Le impopolari politiche nazionali degli ultimi dieci anni hanno posto
fine alle istituto dell’equo canone liberalizzando il mercato immobiliare.
Il conseguente aumento selvaggio del costo del “diritto” alla casa derivante
da un mercato immobiliare senza freni sociali ha risvolti drammatici: un
terzo dello stipendio dei lavoratori speso per il fitto, giovani mai in grado
né di affittare né di comprare una casa, famiglie sfrattate
e buttate per strada, nonostante siano composte principalmente da anziani,
bambini, malati e disoccupati.
L’ultima proroga degli sfratti concessa dal governo scade a giugno, in quella
data un vero e proprio terremoto sociale si abbatterà sull’intero
territorio nazionale e su quello napoletano in particolare. Ma le prime scosse
si cominciano già ad avvertire: nei giorni scorsi a Portici una anziana
signora è stata sfrattata (non per morosità ma per fine
del contratto di locazione) dalla casa in cui abitava da una vita senza
che le fosse offerto un alloggio alternativo,un sostegno economico o un qualsivoglia
aiuto.
Di fatto condannata dall’autorità pubblica a divenire senza
fissa dimora. Altre ingiunzioni di sfratto esecutive sono previste in questi
giorni a Napoli e provincia, aumentando così le dimensioni della precarietà
sociale.
Ma tutto questo si può e si deve cambiare!
Oggi è necessario estendere la lotta per il diritto alla casa: non
basta più opporsi agli sfratti evitando a chi ha una casa di
perderla, ma bisogna assicurarla a chi non ce l’ha tramite pratiche di riappropriazione
dei diritti negati.
Agli enti locali e in particolare al comune di Portici chiediamo:
L’immediato utilizzo dei fondi residui (circa 20 miliardi di vecchie lire)
della legge 219/80 al fine di riavviare una politica abitativa popolare,
dando così case ai soggetti che ne hanno bisogno(sfrattati, disoccupati,
senza casa, lavoratori migranti, studenti).
Una soluzione dignitosa ai problemi abitativi dei residenti/occupanti la
caserma Mascabruno e di vico del Ritiro (assegnando loro case pubbliche e
riqualificando ciò che oggi versa in condizioni di degrado).
La sistemazione degli alloggi di via Dalbono, frutto della speculazione democristiana,
che a 20 anni dalla loro costruzione sono ancora privi di fogne.
Ci opponiamo alla leggi che tutelano solo gli interessi economici delle agenzie
private immobiliari e finanziarie e delle società pubbliche speculatrici
come la Patrimonio SpA.
Ampliamento degli stanziamenti per il sostegno all'affitto dei non o poco
abbienti.
Chiediamo l’assegnazione immediata (tramite graduatorie trasparenti) degli
alloggi pubblici sfitti, di quelli privati delle società immobiliari
e finanziarie e di tutti quelli inseriti nella Patrimonio SpA.
Sul piano nazionale:
Vogliamo una riduzione drastica degli interessi sui mutui per l’acquisto
di case.
Il ripristino dell’istituto dell’equo canone.
Una drastica inversione di tendenza rispetto alle attuali politiche patrimoniali
pubbliche.
Per questo facciamo appello alla cittadinanza, agli sfrattati, ai disoccupati,
ai senza casa, agli studenti, ai migranti, agli occupanti storici di case,
affinchè si costruisca una rete autorganizzata per il diritto alla
casa, una rete aperta e orizzontale in grado di veicolare le rivendicazioni
dei singoli in una lotta sociale e politica comune, perché tocca a
noi adesso riappropriarci della nostra dignità e dei nostri diritti,
perché senza casa non si può stare…