Riapro
gli occhi, non riesco a capire dove sono.
Sento la testa pulsare, porto la mano alla nuca; subito si impregna
di liquido caldo e appiccicoso. Anche se sono nella quasi totale
oscurità della cantina so che ora ho la mano rossa, sporca
del mio sangue. Inizo a piangere, ho paura...
Di colpo tutto mi ritorna in mente. Inizio a urlare, mi rannicchio
in un angolo.
All'improvviso mi calmo, mi alzo. Adesso sono lucida, so che
devo trovare il modo di andarmene da questo posto, non mi posso
permettere di piangere, devo reagire, ribellarmi al male impostomi.
Mentre mi muovo nell'oscurità rivedo ciò che è
capitato durante la mia breve vita...la prima volta che le sue
mani hanno conosciuto il mio corpo, le sue visite abituali nella
mia stanza... Sempre così, da molto tempo. mai avevo
trovato il coraggio di ribellarmi. Stavolta era andata diversamente;
come avevo sentito i passi avvicinarsi mi ero chiusa in camera.
Ma dopo poco era entrato ugualmente, come al solito, solo più
arrabbiato.
Quando ho provato a sottrarmi alla sua morsa lui ha iniziato
a picchiarmi...poi non ricordo più nulla, so solo che
mi sono risvegliata qui, in cantina.
Adesso sono qua, davanti alla porta della cantina, in mano una
mannaia. Con un colpo secco faccio saltare la serratura.
Mentre mi dirigo verso camera sua vedo la mia immagine riflessa
nello specchio, mi fermo a osservare i miei occhi, tutta la
tristezza che viveva in loro ora è sparita, morta.
Continuo, entro nella sua camera, si sveglia. Non fa in tempo
a realizzare che io subito lo colpisco.
Urla: invece di fermarmi il suo dolore mi incita a continuare,
a massacrare ancora di più quel corpo.
Smetto di lambire il corpo solo dopo che la vita l'ha già
abandonato da molto.
Chiamo la polizia, mentre l'aspetto mi siedo da parte al corpo
straziato. Per la prima volta sono rilassata, non provo paura.
Getto uno sguardo al letto pieno di sangue e ai pezzi di carne..un
sorriso nasce sul mio viso.
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