Cosa
si muove…
Si
apre anche in Italia la campagna per fermare la Esso
alla
marcia per la pace a roma, hanno sfilato anche Greenpeace, I Bilanci
di Giustizia, Il Centro Nuovo Modello di Sviluppo, La rete di Lilliput
e l'associazione Botteghe del Mondo che lanciano la campagna "StopEssowar",
invitando i consumatori a non rifornirsi piu' alla Esso. Sara' proprio
la multinazionale americana, infatti, a fornire il carburante all'esercito
americano.
Secondo quanto riportato alla fine di settembre dall'agenzia di stampa
Defense Logistic, la ESSO ha vinto l'appalto di 48 milioni di dollari
per la fornitura di benzina, gasolio ed oli lubrificanti per l'esercito,
la marina, l'aviazione, la Nato e le altre agenzie afferenti al Dipartimento
delle Difesa. La fornitura comprende anche l'approvvigionamento alle
basi italiane continentali (tra cui Vicenza, Camp Derby, Napoli )
ed insulari (Sicilia, La Maddalena, ecc). Bush ha deciso di attaccare
l'Iraq soprattutto per garantirsi il controllo delle piu' grandi riserve
di petrolio al mondo dopo quelle dell'Arabia Saudita. La Esso sara'
la compagnia che piu' di altre trarra' profitti dalla conquista dell'Iraq
e dei suoi pozzi petroliferi, il 25% dei quali era di sua proprieta'
prima del conflitto del 1991. ESSO e' gia' al centro di una campagna
di internazionale che coinvolge Gran Bretagna, USA, Francia, Austria,
Germania e Australia. Oggi persino la Deutsche Bank giudica a rischio
investire nella multinazionale petrolifera. Nel 2000 la ESSO, in occasione
delle elezioni presidenziali statunitensi, ha contribuito alla campagna
elettorale del partito repubblicano con oltre un milione di dollari.
Sin dal suo insediamento, e' apparso chiaro che il nuovo governo statunitense
era guidato da una potente lobby legata all'industria petrolifera.
Infatti tra le prime decisioni di Bush, cosi' come esplicitamente
richiesto dalla ESSO, ci sono state il rifiuto di ratificare il Protocollo
di Kyoto sui cambiamenti climatici, l'avvio all'estrazione petrolifera
anche in aree protette e la rimozione del presidente dell'IPCC (International
Panel on Climate Change), il gruppo di esperti dell'Onu, che sin dal
1995 aveva indicato nell'uso di combustibili fossili la principale
causa dei cambiamenti climatici.