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consigli pratici per sabotare l'economia, ostacolare la guerra, danneggiare chi la finanziaLontani dalla volonta' di manifestare un'impotente presenza, poco interessati a sventolare qualsiasi colorato e generico pacifismo umanitario, tentiamo di diffondere qualche metodo per rendere la vita difficile ai distruttori di massa e, possibilmente, liberarci della loro presenza. Al di fuori delle istituzioni, dei sindacati e di quelle forze politiche piu' o meno antagoniste che si esibiscono in false e spettacolari contestazioni noi vogliamo costruire percorsi di autorganizzazione che permettano di allargare e percorrere pratiche di azione diretta individuale o collettiva, temporanea od oltranzista, violenta o nonviolenta ma senza piu' frenarsi negli argini della legalita'. Quello che vorremmo seminare quindi, non e' altro che il germe della rivolta. - non fare benzina nei distributori Esso (che fornisce carburante ai mezzi militari impegnati in Iraq); tagliare le pompe o sigillare le fessure degli automatici con silicone; all'occorrenza puo' essere utile anche un chewing gum masticato inserito in profondita' o una bomboletta spray per oscurare vetri e schermi dei distributori; al limite attaccare un foglio con scritto "GUASTO". Ricordate che le altre compagnie petrolifere non sono differenti, semplicemente l'appalto e' stato vinto dalla Esso; gli stessi metodi si possono utilizzare quindi anche per loro. - boicottare i pagamenti delle tasse, delle bollette, dei canoni: rifiutare ogni tributo alle istituzioni; piu' in generale, non accettare piu' di vendere la propria vita (lavorando) per avere di che comprare la propria sopravvivenza; rifiutare il dominio della proprieta' e considerare tutto cio' che ci piace come nostro, prendendocelo senza chiedere permesso a chicchessia. - disertare e far disertare i posti di lavoro e le lezioni; occupare le scuole e le universita' bloccando quei luoghi che costituiscono le nostre prigioni quotidiane e dichiarando l'indottrinamento autoritario di presidi ed insegnanti ormai nullo e insignificante; se la situazione non lo permette, murare i portoni d'ingresso o inserire silicone nelle serrature impedendone l'apertura e l'accesso; fare lo stesso con i luoghi di lavoro; diffondere lo sciopero generale. - riprendersi le vie, le piazze, le strade, scegliendo accuratamente le piu' centrali e trafficate; occuparle e mantenerle interrompendo i ritmi che ogni giorno ci rendono schiavi e alienati (ovviamente senza chiedere l'autorizzazione a questure o prefetti); coinvolgere gli automobilisti; costruire il blocco totale. - evitare di farsi ingabbiare nelle contestazioni filoistituzionali (ricordiamoci che la maggioranza delle forze politiche che oggi si oppongono alla guerra l'hanno sostenuta per il Kosovo e quelle che anche allora si opponevano lo facevano perche', dal basso della loro impotenza parlamentare, non erano chiamate a piegarsi ai dettami del capitale internazionale) o in organizzazioni che non siano strutturate orizzontalmente; in piazza, rifiutare i loro (o qualsiasi altro) servizi d'ordine opponendo autonomia totale. - resistere ai repressori di ogni risma; diffondere il rifiuto del loro ruolo; se possibile passare al contrattacco e scacciarli (a meno che non rinuncino a mantenere la loro nefasta funzione) dalle citta', demolirne i mezzi e le sedi; se la violenza sulle persone o addirittura sulle cose vi ripugna, organizzate e integrate forme di difesa e di resistenza passive. Ricordate che in qualsiasi stato del mondo, chi indossa una divisa ha scelto di obbedire a degli ordini in cambio del potere legale di coercire, di costringere gli altri all'obbedienza, alla rinuncia della propria liberta'. E che quelle divise non sono diverse da ogni altra divisa indossata, tantomeno da quelle che calpestano la popolazione iraqena. - mantenere a mente che la guerra all'Iraq, come tutte le guerre, e come la guerra che ogni giorno e' condotta contro l'umanita' e' il frutto del sistema economico-politico a cui siamo assoggettati; che quindi, solo liberandoci definitivamente dello Stato e del Capitale (presenti sul territorio nelle loro varie forme), di ogni loro rigurgito o riproposizione, potremo finalmente prendere il controllo delle nostre esistenze. liberazioneumana |