ferma gli sbirri!




Cosa vogliamo? Tutto... ma innanzitutto SPAZIO! Spazio per vivere, comunicare e pensare. Spazio per giocare, studiare e costruire. Spazio per respirare, ballare e opporci. Spazio per parlare, sognare e muoverci. Spazio per informare, imparare e socializzare. Spazio per condividere, lottare e creare. Spazio per riappropriarci delle nostre vite. Dalla provincia vesuviana (Portici, S. Giorgio a Cremano, Ercolano, Torre del Greco) per aggregare gruppi, collettivi e singoli individui attorno ad un progetto di riconquista degli spazi.















torna al sito
del collettivo


numero 0
numero 1
numero 2
numero 3
numero 4



piantala ovunque!


sito ospitato da:
aut / inv






11 Settembre

“[...] Non era nè notte nè giorno quando la bruna, nuda e tremante dopo i primi interrogatori, si sollevò leggermente la benda che le copriva gli occhi. Tempo morto. Tempo senza misura. La bruna si vide sporca degli ematomi provocati dai colpi, delle bruciature lasciate dagli elettrodi. Allora si morse le labbra e con tutto l’amore del mondo mormorò: non ho parlato, non ho detto nulla, non mi hanno vinto. [...]”.1

L’ 11 settembre 2002, sono trascorsi 29 anni dal golpe militare che soffocò nel sangue il sogno di donne, uomini e bambini che fecero della loro vita una inflessibile forma di resistenza.

15 settembre 1970 - Casa Bianca:
"Abbiamo una possibilità su dieci ma liberiamo il Cile da quel figlio di puttana! Vale la pena di provarci; noi non saremo impegnati direttamente; nessun contatto con l'ambasciata; dieci milioni di dollari a disposizione e anche di più se necessario; impiego a tempo pieno per i nostri agenti migliori; una strategia: strozzare l'economia; tempo 48 ore per pianificare l'azione".2

Queste sono le parole con cui l’allora presidente degli Stati Uniti Richard Nixon, durante una riunione tenutasi alla casa bianca 11 giorni dopo le elezioni in Cile, commenta la vittoria della coalizione di Unidad Popolar (coalizione di sinistra da comunisti a cattolici progressisti).Il figlio di puttana in questione è il presidente eletto, il 4 settembre 1970, Salvador Allende. Ciò da cui il presidente Nixon intende liberarsi è il progetto di Unidad Popolar che mira all’ambizioso obiettivo di portare la rivoluzione in Cile nell’osservanza della costituzione e della legalità. Le iniziative prese nel primo anno di governo Allende , all’insegna di una più equa redistribuzione del reddito e della socializzazione dei mezzi di produzione, portano al raddoppiamento del numero di banche e industrie controllate dallo stato, all’esproprio della proprietà fondiaria, alla nazionalizzazione delle miniere di rame. Fino a quel momento, per più di cinquant’ anni, la grande miniera del rame era stata sfruttata in favore degli interessi stranieri, i capitali privati degli USA si erano serviti delle miniere gestendo il traffico del metallo e avvantaggiandosi dei profitti; in questo il governo Allende individuò la ragione fondamentale dell’ arretratezza dell’ economia cilena. Per questa ragione il popolo cileno decise di spezzare la dipendenza dagli interessi extranazionali individuando in ciò il presupposto necessario per la crescita economica del paese e per il diffondersi e l’affermarsi di forme di convivenza umana coerenti col nuovo percorso politico di una società socialista, libera e sovrana. Col governo Allende, il Cile si incammina sulla strada della trasformazione, la struttura produttiva va via via riedificandosi in opposizione agli interessi del capitalismo nazionale e straniero, si diffondono nell’ esperienza reale l’autogestione nelle fabbriche e la conduzione collettiva nelle campagne; all’ interno e al di fuori della scuola l’ istruzione e la cultura in generale si ravviva definendosi in forte legame con la realtà , non più estranea ad essa; cambiano le abitudini, si stravolge la scala di valori delle cose desiderabili e di quelle realizzabili, si ridefinisce il senso del vivere collettivo e della libertà. Il presidente Nixon sa di poter far leva sul malcontento diffuso nella classe borghese e decide di attaccare il suo nemico sul fianco più debole: l’economia. Il paese è infatti diviso in due: da una parte la classe borghese colpita dalla crisi economica, dall’altro i ceti popolari che appoggiano il governo di Unidad Popolar

Banche private e organismi finanziari sotto il controllo americano impediscono ogni finanziamento; sul piano commerciale gli Stati Uniti iniziano un vero e proprio sabotaggio isolando il paese su tutti i fronti. La crisi economica avanza rendendo sempre più forti e acute le tensioni all’interno della società cilena. La Cia accorda finanziamenti segreti per sostenere l’ondata di scioperi e finanziare l’ azione delle frange più reazionarie del paese. Il documento segreto dell’intelligence americana del 25 agosto ’73 raccomanda che sia fornito supporto finanziario all’opposizione al fine di mantenere la pressione su Allende. Il 23 agosto, a maggioranza, il parlamento dichiara illegittimo il governo e chiede le dimissioni del presidente. Il comandante Carlos Prats si dimette sperando così di fermare la marcia dei golpisti. Il 28 agosto ’73, Allende forma il nuovo governo, con cinque ministri militari a rappresentare esercito, marina ed aeronautica. A capo dell’esercito, Allende nomina il generale Augusto Pinochet Ugarte... In Cile negli anni che seguirono il generale fu responsabile di torture e assassini, di ogni genere di sopruso e della sparizione di circa tremila cileni.

Dietro le Ande si consumò 29 anni fa un 11 settembre meno spettacolare, meno “cosmopolita”, meno mediaticamente sconcertante. L’ 11 settembre 1973 gli aerei militari abbattevano il palazzo presidenziale con scrupolosa accortezza e poco più tardi i sostenitori del presidente rimosso venivano giustiziati o arrestati e chiusi nelle carceri dove venivano torturati e poi fatti sparire. Da quel giorno il popolo Cileno conobbe la violenza e la ferocia della dittatura militare: le esistenze di centinaia di uomini e donne furono sconvolte dalla barbarie del terrorismo istituzionale: le strutture dello Stato furono adoperate per imprigionare, torturare e far scomparire gli oppositori e personalità anche solo sgradite al regime. Il disastro dell’11 settembre a New York è avvenuto nello stesso giorno in cui ebbe inizio la tragedia cilena del 1973; ventinove anni dopo, la memoria di ciò che avvenne a partire da quella giornata in Cile non ha bisogno di una data precisa per essere attuale; il ricordo di quegli anni è impresso sul corpo e nell’ anima di ognuna delle persone che prese parte alla resistenza, che sopravvisse alle torture, che scampò alle carovane della morte, che fu costretta a fuggire, a riparare in esilio, che si oppose a quel sopruso intollerabile e che vide impallidire i volti dei giovani cileni pronti a dare tutto per rendere concreto il loro sogno di giustizia e che pagarono a caro prezzo le loro aspirazioni di libertà ma che rivivono in quel dolore incapace di indebolirsi nel tempo.

L’11 settembre 1973 crollano, per le masse popolari cilene, le speranze di costruzione di organizzazioni partitiche e sindacali strutturate in base ad elementi di autentica rappresentatività. Si infrange il sogno di un governo formato dai lavoratori e dalle classi più marginalizzate, che con quel progetto avevano scelto di costruire per il proprio futuro una società migliore, più giusta e più felice di cui non fossero spettatori passivi ma protagonisti e in cui rifiutassero di essere oggetto di manovre operate sulle loro teste, promotori essenziali della grande trasformazione sulla via del socialismo.

1 “Le rose di Atacama” di Luis Sepulveda

2 dal documento contenente gli appunti di Richard Helms,l’ allora direttore della CIA, reso pubblico a dicembre '98 dall'amministrazione Clinton.







webmastered by pOg(at)paranoici.org





^^^
top





copyleft coll___Logomotiva GNU/Linux
questo sito e' stato
realizzato solo
con l'utilizzo di
software libero










tutto il materiale presente sul sito e' liberamente riproducibile per fini non commerciali e citando la fonte