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All'alba del 14 gennaio 2003, una decina di agenti della PS, con in testa l'ufficiale giudiziario, hanno eseguito lo sfratto della signora Ivana Borrello, in via Gianturco a Portici.
Lo sgombero è avvenuto un'ora e mezzo prima dell'orario indicato nell'atto esecutivo, al fine di evitare ogni tipo di resistenza attuabile dai compagni del Comitato Antisfratto, del collettivo Logomotiva, del kollettivo Casa Precaria, della Rete NoGlobal e di alcuni militanti porticesi dei Verdi, che in quell'occasione si erano dati appuntamento.
Avvenuto lo sgombero con un procedimento tutt'altro che formale, ci si è mossi in corteo per raggiungere il Comune ed occuparlo, bloccando di fatto via Libertà al fine di sensibilizzare la cittadinanza rispetto all'ingiustizia commessa alla signora Ivana.
Nei confronti di una sessantacinquenne, senza reddito, ma mai morosa (infatti il motivo dello sfratto è la fine del contartto di locazione), le autorità cittadine non hanno predisposto alcuna forma di tutela sociale ed economica: non una nuova dimora, non una sitemazione provvisoria presso qualche albergo, e neppure un piccolo contributo economico, a dimostrazione di un atteggiamento istituzionale volto alla tutela dei diritti dei padroni e totalemente estraneo alle esigenze sociali ed economiche dei meno abbienti, disoccupati, sfrattati, pensionati al minimo, studenti fuorisede, lavoratori migranti, che pure erano presenti alle iniziative di lotta.

Il Comune di Portici,da qualche mese commissariato, sembra non porsi miminamente il problema essenziale del Diritto alla Casa, nella misura in cui, allo stato attutale, mancano bandi di concorso e graduatorie per l'assegnazione delle case pubbliche sfitte.
Per far si che la situazione drammatica della signora Ivana venisse presa almeno in considerazione sono stati necessari un corteo, un blocco stradale e un'occupazione temporanea del Comune. Davanti a questo stato di agitazione sociale, i commissari hanno temporeggiato, e infine hanno condannato la signora Ivana alla morte sociale all'interno di un ospizio; l'indecente proposta è stata ovviamente rifiutata dalla signora, che, soltanto grazie ad amici, parenti e compagni, può dormire sotto a un tetto, evitando di marcire sul marciapiede di una strada come una barbona.

L'emergenza  abitativa, ieri riguardante la sola signora Ivana, esplodera' in tutto il suo dramma entro il mese di giugno, alla scadenza della proroga governativa sul blocco degli  atti esecutivi degli sfratti, coinvolgendo nella sola cittadina di Portici, decine di famiglie.
Al fine di garantire il diritto alla casa alla signora Ivana e a quanti a breve si ritroveranno in un'analoga situazione, è necessaria la costruzione, a livello locale, di una rete autorganizzata per il Diritto alla Casa, che coinvolga, in primissimo luogo e da protagonisti, sfrattati, disoccupati, lavoratori migranti, studenti e quanti vivano sulla propria pelle il disagio abitativo, ma pure tutti quei collettivi e singoli che intendano avviare un discorso e un percorso dul diritto alla casa.
La Rete non dovrà essere un agorà partitico che pretenda di prendere decisioni sulla pelle di precari e bisognosi, non dovrà essere un luogo di mediazione politica e tantomeno la piazza di rilanci politici personali, bensì un'assemblea orizzontale volta alla costruzione di percorsi che portino alla risoluzione reale del problema casa  tramite l'individuazione di abitazioni pubbliche sfitte da destinare alla realizzazione di tale bisogno.
L'esperienza della signora Ivana dimostra ancora una volta non solo l'indifferenza sociale delle istituzioni, ma anche la necessità che i soggetti interessati si attivino in prima persona per la soddisfazione dei propri bisogni: in definitiva, è nell'autorganizzazione, nel protagonismo, nella messa in gioco di sè che può essere ricercata la soddisfazione dei diritti negati, la casa in primis.


 Sabato, 18 gennaio 2003, ore 10.00
 presso la sede dell'ARCI utopia-via Libertà, 3a trav. dx p.zzo  portolano n°3