Riceviamo e pubblichiamo:
Considerazioni sul processo alla sommossa del 15 ottobre
Le aule di tribunale sono asfissianti e ignobili. A volte capita di doverci passare del tempo perché le proprie aspirazioni, le proprie scelte sfuggono all’incasellamento nel quale il sistema capitalista vuole farci vivere. A volte dei nostri compagni e delle nostre compagne, o dei complici di strada, si trovano ad essere messi sotto processo e si sente l’esigenza di non lasciarli soli e sole nell’affrontarlo.
Per questo ribadiamo l’esigenza di seguire lo svolgimento delle udienze del processo del 15 ottobre. Per non lasciare soli i compagni che sono privati della loro libertà e vengono in aula per incontrare uno sguardo complice e amico, alla faccia della magistratura e della polizia che li vorrebbe isolare.
Prossime udienze:
3 dicembre, ore 9:30
12 dicembre, ore 9:00
Tribunale, Piazzale Clodio – Roma
Anche per chi vorrebbe fare di ogni tribunale un cumulo di macerie fumanti appare chiaro che alcuni processi hanno un valore fortemente propagandistico per lo Stato, e sono una sorta di investimento repressivo: togliersi un po’ di grane di torno, dare l’esempio, oliare una macchina giudiziaria affinché sia sempre più efficace nello scongiurare l’incubo di una generalizzazione del conflitto sociale, dell’insurrezione. In questo quadro i processi per le sommosse assumono un’importanza centrale. Con le condanne di Genova 2001 si è sdoganato l’uso politico del reato di devastazione e saccheggio, sperimentato per anni in situazioni di scontro negli stadi. Il processo per la sommossa del 15 ottobre 2011 è un’altra mossa nella loro scacchiera. Ma dentro lo stesso disegno c’è il processo per il 3 luglio in Val di Susa. Abbiamo letto un contributo di alcuni compagni e compagne che hanno presenziato a questo processo e non possiamo non notare delle somiglianze per quanto riguarda il comportamento dei giudici e dei PM. I primi non fanno che assecondare i secondi. In
entrambi i processi l’accusa prende più volte parola al posto del giudice, interrompe gli avvocati della difesa. Vengono ammessi teste e prove nonostante incongruenze palesi che sfidano qualsiasi logica, anche giurisprudenziale. E l’utilizzo di materiale fotografico proveniente da fonti anonime che hanno collaborato, volenti o nolenti, ad alcuni arresti, i “frame”, le immagini e i video presi dai giornali ci mostrano come sia pericolosa la presenza di giornalisti e reporter tra le fila dei manifestanti, se ce ne fosse ancora bisogno.
Il Pm Minisci prende spesso la parola al posto del presidente della corte, interrompe gli avvocati difensori e imbocca le risposte ai teste, per la maggior parte operatori di polizia o funzionari di piazza. Capita che alcuni di essi siano docili e mansueti, facilmente gestibili dal PM Minisci; altri zelanti ed accorati servitori dello Stato, si lasciano sfuggire valutazioni personali, rancori e impazienza, e vanno redarguiti e riportati sulla retta via, quella della strategia d’accusa, ben studiata ed evidentemente dettata dall’alto.
Se scriviamo ciò non è sicuramente per rivendicare il rispetto della legge da parte del nemico che ci giudica. Suo il codice
giuridico-morale, sua la facoltà di modularlo come necessita, anche se ciò rappresenta un’eccezione che conferma la regola. Che ciò lo faccia da sempre non è neanche una novità.
Ma è importante sottolineare, studiare ed approfondire le strategie giudiziarie, monitorare l’asticella di ciò che “si consentono di fare” volta per volta, situazione per situazione. Per non trovarci spiazzati di fronte agli attacchi repressivi, per comprendere come funzionino a livello giudiziario e propagandistico. Cosa significa in questo momento di forte tensione sociale l’accelerazione delle date di questo processo? A cosa mirano i continui riferimenti che l’accusa, la DIGOS e il ROS fa nei confronti di Genova 2001? Qual è ancora una volta il ruolo dei giornalisti, con i loro articoli ad orologeria, che vanno a ripescare foto e testimonianze di quella giornata? E il ruolo delle parti civili, i soliti avvoltoi alla ricerca di un ennesimo profitto/saccheggio o componente imprescindibile per caricare a molla un reato del genere?
Le risposte a tali domande potrebbero risultare delle banalità di base, delle ovvietà, ma nel formularle insieme potrebbero indicarci la via da percorrere per far rivivere la conflittualità di quelle giornate. Di tutti i giorni che possono diventare 15 ottobre.
COMPLICI E SOLIDALI