Cile: l'ascesa resistibile di Pinochet
Nell'ultimo numero della Puzzola ho letto un articolo molto bello sugli
avvenimenti del Cile intorno al golpe del 11 settembre 1973. L'articolo
ha delineatoo molto bene il coinvolgimento degli Stati Uniti nello
sforzo della destra cilena per stroncare la democrazia in quel paese.
C'è stato, però, un problema a mio avviso nello stesso
articolo, in quanto ha dato l'impressione quasi che la distruzione di
quel progetto di governo socialista fosse inevitabile. In questo
contributo non voglio polemizzare tanto con il contenuto dell'articolo
originale, ma invece vorrei aggiungere alcuni fatti al quadro nel
tentativo di dimostrare che la vittoria delle forze della reazione in
Cile era tutt'altro che inevitabile.
Al centro di quest'affermazione voglio considerare l'esperienza in
Cile, tra il 1972 e il 1973, dei consigli di lavoratori, nominati
Cordones Industriales. Faccio questo perché l'unica
possibilità di bloccare il potere della destra cilena poteva
essere un contropotere al livello nazionale. Questo contropotere era
presente in forma potenziale nei cordones. La tragedia dell'esperienza
cilena fu nel fatto che questo potenziale non venne mai pienamente
espresso. Gli stessi militanti che, partendo dalla resistenza alla
destra al livello locale diedero vita ai cordones, al livello nazionale
si trovarono spiazzati. Dovevano scegliere tra la rottura politica con
Allende che avrebbe potuto dare vita ad un movimento rivoluzionario dei
lavoratori capace di sconfiggere il golpe di Pinochet, e la disciplina
di partito come militanti del Partito Socialista che li ha mantenuti
legati alla politica del governo di Unidad Popular alla sua strategia
parlamentare che fu sanguinosamente distrutta dal golpe dell'11
settembre.
Il cordon fu una forma di consiglio dei lavoratori cresciuto in
risposta alla serie di tentativi da parte della destra e della
borghesia cilena di destabilizzare il governo di Allende. Il primo
cordon venne formato nella zona di Maipu nel 1972, dall'unità
creata tra la lotta di lavoratori agricoli della zona sulla riforma
agraria e un'occupazione di fabbrica da parte di lavoratori tessili
nella zona industiale di Cerrillo. A giugno si formò il primo
cordon per coordinare questa lotta guidato da questi lavoratori ma che
spesso si allargò per comprendere organizzazioni dei senzatetto,
comitati di distribuzione o JAP e comitati di quartiere.
La prima clausola del primo documento prodotto dichiarò
"Apoggeremo il governo di Presidente Allende in quanto esso interpreta
le lotte e le mobilitazioni dei lavoratori". Lo stesso documento
rivendicò la realizzazione militante della politica
dell'esproprio della terra e la creazione di una serie di istituzioni
statali sotto il controllo diretto dal basso. Propose il "rifiuto dei
padroni e della borghesia" e fece appello per la creazione di
"un'assemblea popolare che si sarebbe sostituito al parlamento". Come
attuare queste politiche, però, rimase una questione irrisolta,
e la concezione dominante di strategia non andò oltre quella di
porre pressione sul governo.
Tale confusione può sembrare inconcepibile per noi che abbiamo
visto la degenerazione del PCI in DS e l'esperienza del Centrosinistra,
ma possiamo comprendere meglio lo stato d'animo se consideriamo di cosa
erano capaci nella retorica gli allora capi del Partito Socialista che
hanno candidato Salvador Allende come Presidente al centro della
coalizione di Unidad Popular. Nel maggio del 1971 il Segretario
Generale del partito, Altamirano, dichiarò pubblicamente: "Lo
scontro armato tra le classi è inevitabile (.) La reazione
busserà ancora alla porta della caserma. Le parole di Lenin sono
pertinenti alla nostra situazione:'Sembra impossibile combattere un
esercito moderno, l'esercito deve diventare rivoluzionario (.)' In
realtà, l'indecisione della truppa, una cosa inevitabile in
qualunque movimento veramente popolare, porta ad una lotta reale per
l'esercito coll'intensificarsi della lotta rivoluzionaria".
Queste idee rappresentavano la posizione ufficiale del Partito
Socialista. Sulla base di queste molti lavoratori aderirono al partito
socialista e accettarono la sua guida all'interno dei cordones. Le idee
erano bellissime. Lotta politica dal basso per portare l'esercito dalla
parte del popolo come parte della crescita del movimento reale. Il
problema, però, stava nel fatto che nella pratica queste parole
rimasero solo parole. Quando un gruppo di marinai ad agosto 1973
denunciarono le preparazioni del golpe, anziché dar man forte a
questi marinai nella loro opposizione ai generali, il ministro Corvalan
del Partito Comunista denunciò e processò gli stessi
marinai e li rispedì ai generali denunciati, che li uccise.
In che cosa consisteva allora l'organizzazione nazionale dei cordones?.
Il loro comitato di coordinamento affermò in un documento di
programma: "I cordones industriales devono essere basati sulla
più larga partecipazione della classa lavoratrice, che dà
piena libertà alla creatività e alle iniziative
rivoluzionarie della classe. Dobbiamo lottare contro il settarismo e la
burocrazia che prendono le decisioni ad un livello sovrastrutturale
senza fare rifermento alle masse". I due cordones più grandi,
Cerillos-Maipu e Vicuna McKenna compresero al loro interno più
di 600 fabbriche, coinvolgendo direttamente decine di migliaiai di
lavoratori.
In seguito al Tancazo, la prova di golpe del 29 giugno, i cordones
comiciarono a produrre un giornale nazionale col titolo di Tarea
Urgente, o compito urgente, dedicato alla difesa delle conquiste
sociali dal pericolo della destra. Nati dall'esperienza degli scioperi
dei padrono delle ditte degli autotrasportatori, faceva parte della
natura dei cordones offrire un modello alternativo di produzione a
quello dei padroni cileni. Si opposero alla politica di Allende che in
seguito a queste crisi cercò di calmare la destra cooptando
generali come Pinochet nel governo. Un lavoratore del cordon Vicuna
McKenna affermò: "(.) ciò che vogliamo è una
rivoluzione, non vogliamo il riformismo, vogliamo il potere del popolo
una volta per sempre in Cile. Non vogliamo i generali nel nuovo
gabinetto, perché crediamo che vogliono fermare la rivoluzione".
Queste parole risalgono al periodo in cui i militari fecero eruzione
nelle fabbriche alla ricerca di armi che i lavoratori avevano raccolti
spontaneanmente nel corso della lotta per opporsi agli scioperi dei
padroni e ai tentativi di questi ultimi di provocare una crisi
economica. Allende, però, anziché applaudire ed
incorraggiare questi lavoratori che volevano difendere il governo,
condannò ugualmente tutte le forme di "estremismo", permettendo
ai militari e le forze dello Stato di strumentalizzare i suoi appelli
per la calma e l'ordine lanciando rastrellamenti nei posti di lavoro,
arrestando e torturando militanti.
I lavoratori dei cordones non erano gli unici a riconoscere il pericolo
inerente nella strategie di cooptazione di Allende. Il 14 agosto 1973,
Joan Garces, uno dei consiglieri più vicini a Allende gli
scrisse una lettera aperta in risposta alla recente inclusione dei
militari come Pinochet nel gabietto del governo: "Se la borghesia
riesce a provocare una crisi economica niente per il movimento popolare
sarà più dannoso che trovarsi al suo interno una classe
lavoratrice disorganizzata ed incapace di azione. Se oggi i lavoratori
sono scettici e sospettosi nei confronti del governo, smobilitati, il
loro spirito minato, cosa rimarrà per impedire la caduta del
nostro governo?"
Il golpe dell'11 settembre non arrivò come fulmine a ciel
sereno. Si capiva da mesi prima che i militari si stavano preparando.
C'era tempo per organizzare la resistenza. Questo tratto del 17 agosto
dal giornale Chile Hoy dimostra inoltre che i militari almeno capivano
cosa poteva l'unica forza capace di resisterli. Così parlarono
della città di Punta Arenas nell'estremo sud: "Dal 29 giugno,
questa città si trovo in uno stato effettivo di occupazione
militare. Le strada sono pattugliate da un numero impressionante, che
fermano e perquisiscono la gente a piedi e lavoratori che risultano per
una strana coincidenza tutti sostenitori della sinistra. Dieci giorni
prima del loro attacco contro le fabbriche il 4 agosto, i tre
commandanti provinciali dei diversi rami delle forze armate usciro
pubblicamente con una dichiarazione, avvisando la classe lavoratrice
che qualunque tentativo dalla parte di questi ultimi di formare
cordones industriales verrebbe subito impedito (.)".
Ecco i due esiti possibili della crisi in Cile: da una parte un
crescente movimento dei lavoratori, capace di portare una parte
dell'esercito nel campo del popolo, smobilitando il tentativo di golpe,
d'altro canto la strategia della riforma sociale del paese che non era
disposto a scatenare queste forze di massa contro la destra e
così cedettero davanti all'incalzare dei generali e della classe
dominante cilena, appoggiata dalla CIA. Perfino all'indomani del golpe
i lavoratori erano disposti a combattere. Non mancavano le forze
popolari per resistere Pinochet. Mancava invece una politica,
preparata, radicata e diffusa in anticipo, capace di superare i limiti
della strategie di Allende.
Phil
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