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Quando ho letto sui giornali della morte di questo ragazzo, Jannik, stavo tornando da un rave a Torino. Ero sbottata e stanca morta, avendo ballato x tutta la notte e tutta la mattina…
A leggere quello che era successo fuori dal Number One ci sono totalmente rimasta… senza parole, senza pensieri sensati, senza reazione. E' passata una mezz'ora di totale atarassia. Poi... ho pensato: poteva succedere ad uno di noi.
O a qualche altro dei miei amici.
Da quel giorno non l'ho piu' fatto. Non mi sono piu' mangiata paste, ne' cartoni… ho avuto paura.
Ma la paura grande era quella di non poter tornare indietro, di non poter cambiare il passato, l'anno scorso: trascorso nei deliri del sintetico, o quello prima… nella frenesia del riso, concessomi spesso da fat freddie's cat o panoramix o superhoffman o quel che cazzo erano in realta'.
Sono stata combattuta x un bel po' di tempo. Alla fine credo che il divertimento e le sensazioni fisiche e mentali e le percezioni, l'energia, le risate, i giochi, le visioni, le disinibizioni… cosi' grandi, cosi' forti non le hai senza droghe.
Ma non e' ammissibile x me, che vivo cercando di succhiare avidamente la polpa, il succo, la buccia e anche il nocciolo della mia esistenza nel mondo, poter dipendere dall'extasi o dai trip o dalla bamba… o da qualsiasi altra droga: un uomo, un'ossessione, un segreto, una mania.
So di essermi sempre goduta i momenti e gli amici, l'amore e il sesso, la famiglia, tutto… ma e' anche vero che ho dato il doppio nodo a molti rapporti grazie alle droghe.
Ci sono state volte in cui i nostri corpi si mescolavano nel buio della notte e risplendevano di luna i nostri occhi allucinati e sfoggiavamo tutti i denti, sorrisi enormi.
Dimostravamo l'affetto, tutto, la paura, io ho anche pianto e mi sono trovata 10 persone almeno che mi baciavano e mi carezzavano i capelli e mi prendevano x mano e mi sostenevano.
E io tornavo nella danza.
Voglio dire che io ho fatto alcune volte quello che molti non riescono a fare in tutta la loro vita: mi sono liberata, sciolta, slegata da qualsiasi vincolo, legge, regola. Non c'era + morale, immorale, normale, perverso. C'ero io e mi sentivo me stessa piu' che in ogni altro momento.
Beh, poi c'e' stato questo fatto, che unito alla riflessione che ormai era quasi un vizio abitudinario, ho detto: vediamo se ce la faccio senza.
Si', ce la faccio. Sono passati mesi e non sono per niente ascimmiata o cose del genere.
Non sono andata in una comunita' a farmi curare!!!
E non mi "vergognavo" di dirlo ai miei: ero terrorizzata. Va bene le canne, i cocci, i bong x i miei genitori ma il resto e' proibitissimo. Poi alla fine glielo ho detto xche' mi andava di farlo. Mia madre ha smesso di tagliare le carote, mi ha abbracciata e mi ha detto che ha fiducia in me e mi stima. Questo e' bastato.
Per concludere questa lettera scritta di getto e quindi pardon moi gli errori vorrei citare la frase di una tizia che si chiama Ruthy Alon:

La vostra stabilita' sta nella capacita' di perderla,
per poi ritrovarla sotto altra forma.