Armi fluttuanti
Il flusso di armi leggere e pesanti, tradizionali e sofisticate
proviene dai paesi occidentali e dall’ex blocco sovietico. Gli stessi
paesi facenti parte dell’ONU che nel 1991, decise di creare un registro
mondiale dei trasferimenti di armi (risoluzione n° 46/43) per una
maggiore trasparenza, per rafforzare la fiducia e allentare le
tensioni, per la pace e la sicurezza internazionale.
Ma pressioni non dichiarate spinsero l’ONU a rendere volontaria e non
obbligatoria da parte degli stati membri l’informazione
sull’esportazione di armi.
Il traffico avviene solitamente attraverso il metodo delle
“triangolazioni”: il carico viene ufficialmente destinato ad un paese
non sottoposto a controlli per poi ripartire per la vera destinazione.
Spesso i servizi segreti di tutto il mondo, che dovrebbero impedire o
scoraggiare questo tipo di attivita', vengono utilizzati per coprire o
favorire il traffico di armi a secondo del disegno politico del proprio
paese. Infatti molti dei trafficanti fanno parte del KGB e della CIA.
Con la guerra in Bosnia il traffico d’armi si triplico' avendo come
maggior esportatrice l’Italia che, dal lontano 1991, e' in affari con
esponenti del KGB.
Da intercettazioni telefoniche risultano, infatti, chiari accordi tra
un agente russo Kuzin (specialista in commercio internazionale di armi
convenzionali e sostanze nucleari), Marco Affaticato (estremista di
destra vicino ai servizi segreti italiani) ed il direttore generale
della sede Olivetti di Stoccolma.
Nel 1992 Kuzin concentra i suoi affari in Friuli, data la vicinanza con
l’ex Jugoslavia, richiamando l’attenzione delle Procure di Gorizia e di
Udine che iniziano le indagini. Quest’ultime portano a forti
collegamenti tra l’agente russo e Marco Affaticato che a sua volta
intratteneva telefonate di compravendita dalla splendida villa di
Arcore, dimora del nostro amato presidente operaio.
All’ombra del Vesuvio
L’inchiesta sul traffico d’armi parte anche da Torre Annunziata nel
1994 da una storia minore: un padre preoccupato si rivolge al
maresciallo Vecchiano, che comanda la stazione dei carabinieri di Vico
Equense: suo figlio, Raffaele Acamfora, 33 anni, disoccupato, cambia
auto una o due volte al mese e frequenta un gruppo di pregiudicati di
Gragnano che fanno capo alla “Grafish”, pescheria gestita da un certo
Ciro Sorrentino. I carabinieri mettono sotto controllo il telefono
della pescheria, convinti di puntare su una banda di ricettatori di
auto rubate. Invece, i fili della telecom trasmettono qualcosa di molto
piu' complicato: Sorrentino e i suoi complici parlano di armi da
vendere al ministro dell’interno nigeriano. Una volta arrestato,
Sorrentino conferma tutto: che lavora per i servizi segreti, ed e' vero
che per conto loro traffica in armi nucleari, sommergibili e missili.
Caso Brenneke
Anni dopo il caso Sorrentino, salta fuori un ex agente della CIA
Richard Brenneke. Quest’ultimo dichiaro', in una serie di intrerviste
alla stampa italiana, che nel 1990 gran parte delle armi e dei
rifornimenti erano stati destinati dalla CIA all’Iran in cambio della
ritardata liberazione degli ostaggi americani prigionieri in Iran;
liberazione che, secondo la CIA, avrebbe favorito i democratici alle
elezioni presidenziali.
Un accordo in questo senso sarebbe stato perfezionato a Parigi in una
riunione cui sarebbero stati presenti William Casey, poi nominato da
Reagan capo della CIA, l’ex capo della CIA e futuro vicepresidente di
Reagan, Gorge Bush ed un ufficiale del principale servizio di
intelligence americano. Per queste asserzioni Brenneke e' stato
processato ed assolto con verdetto unanime dalla giuria di un tribunale
di Portland che ha stabilito che l’incontro di Parigi si tenne
realmente. Inoltre ha dichiarato Brenneke che le armi che vennero
fornite agli iraniani venivano dal blocco socialista per mano di Kuzin.
Quasi tutti coloro che hanno indagato sul traffico di armi hanno finito
per passare dal ruolo di investigatori a quello di indagati o soggetti
a provvedimenti disciplinari, altri invece hanno deciso di rimanere in
servizio in cambio di soldi.
Il motivo per cui si puo' decidere di chiudere un occhio (o entrambi)
sui carichi illegali sono diversi: dal vantaggio puramente economico
(in confronto al denaro che si muove in questo settore le cifre di
tangentopoli fanno sorridere) a ben determinati interessi strategici:
lasciar passare un carico di armi vuol dire favorire questa o quella
delle repubbliche in lotta, in nome di una “realpolitik” parallela che
spesso discosta del tutto da quella praticata alla luce del sole.
Che poi vi siano alcune centinaia di migliaia di vite cancellate e
altri milioni di esseri umani segnati per sempre dalla guerra, non
sembra pesare molto sulla coscienza del potere. |