Gravissimo atto di violazione della privacy.
Copiate e intercettate dalla polizia postale tutte le comunicazioni elettroniche che sono transitate dal giugno scorso sul server Aruba. it, quello utilizzato da autistici. org/inventati. org, un server indipendente gestito da una associazione senza fini di lucro, che dà spazio a siti e email di avvocati, giornalisti, politici, attivisti, associazioni umanitarie, uffici legali, sindacalisti, gruppi universitari, network internazionali. Trentamila utenti che, il 15 gugno del 2004, non riuscivano ad accedere ai servizi sul web. Dall'altro capo del filo, un addetto di Aruba rispose che era solo un «guasto tecnico alla prese dell'armadio elettrico». Quel tecnico mentiva. In realtà è accaduto che la polizia postale, su richiesta della procura di Bologna, era sulle tracce dei "temibili" anarchici della casella croceneraanarchica@inventati. org e, per intercettarli, ha calpestato i diritti civili di tutti gli utenti del server e dei suoi amministratori. Da allora tutte le comunicazioni in transito, la cui riservatezza è normalmente garantita da un sistema di crittografia sono da considerarsi intercettate da parte di personale non autorizzato. L'accesso ai dati sensibili degli utenti di Autistici/inventati è riservato esclusivamente agli amministratori dell'associazione: né i tecnici di Aruba né altri non identificati avrebbero la possiblità di accedervi. «La polizia Postale, coadiuvata dallo Staff di Aruba, ha scelto la via più semplice e meno rispettosa, lo spegnimento fisico del sistema, con interruzione duratura del servizio, provvedendo succesivamente alla copia coatta dei dati a loro ritenuti necessari, senza che fosse possibile per i nostri tecnici di verificare la correttezza dell'operazione», si legge in un comunicato dell'associazione. Per tutti i provider di servizi commerciali, i dati sensibili degli utenti sono sistematicamente disponibili a terzi non meglio identificati, senza che questo sia considerato un problema. E Aruba. it, che si sarebbe contraddistinta per il «pessimo servizio offerto, scuse difficilmente credibili, numerosi problemi tecnici», lo ha permesso senza aver notificato alcunché: di fatto, secondo gli amministratori dell'associazione, è la messa sotto controllo delle comunicazioni di più di 6.000 utenti e 500 mailing list. Realisticamente, si può ritenere che, da quel momento, non solo le comunicazioni della "Crocenera" ma tutte le altre comunicazioni transitate in quella macchina siano preda delle intercettazioni. E' la stessa indagine che con la scusa dell'acquisizione di un log ha consentito all'Fbi di abusare di un mandato federale e di sequestrarl'intero server dove era ospitato Indymedia Italia il 7 ottobre 2004.«Questa non è una questione privata, né qualcosa che riguardi unicamente un'associazione o un server indipendente. Si tratta, ancora una volta, della nostra e della vostra libertà d'espressione. La stessa libertà di espressione che atti come la richiesta di sequestro del sito di Indymedia Italia, avanzata a maggio dal pm Vitiello per "vilipendio della religione cattolica e della figura del Papa", mettono pesantemente in discussione», scrive il "Supporto legale", il gruppo di appoggio al Genoa legal forum, entrambi utenti di "Autistici/Inventati", preoccupato per la riservatezza di caselle di posta elettronica degli avvocati e dei consulenti tecnici, e della stessa mailing list di coordinamento tra legali e consulenti. Il rischio è quello di trovarsi di fronte a un'operazione di schedatura di massa, «tutta la strategia difensiva del Genova Legal Forum é a disposizione delle procure: documenti, analisi, atti e reperti non ancora presentati in tribunale. Con buona pace del segreto istruttorio e del rispetto dei diritti della difesa.
Spiega un mediattivista all'emittente romana Radio Onda Rossa: «Stiamo cercando di tirare su un nuovo server ma chiediamo a tutti di non far transitare comunicazioni "sensibili" o di utilizzare sistemi di decrittazione "forti" come Pgp. Chiediamo anche di fare pressione su Aruba, reclamando o stracciando i contratti e stiamo pensando a una campagna per risultati concreti sul diritto alla privacy e sulla libertà di parola. Ci auguriamo di non essere solo noi a pensare che sia una vicenda gravissima e niente ci dice che Aruba non abbia venduto i nostri dati ad altri. «Se così stanno le cose, abbiamo alle spalle un anno scandaloso contro l'indipendenza politica dei movimenti - dicono le deputate di Rifondazione, Elettra Deiana e Titti De Simone è un ennesimo, gravissimo episodio che conferma quanto nel nostro Paese non esistano le condizioni per poter parlare seriamente di una adeguata tutela della pivacy. Particolarmente grave, inoltre, il carattere di accanimento politico che questo episodio manifesta contro una voce indipendente e scomoda della società civile e dei movimenti». Anche i loro colleghi verdi, Mauro Bulgarelli e Paolo Cento, presenteranno un'interrogazione al ministro delle Comunicazioni sulla «inquietante vicenda». Intanto, i siti di movimento sono pieni di messaggi allarmati, il resto del mondo politico anche stavolta sta zitto.