Si avvicina il 10 novembre, la prima giornata del Dimondi che, come quelle che seguiranno, sarà caratterizzata dall’incontro tra le squadre e la cittadinanza tutta per giocare, divertirsi, discutere e informarsi. Questa giornata del torneo sarà una occasione per sperimentarsi in un contesto particolarmente pronto ad accettare la diversità e a combattere il sessismo.
Brigata della pace, Hic Sunt Leones e Senzatomica organizzano un appuntamento ricchissimo di eventi che avrà come filo conduttore il tema dell’antisessismo e della paura del diverso.
Sin dall’infanzia riceviamo un’educazione che ci impone ruoli ed espressioni di genere. Viviamo in una società permeata da stereotipi relativi a ciò che un maschio o una femmina debba essere. Ci abituiamo a pensare che le bambole siano per le femmine e le macchine per i maschi, che il rosa per sia femminile ed il blu sia maschile, che le bambine possono piangere ma i maschi non devono “fare la femminuccia”. E per lo sport? Danza per le femmine e calcio per i maschi.
Nel 2015, l’allora presidente della Lega Nazionale Dilettanti, Felice Belloli, affermò pubblicamente di non poter continuare a “dare soldi a quelle quattro lesbiche”, riferendosi ai finanziamenti della LND al calcio femminile. C’è forse un atteggiamento sessista dietro a questa dichiarazione? Sì, e negarlo è deleterio.
Lo stereotipo che sembra venir fuori da tale dichiarazione è che se una donna sceglie uno sport “da uomini” allora è sicuramente lesbica. Negare che la nostra società sia sessista è un grande errore, farsela andare bene così è ancora peggio. Provate a chiedervi “E’ capitato anche a me, seppur in modo più leggero, di avere avuto atteggiamenti e comportamenti sessisti?”. Essere consapevoli di avere pregiudizi di cui, spesso, non ci rendiamo nemmeno conto può essere un primo passo verso una società meno sessista.
E’ inaccettabile reprimere la libertà di scegliere sport che si desidera praticare, la professione che si ambisce svolgere, la propria espressione di genere.
I condizionamenti strutturali della nostra società ci impongono un binarismo di genere che, di fatto, nega l’esistenza delle innumerevoli sfumature del genere e delle identità e ci obbliga a sottostare a canoni comportamentali ed estetici che ci intrappolano e ci reprimono.
Generalizzare rende ciechi di fronte alle diversità. L’obiettivo è includerle. Ognuno dovrebbe esprimersi per quello che è e che vuole. E non possiamo, soprattutto in questo terrificante momento socio-politico, smettere di lottare per la libertà di tutt*.