Camp Darby
“Noi, senza urlare né bruciare bandiere, senza occupare lo
spazio della comunità, senza mobilitare nessuno nel nome
dell'odio, ma con la compostezza di chi conosce la bontà dei
propri valori, porgiamo ai nostri amici americani i segni della nostra
solidarietà. Siamo fieri della nostra alleanza con gli USA;
sappiamo che il futuro del mondo dipende dall'estensione delle
libertà personali, della democrazia liberale, delle
libertà economiche e di espressione, delle opportunità
individuali e del rispetto degli individui in contesti democratici, di
tutti quei valori che oppongono il mondo occidentale alle ideologie
totalitarie e ai fanatismi di tutti i generi.
Ai militari americani di Camp Darby, a quelli presenti in tutta Italia,
al popolo americano, noi siamo vicini: fieri di questa amicizia, di
questa alleanza e dei valori comuni che ci uniscono.”
Il giorno prima dell'appuntamento di Camp Darby, il 5 novembre 2001,
una delegazione, costituita da esponenti dell'Associazione radicale
LiberaPisa, di Forza Italia e del Comitato Pisa liberale, si è
recata alla base americana di Camp Darby per consegnare alle
autorità militari un messaggio di solidarietà e di
amicizia, in vista del corteo noglobal del 6, proprio intorno alla base.
Il 6 novembre 2002, alla vigilia del Forum Sociale Europeo di Firenze,
circa xx mila persone hanno sfilato intorno alla base USA in Italia di
Camp Darby per dire no alla guerra, quella del petrolio e quella contro
il lavoro.
Quell'appuntamento fu boicottato dalla maggior parte dei compagni: non
vi parteciparono i social forum, nè i disobbedienti, non una
bandiera di rifondazione nè dei verdi: insomma a quel corteo, a
mio avviso importante anche più di qualche seminario del forum,
ci andarono l'area dei Cobas e l'area antagonista autorganizzata,
anarchici e qualche altro.
Senza volere innescare una polemica sulle ragioni (a mio avviso
s-ragioni) della mancata partecipazione a quel corteo, ecco
perchè era fondamentale andarci e perchè, a tutt'oggi,
quel campo militare deve ancora essere nel mirino del movimento
affinchè sia smantellato.
Nel 1945, durante un azione in Italia, William O. Darby, generale delle forze speciali, muore.
Poco male.
Nessuno lo ricorderebbe se non fosse che nel 1951 gli viene intitolata
una base militare in Toscana, tra Livorno e Pisa, sulle sponde del
Tombolo.
Oggi quella base è il più grande arsenale USA all'estero.
Mille ettari di terreno, vicino allo scalo di Pisa e all'autostrada,
con un canale navagabile, il Tombolo, che la circonda e una linea
ferroviaria fin dentro al campo, la base USA di Camp Darby è una
bomba nel cuore dell'Italia.
Ma non si tratta di una trovata pubblicitaria che -come da
brossure- invita militari e parenti a passare l'estate sulle rive
del Tombolo perchè “la spiaggia privata di Camp Darby offre
sole, mare, giochi e relax riservato al personale autorizzato”, si
tratta, piuttosto, di 20mila tonnellate di munizioni e 8100 tonnellate
di alto eplosivo.
Nella base vivono 350 militari professionisti e 700 uomini della
Guardia Nazionale, scorazzano nei campi su 2600 tra tank, jeep e
camion, su 35 carri armati M1 Abrams e su 70 veicoli da combattimento
Brandley, e sotto la terra che calpestano ci sono 125 bunker esplosivi,
che contengono le tonnellate di esplosivo di cui sopra (28100
tonnellate in tutto, ma hanno una capienza totale di 32mila
tonnellate!), custodite dal 31° squadrone munizioni. Infine, a
pulire ed aggiustare ciò che i militari sporcano o rompono, ci
sono 580 dipendenti, addetti alla pulizia e alla manutenzione.
A Camp Darby ci sono materiali bellici del valore di due miliardi di dollari, missili e ordigni esclusi.
Finora i numeri, le quantità, ma ora passiamo all'azione e
consideriamo alcune guerre recenti: attraverso le sue linee di
collegamento (con in testa il canale navigabile che entro il 2010
raddoppierà la capacità di carico grazie al suo
allargamento e alla cementificazione dei fondali), la base di Camp
Darby è un ottimo viatico e punto di snodo per ogni operazione
bellica statunitense.
Durante la Guerra del Golfo transitarono a Camp Darby 42mila tonnellate
di munizioni, 22mila delle quali per la sola operazione “tempesta nel
deserto”.
Durante il conflitto in Kosovo, invece, partirono da Camp Darby, 16mila
tonnellate di ordigni, circa il 60% di quelli lanciati dalla coalizione
atlantica tutta.
Infine, nel natale del 1998, alla vigilia delle operazioni dei balcani,
sono arrivate a Camp Darby 3278 cluster bomb (le criminali bombe a
grappolo).
Anche in questi giorni si parla di Camp Darby: è in via di
potenziamento ed in grado già ora di assicurare il trasferimento
di un'intera brigata fino in Kuwait con equipaggiamento completo, che
viene trasbordato sulle navi dal molo di base, riducendo di un terzo il
tempo necessario al trasferimento dagli Usa.
Menzione a parte merita la performances del maggio 2000, quando vennero
sgomberati, in fretta e furia e all'insaputa del governo italiano,
tanto alleato dei fratelli statunitensi, 12 bunker contenenti 100mila
ordigni con 23 tonnellate di esplosivo ad alto potenziale,
perchè pericolanti, stavano crollando su se stessi.
La base di Camp Darby in questi anni ha fatto spesso capolino nelle
inchieste della magistratura: è stata chiamata in causa a
proposito di vendita d'armi all'Iran e a gruppi fascisti dell'America
latina, ed é stata citata nelle indagini sulla strategia della
tensione in Italia, per i suoi collegamenti con il terrorismo nero.
A chi è fiero dell'alleanza con gli USA, dico che se il futuro
del mondo dipende dai sommi valori dell'Occidente (mercato, guerra,
democrazia liberale... massoneria, appoggio all'eversione di destra,
controllo sociale e politico...), tale futuro sarà il nulla,
magari un nulla macchiato di petrolio.
A chi ancora spera in un'Italia fuori da questa guerra dico che chi,
come l'Italia, ospita tonnellate di congegni di distruzione di massa in
oltre 50 tra basi USA e Nato, non è fuori da nessuna guerra.
L'Italia, lo voglia o no, è già in guerra. |