ADRIATICO IN MANO AI PETROLIERI.
23 istanze di ricerca in dirittura di arrivo.
“Tutto l’Adriatico nelle mani esclusive dei petrolieri. Il permesso di ricerca rilasciato davanti alle Tremiti e a Termoli alla Petroceltic è solo un assaggio amaro e tra poco sarà un vero e proprio far west con un quadro devastante che si aggiunge alle decine di titoli minerari già rilasciati. E’ necessaria una moratoria immediata, si tratta di settimane” dichiarano il Coordinamento No Ombrina, Trivelle Zero Marche e Trivelle Zero Molise.
I tre movimenti hanno prodotto un quadro riassuntivo aggiornato a ieri delle richieste dei petrolieri per tutto l’Adriatico, dal Veneto alla Puglia.
I dati sono tratti dal sito dell’UNMIG del Ministero dello Sviluppo Economico (http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/). Sono state considerate le istanze di Permesso di Ricerca, Permesso di Prospezione e Concessione di Coltivazione in tutto o in parte ricadenti oltre le 12 miglia, in quanto con la legge di stabilità entro le 12 miglia non sarà più possibile rilasciare altri titoli minerari. Per ogni istanza si riporta il codice, la società richiedente, l’estensione e brevemente lo stadio dell’iter amministrativo. Tutto ciò si aggiunge ai titoli già vigenti (si allega anche la mappa aggiornata al 31/03/2015 dove ovviamente non compare il Permesso rilasciato alle Tremiti pochi giorni fa).
In tutto ci sono ben 23 istanze dei petrolieri che interessano praticamente tutto l’Adriatico, con milioni di ettari richiesti. Di queste ben 13 istanze di Permesso di Ricerca sono in dirittura d’arrivo, perché per 9 il Decreto finale del Ministero dello Sviluppo Economico è atteso a momenti e per altre 4 sta per essere emanato il Decreto di Compatibilità Ambientale da parte dei Ministeri dell’Ambiente e dei Beni Culturali dopo il parere positivo della Commissione VIA nazionale dello scorso 15 maggio 2015. Pochi mesi e anche queste istanze saranno quindi definite. Più lungo l’iter che attende le altre 10, di cui sette istanze di permesso di Ricerca e tre di Concessione di Coltivazione.
Tra i decreti del MISE attesi quelli delle istanze di prospezione della Spectrum Geo (di 1,45 e 1,63 milioni di ettari rispettivamente) e della Petroleum Geoservice Asia Pacific (di 1,4 milioni di ettari) che riguardano aree immense dell’Adriatico e i 5 richiesti richiesti dalla Northern Petroleum di fronte alla Puglia tra Bari e Brindisi.
Invece la società Global Petroleum Limited a breve otterrà i decreti di compatibilità ambientale da parte del Ministero dell’Ambiente edei Beni Culturali, a cui seguirà quello definitivo del MISE, per quattro istanze contigue tra Barletta e Brindisi.
Di fronte alle Marche è invece la Apennine Energy ad attendere a momenti il rilascio del Decreto finale del MISE per un’area di fronte alla provincia di Fermo, anche se ora dovrà essere riperimetrata in quanto parzialmente ricadente nelle 12 miglia.
Davanti alle coste marchigiane ed abruzzesi sono ben 4 i permessi richiesti dalla società ENEL Longanesi Developments, tra Ancona, S. Benedetto del Tronto e Pescara. Ognuno di questi sfiora i 75.000 ettari. In questo caso però, come per una richiesta dell’ENI di fronte a Rimini, l’iter è stato avviato più recentemente e deve ancora essere attivata la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale.
Sempre di fronte a Rimini vi è una istanza di Permesso di Ricerca ampia 43.000 ettari della Adriatic Oil mentre di fronte al delta del Po vi sono due istanze di Concessione di Coltivazione, una molto vecchia dell’AGIP che risulta avere il procedimento amministrativo aperto dal 1998 (sic!) e una molto più recente, del 2015, avanzata dalla società Po Valley Operations PTY.
Infine ci sono istanze dall’iter più travagliato, come l’istanza di Concessione di Coltivazione dell’ENI di fronte alla costa chietina e un’ulteriore istanza della Petroceltic al largo delle Tremiti che fu fermata da un ricorso al TAR degli Enti locali nel 2011.
Per Coordinamento No Ombrina, Trivelle Zero Marche e Trivelle Zero Molise è urgente un’immediata moratoria sul rilascio di nuovi titoli minerari nell’intero Adriatico altrimenti ogni altra azione rischia di arrivare con i buoi usciti dalla stalla. Tra l’altro l’unico referendum rimasto purtroppo non incide sull’esito delle istanze nei mari italiani riferendosi solo alla durata dei titoli già rilasciati entro le 12 miglia.
«Un’azione coordinata a livello comunitario tra enti locali, associazioni e movimenti può essere risolutiva per un blocco in quanto quello che stanno facendo Ministero dell’Ambiente e Ministero dello Sviluppo Economico appare contrario alle normative ambientali europee. –commentano gli ambientalisti– Un richiamo da Bruxelles sulla mancanza di una Valutazione Ambientale Strategica e, cioè, di una pianificazione fatta coinvolgendo gli enti e i cittadini, come prevede la Direttiva 42/2001/CE e sull’assenza, per i singoli progetti, di una Valutazione di Impatto Ambientale transfrontaliera e cumulativa, come prevede la Direttiva 337/85 (ora 52/2014). In questo senso l’inadempienza del Governo italiano appare ancora più colpevole dopo la scelta di eliminare nella legge di Stabilità l’unico aspetto positivo introdotto dallo Sblocca Italia, il Piano delle Aree. E’ ovvio che il MISE vuole continuare ad esaminare un progetto alla volta, parcellizzando la problematica e la contestazione; dimostra così la sua pervicace volontà di evitare una pianificazione condivisa indispensabile per progetti che tra loro interferiscono chiaramente, sommando e moltiplicando gli impatti sul mare e sull’economia del turismo e della pesca».
Le associazioni ambientaliste inoltre chiede agli enti interessati, dalle regioni ai comuni coinvolti, di partecipare ai procedimenti amministrativi in corso presentandosi al MISE “con stuoli di avvocati come accaduto con Ombrina per contestare procedure che appaiono spesso viziate”.
«Basti pensare al fatto che le istanze di permesso di ricerca possono essere estese al massimo 75.000 ettari. –commentano i coordinatori dei movimenti– Solo che le aziende presentano istanze contigue ottenendo per tutte queste i decreti di VIA o i pareri, magari lo stesso giorno! Un escamotage che deve essere contestato subito.
Ovviamente ogni titolo rilasciato, da quello delle Tremiti (che, ricordiamo e precisiamo, riguarda aree all’esterno delle 12 miglia) a quelli che dovrebbero arrivare tra poche settimane, dovrà essere impugnato davanti al TAR del Lazio.
Il prossimo 17 gennaio a Termoli si terrà una riunione di coordinamento dei movimenti che in Italia si stanno battendo contro la devastazione e il saccheggio ambientale e sarà un’occasione per parlare anche delle prospettive della lotta contro le trivelle».
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