L’opuscolo sarà presente in versione cartacea durante le iniziative e sui banchetti. Cliccando qui è disponibile la versione in pdf che speriamo stimoli nuovi confronti.
La cassa di solidarietà la Lima nasce allo scopo di sostenere non solo economicamente, ma anche in senso politico, quindi solidale, chi si trova invischiato nelle maglie più o meno serrate della repressione.
Chi partecipa al progetto della cassa ritiene che i concetti di legalità e illegalità siano parametri entro cui non riconoscersi. La legge codificata è arma ad esclusivo vantaggio di chi rappresenta le classi dominanti ed il loro potere, che vorrebbero incontrastato. Nulla a che fare con il senso di giustizia che anima chi lotta, chi non si adegua alle imposizioni e alle conseguenti iniquità sociali, chi alza la testa e rispedisce al mittente parte del veleno che quotidianamente viene somministrato da chi ha come unici obiettivi profitto e dominio. Quel senso di giustizia che muove chi non si rassegna ad un presente (nonché futuro) fatto di sacrifici, controllo, sfruttamento, relazioni utilitaristiche e sopraffazioni.
E allora perché pubblicare un testo che parla proprio di legalità codificata?
In questi ultimi anni assistiamo ad uno spropositato incremento di misure repressive. Lo Stato sta approntando una repressione sempre più chirurgica da poter usare in ogni circostanza e peculiarità di contesti sociali e di lotta; tanto chirurgica quanto preventiva, nel tentativo di stroncare sul nascere ogni sussulto di opposizione.
Nel testo partiamo da quelle misure, dette misure di prevenzione personali, che vengono applicate da autorità amministrative per garantire lo scintillio delle vetrine dei centri storici delle città o assicurare che le strade siano attraversate solo da chi può permettersi una socialità veicolata dal consumo. Si tratta di misure esplicitamente pensate ed adottate contro la popolazione più povera ed esclusa, spesso costretta a vivere alla giornata, che viene così spinta sempre più verso i margini, lì dove non arrecherà fastidio alla delicata sensibilità perbenista e verrà inserita in contesti già pieni di contraddizioni e conflittualità.
Queste stesse misure servono a contrastare anche situazioni di lotta, nel tentativo di disgregarne i contesti tramite l’esclusione e l’isolamento di chi ne prende parte.
Le misure di prevenzione e i decreti sicurezza intervengono con mano pesantissima su manifestazioni di piazza, scioperi e picchetti, restringendone sempre più il campo del consentito.
La seconda parte di questo testo affronta i temi concernenti una delle punte apicali della repressione: i processi. I processi, e le loro modalità di svolgimento sono, per loro stessa natura, l’ulteriore strumento di attacco con cui lo Stato manifesta la propria volontà e progettualità politica. Riteniamo che questa considerazione debba orientare chi si trova ad affrontare questa esperienza.
E lo Stato non si esime certo dal portare la sua offensiva contro chi gli è, per sua stessa natura, nemico. In questi ultimi anni, sono tante le operazioni repressive e i processi istituiti contro quelle compagne e quei compagni che esprimono maggiore radicalità nelle lotte ed è per questo che abbiamo deciso di dedicare la parte finale di questo lavoro a quei capi di imputazione che, nel tempo, lo Stato ha tenacemente affinato: i reati associativi accompagnati dalla finalità di terrorismo. Reati che, come vedremo, oltre a prevedere pene molto elevate in caso di condanna, assicurano una lunga custodia cautelare in carcere e creano una sorta di mostrificazione delle persone imputate, offuscando e criminalizzando (grazie anche alle correlate e immancabili campagne mediatiche) i contenuti portati avanti dalle realtà di lotta inquisite.
Questo lavoro è il frutto di un incontro di approfondimento che la cassa di solidarietà La Lima ha avuto con due avvocati (che ringraziamo) ai quali abbiamo posto delle domande.
Il lavoro non è naturalmente esaustivo, la materia è ostica e magari anche un po’ noiosa. Ciò che ci ha spinti a volere quell’incontro (e quindi a trascriverne i contenuti e decidere di pubblicarli) non è stato l’interesse per i tecnicismi giuridici, bensì la convinzione che conoscere quel che accade e come accade possa aiutarci a comprendere anche perché accade e verso quale direzione sta andando la società che vorrebbero plasmare con la repressione.
Questo opuscolo è rivolto non solo a coloro che già hanno avuto modo di conoscere o vivere sulla propria pelle queste esperienze, ma soprattutto a chi comincia a lottare e di conseguenza ad affrontare i nuovi dispositivi con cui lo Stato si aggiorna a maggior tutela dei propri affari. Chi lotta di solito lo fa al di là delle conseguenze cui va incontro, lo fa semplicemente perché non può farne a meno, e questo testo può dare più consapevolezza delle possibili conseguenze del proprio agire.
Chi si ritrova a lottare per condizioni di vita o di lavoro incontra prima o poi la repressione e questo opuscolo può essere uno strumento in più per pararne i colpi e per proseguire a lottare consapevoli che la distinzione tra buoni e cattivi (a seconda delle modalità di lotta più o meno radicali) fa gioco solo al potere che da sempre divide per meglio comandare. I decreti sicurezza e la versatilità delle misure preventive ci dimostrano che basta poco per spazzare via anche le residue forme di opposizione “democratica”.
Non possiamo certo combattere il potere con le sue stesse armi, cioè le leggi, ma conoscerle aiuta a riconoscere l’ingiustizia di fondo del cosiddetto Diritto e della società che lo esercita.