di
sorveglianza che dovevano 'sedare' le rivolte.
[42]
Dichiarazione di Bruno Barillot, ricercatore dell'Osservatorio sui
trasferimenti di armi, in Philippe Rivière, La proliferazione alimentata dal segreto,
in Le Monde Diplomatique – il manifesto, gennaio 2001, pag.
7
[43] Anche l'Unione Europea si è dotata, nel
1998, di un codice 'etico' che regolamenta la vendita di armamenti, che riprende
sostanzialmente i punti della legge 185/90.
[44] Philippe Rivière, La proliferazione alimentata dal
segreto, cit.
[45] Tratto dall'articolo di Steve Wright, Legale e letale, il traffico di armi
leggere, in Le Monde Diplomatique – il manifesto, gennaio 2001, pp. 6,
7.
[46] Rosa Saponetta, Italia/Indonesia Commercio armato, in
Umanità Nova – settimanale anarchico, n.30, 1999
[47] Chiara Bonaiuti, L'applicazione della legge 185/90: il caso
dei divieti di cui all'articolo 1.6, in Oscar Report cit,, pag
11
[48] Achille Lodovisi, La via del sangue, conferenza sulle
relazioni militari tra Italia e Turchia tenutasi presso la Biblioteca Libertaria
' Francisco Ferrer' di Genova il 5 marzo 1999.
[49] Rosa Saponetta,
cit.
[50] I dati provengono dalla Relazione
governativa 2000 sull'export 1999, prevista dalla legge 185/90, e riportata in
Francesco Terreri, Campagna: le banche
armate, Relazione del governo sull'export di armi italiane: i dati del 2000,
in www.saveriani.bs.it/missioneoggi/relazione2000.htm
[51] Francesco Terreri, Commercio d'armi: il ruolo delle banche,
in "Missione Oggi", Marzo 2000
[52] Airalnd Battle 2000, manuale di guerra in dotazione
all'esercito statunitense, su
www.ecn.org/ponte/guerra/airland.htn
[53] Zbigniev Brzezinski, La grande scacchiera citato in Salvatore
Minolfi, Dopo la 'guerra fredda':
geopolitica e strategia della NATO
(II), in "Giano", pace, ambiente, problemi locali, dossier NATO n 2, Sviluppo sostenibile?, numero 35, pag.
38
[54] Questa parte del capitolo si rifà in
maniera sostanziale a quanto sostenuto da Salvatore Minolfi,
cit.
[55] Achille Lodovisi, Espansione della NATO e mercato degli
armamenti in Europa orientale, in Giano, cit. pp.
[56] Salvatore Minolfi, cit.,
pag.41
[57] Rinaldo, I bombardamenti un anno dopo, Chi ha parlato
di fallimento?, in Umanità Nova – settimanale anarchico, maggio
2000.
[58] Ho voluto riportare per intero l'articolo
di CSM, La presenza militare americana in
Italia. Mappe di guerra, comparso su
"Umanità Nova"-settimanale anarchico n.12 del 4 aprile 1999 Le sue
fonti: Il potere militare USA in Italia in UN del 10 5 1992; - V. Ilari,
Storia militare della prima
repubblica, C.E.N.R., 1994; - La
portaerei Italia in Avvenimenti del 18 2 1998; - Gettiamo le basi! in "Guerre e pace" n.
50, giugno 1998
[59] Strage di 12 studenti ad opera di un aereo
militare dell'aeronautica italiana: nessun
colpevole.
[60] Comitato Unitario Contro Aviano 2000, Strage del Cermis. Colpevoli i
morti…innocenti gli assassini!, in Umanità Nova- settimanale anarchico, n.
10, 21 marzo 1999.
[61] Corrispondenza da Venezia, Bombe nel mare Adriatico: Segreto di
Stato, in Umanità Nova- settimanale anarchico, n. 33, 24 ottobre
1999.
[62] Checchino Antonimi, Gli aerei USA padroni dei cieli
italiani, in "Liberazione, venerdì 12 gennaio
2001
[63] Reparto Operazioni, Informativa al capo sala del 12.10.2000
turno notte, riportato nel "il manifesto" di mercoledì 17 gennaio 2001, pag.
3
[64] Comitato Unitario Contro Aviano 2000,
cit.
[65] Massimo D'Alema, Kosovo. Gli italiani e la guerra,
Intervista di Federico Rampini, Milano, 1999, pag. 33