11 Settembre
“[...] Non era nè notte nè giorno
quando la bruna, nuda e tremante dopo i primi interrogatori, si
sollevò leggermente la benda che le copriva gli occhi. Tempo
morto. Tempo senza misura. La bruna si vide sporca degli ematomi
provocati dai colpi, delle bruciature lasciate dagli elettrodi. Allora
si morse le labbra e con tutto l’amore del mondo mormorò: non ho
parlato, non ho detto nulla, non mi hanno vinto. [...]”.1
L’ 11 settembre 2002, sono trascorsi 29 anni dal golpe militare che
soffocò nel sangue il sogno di donne, uomini e bambini che
fecero della loro vita una inflessibile forma di resistenza.
15 settembre 1970 - Casa Bianca:
"Abbiamo una possibilità su dieci ma
liberiamo il Cile da quel figlio di puttana! Vale la pena di provarci;
noi non saremo impegnati direttamente; nessun contatto con
l'ambasciata; dieci milioni di dollari a disposizione e anche di
più se necessario; impiego a tempo pieno per i nostri agenti
migliori; una strategia: strozzare l'economia; tempo 48 ore per
pianificare l'azione".2
Queste sono le parole con cui l’allora presidente degli Stati Uniti
Richard Nixon, durante una riunione tenutasi alla casa bianca 11 giorni
dopo le elezioni in Cile, commenta la vittoria della coalizione di
Unidad Popolar (coalizione di sinistra da comunisti a cattolici
progressisti).Il figlio di puttana in questione è il presidente
eletto, il 4 settembre 1970, Salvador Allende. Ciò da cui il
presidente Nixon intende liberarsi è il progetto di Unidad
Popolar che mira all’ambizioso obiettivo di portare la rivoluzione in
Cile nell’osservanza della costituzione e della legalità. Le
iniziative prese nel primo anno di governo Allende , all’insegna di una
più equa redistribuzione del reddito e della socializzazione dei
mezzi di produzione, portano al raddoppiamento del numero di banche e
industrie controllate dallo stato, all’esproprio della proprietà
fondiaria, alla nazionalizzazione delle miniere di rame. Fino a quel
momento, per più di cinquant’ anni, la grande miniera del rame
era stata sfruttata in favore degli interessi stranieri, i capitali
privati degli USA si erano serviti delle miniere gestendo il traffico
del metallo e avvantaggiandosi dei profitti; in questo il governo
Allende individuò la ragione fondamentale dell’ arretratezza
dell’ economia cilena. Per questa ragione il popolo cileno decise di
spezzare la dipendenza dagli interessi extranazionali individuando in
ciò il presupposto necessario per la crescita economica del
paese e per il diffondersi e l’affermarsi di forme di convivenza umana
coerenti col nuovo percorso politico di una società socialista,
libera e sovrana. Col governo Allende, il Cile si incammina sulla
strada della trasformazione, la struttura produttiva va via via
riedificandosi in opposizione agli interessi del capitalismo nazionale
e straniero, si diffondono nell’ esperienza reale l’autogestione nelle
fabbriche e la conduzione collettiva nelle campagne; all’ interno e al
di fuori della scuola l’ istruzione e la cultura in generale si ravviva
definendosi in forte legame con la realtà , non più
estranea ad essa; cambiano le abitudini, si stravolge la scala di
valori delle cose desiderabili e di quelle realizzabili, si ridefinisce
il senso del vivere collettivo e della libertà. Il presidente
Nixon sa di poter far leva sul malcontento diffuso nella classe
borghese e decide di attaccare il suo nemico sul fianco più
debole: l’economia. Il paese è infatti diviso in due: da una
parte la classe borghese colpita dalla crisi economica, dall’altro i
ceti popolari che appoggiano il governo di Unidad Popolar
Banche private e organismi finanziari sotto il controllo americano
impediscono ogni finanziamento; sul piano commerciale gli Stati Uniti
iniziano un vero e proprio sabotaggio isolando il paese su tutti i
fronti. La crisi economica avanza rendendo sempre più forti e
acute le tensioni all’interno della società cilena. La Cia
accorda finanziamenti segreti per sostenere l’ondata di scioperi e
finanziare l’ azione delle frange più reazionarie del paese. Il
documento segreto dell’intelligence americana del 25 agosto ’73
raccomanda che sia fornito supporto finanziario all’opposizione al fine
di mantenere la pressione su Allende. Il 23 agosto, a maggioranza, il
parlamento dichiara illegittimo il governo e chiede le dimissioni del
presidente. Il comandante Carlos Prats si dimette sperando così
di fermare la marcia dei golpisti. Il 28 agosto ’73, Allende forma il
nuovo governo, con cinque ministri militari a rappresentare esercito,
marina ed aeronautica. A capo dell’esercito, Allende nomina il generale
Augusto Pinochet Ugarte... In Cile negli anni che seguirono il generale
fu responsabile di torture e assassini, di ogni genere di sopruso e
della sparizione di circa tremila cileni.
Dietro le Ande si consumò 29 anni fa un 11 settembre meno
spettacolare, meno “cosmopolita”, meno mediaticamente sconcertante. L’
11 settembre 1973 gli aerei militari abbattevano il palazzo
presidenziale con scrupolosa accortezza e poco più tardi i
sostenitori del presidente rimosso venivano giustiziati o arrestati e
chiusi nelle carceri dove venivano torturati e poi fatti sparire. Da
quel giorno il popolo Cileno conobbe la violenza e la ferocia della
dittatura militare: le esistenze di centinaia di uomini e donne furono
sconvolte dalla barbarie del terrorismo istituzionale: le strutture
dello Stato furono adoperate per imprigionare, torturare e far
scomparire gli oppositori e personalità anche solo sgradite al
regime. Il disastro dell’11 settembre a New York è avvenuto
nello stesso giorno in cui ebbe inizio la tragedia cilena del 1973;
ventinove anni dopo, la memoria di ciò che avvenne a partire da
quella giornata in Cile non ha bisogno di una data precisa per essere
attuale; il ricordo di quegli anni è impresso sul corpo e nell’
anima di ognuna delle persone che prese parte alla resistenza, che
sopravvisse alle torture, che scampò alle carovane della morte,
che fu costretta a fuggire, a riparare in esilio, che si oppose a quel
sopruso intollerabile e che vide impallidire i volti dei giovani cileni
pronti a dare tutto per rendere concreto il loro sogno di giustizia e
che pagarono a caro prezzo le loro aspirazioni di libertà ma che
rivivono in quel dolore incapace di indebolirsi nel tempo.
L’11 settembre 1973 crollano, per le masse popolari cilene, le speranze
di costruzione di organizzazioni partitiche e sindacali strutturate in
base ad elementi di autentica rappresentatività. Si infrange il
sogno di un governo formato dai lavoratori e dalle classi più
marginalizzate, che con quel progetto avevano scelto di costruire per
il proprio futuro una società migliore, più giusta e
più felice di cui non fossero spettatori passivi ma protagonisti
e in cui rifiutassero di essere oggetto di manovre operate sulle loro
teste, promotori essenziali della grande trasformazione sulla via del
socialismo.
1 “Le rose di Atacama” di Luis Sepulveda
2 dal documento contenente gli appunti di Richard Helms,l’ allora
direttore della CIA, reso pubblico a dicembre '98 dall'amministrazione
Clinton.
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