|
Quando ho letto sui giornali della morte di questo ragazzo, Jannik, stavo
tornando da un rave a Torino. Ero sbottata e stanca morta, avendo ballato
x tutta la notte e tutta la mattina
A leggere quello che era successo fuori dal Number One ci sono totalmente
rimasta
senza parole, senza pensieri sensati, senza reazione. E'
passata una mezz'ora di totale atarassia. Poi... ho pensato: poteva succedere
ad uno di noi.
O a qualche altro dei miei amici.
Da quel giorno non l'ho piu' fatto. Non mi sono piu' mangiata
paste, ne' cartoni
ho avuto paura.
Ma la paura grande era quella di non poter tornare indietro, di non poter
cambiare il passato, l'anno scorso: trascorso nei deliri del sintetico,
o quello prima
nella frenesia del riso, concessomi spesso da fat
freddie's cat o panoramix o superhoffman o quel che cazzo erano in realta'.
Sono stata combattuta x un bel po' di tempo. Alla fine credo che il divertimento
e le sensazioni fisiche e mentali e le percezioni, l'energia, le risate,
i giochi, le visioni, le disinibizioni
cosi' grandi, cosi'
forti non le hai senza droghe.
Ma non e' ammissibile x me, che vivo cercando di succhiare avidamente
la polpa, il succo, la buccia e anche il nocciolo della mia esistenza
nel mondo, poter dipendere dall'extasi o dai trip o dalla bamba
o da qualsiasi altra droga: un uomo, un'ossessione, un segreto, una mania.
So di essermi sempre goduta i momenti e gli amici, l'amore e il sesso,
la famiglia, tutto
ma e' anche vero che ho dato il doppio
nodo a molti rapporti grazie alle droghe.
Ci sono state volte in cui i nostri corpi si mescolavano nel buio della
notte e risplendevano di luna i nostri occhi allucinati e sfoggiavamo
tutti i denti, sorrisi enormi.
Dimostravamo l'affetto, tutto, la paura, io ho anche pianto e mi sono
trovata 10 persone almeno che mi baciavano e mi carezzavano i capelli
e mi prendevano x mano e mi sostenevano.
E io tornavo nella danza.
Voglio dire che io ho fatto alcune volte quello che molti non riescono
a fare in tutta la loro vita: mi sono liberata, sciolta, slegata da qualsiasi
vincolo, legge, regola. Non c'era + morale, immorale, normale, perverso.
C'ero io e mi sentivo me stessa piu' che in ogni altro momento.
Beh, poi c'e' stato questo fatto, che unito alla riflessione che
ormai era quasi un vizio abitudinario, ho detto: vediamo se ce la faccio
senza.
Si', ce la faccio. Sono passati mesi e non sono per niente ascimmiata
o cose del genere.
Non sono andata in una comunita' a farmi curare!!!
E non mi "vergognavo" di dirlo ai miei: ero terrorizzata. Va
bene le canne, i cocci, i bong x i miei genitori ma il resto e'
proibitissimo. Poi alla fine glielo ho detto xche' mi andava di
farlo. Mia madre ha smesso di tagliare le carote, mi ha abbracciata e
mi ha detto che ha fiducia in me e mi stima. Questo e' bastato.
Per concludere questa lettera scritta di getto e quindi pardon moi gli
errori vorrei citare la frase di una tizia che si chiama Ruthy Alon:
La vostra stabilita' sta nella capacita'
di perderla,
per poi ritrovarla sotto altra forma.
|