Flessibilita', precariato, asservimento, schiavitu'
La ridefinizione dei rapporti fra padronato da un lato e sindacati e
lavoratori dall'altro è oggetto di un intensa attività
legislativa sull'intero territorio del sovrastato Europa.
Coalizioni politiche trasversali, all'interno dei parlamenti nazionali
dei paesi membri dell'Unione Europea, hanno concordato un progetto
destabilizzante di quel diritto del lavoro conquistato con le lotte
sociali del decennio 68'-77': a tale opera di riassetto sociale
è stato dato il nome di WHITE PAPER, alias LIBRO BIANCO. (Il
colore rende bene l'idea della tabula rasa che le elite bancarie,
finanziarie e padronali europee si apprestano a fare dei diritti
sociali).
Tale progettualità politica si impernia, in campo lavoristico,
su diversi punti focali tutti di estrema importanza, fra questi : una
standardizzazione normativa sia dei sistemi di contrattazione
collettiva sia delle modalità d' entrata ed uscita dal
sistema-lavoro; un cambio di direzione netto circa la fiscalizzazione
dei redditi e dei profitti, un taglio deciso rispetto a diritti che
erroneamente potevamo considerare come definitivamente acquisiti, il
tutto come preludio ad un mercato comune di merci e capitali totalmente
liberalizzato, in cui il fattore lavoro diviene merce e non più
centro di imputazione di diritti individuali e collettivi.
La contrattazione collettiva nazionale determina relazioni industriali
contrapponenti il cosiddetto lavoratore collettivo, impersonato dal
sindacato, e le associazioni confindustriali. Solo una tale
contrapposizione è in grado di ottenere clausole contrattuali
degne al cospetto del padronato, che del lavoratore individuale
potrebbe fare un neo-servo della gleba.
E di fatti è proprio la contrattazione collettiva nazionale che
nel libro bianco europeo viene vista come un fardello da eliminare o
per lo meno riformare radicalmente al fine di entrare in una nuova fase
delle relazioni industriali. Tale forza collettiva dei lavoratori
dovrebbe essere disinnescata tramite la previsione di una
contrattazione nazionale con una competenza limitata a delle linee
contrattuali tanto generali quanto vacue e di contrattazioni locali
(siano esse regionali, aziendali o addirittura personali) inerentemente
agli aspetti fondamentali del contratto, quali la retribuzione, le
indennità più varie, gli standard di sicurezza ecc… La
contrattazione personale datore/prestatore d'opera è il sogno
neanche troppo celato dell'organizzazione confindustriale europea,
tramite essa potrebbero essere contrattati quelli che oggi (o meglio
ieri) sono diritti irrinunciabili (sicurezza sui posti di lavoro,
ecc…). In tale quadro la riforma costituzionale ulivista dell'art 117
della costituzione fa da apripista a questa opera di asservimento umano
alle esigenze del capitale, in quanto prevede una potestà
legislativa concorrente regionale in materia lavoristica (primo passo
dello smantellamento e ridimensionamento della contrattazione
nazionale). Il nuovo articolo117 partecipa al processo di
localizzazione e frantumazione delle lotte economico/sociali, da
isolare in una sorta di neocorporazioni predisposte per la loro
emarginazione da un contesto di lotta unitario.
Ovviamente l'ingegneria/macelleria lavoristica non può
prescindere da un cambiamento radicale del sistema contributivo, e
difatti fra gli obbiettivi primari vi è la decontribuzione per i
nuovi assunti,che in breve si tradurrà in un deficit di entrate
per la previdenza pubblica, con conseguente necessità di
stravolgimento del sistema pensionistico tramite un innalzamento
dell'età pensionabile e l'introduzione di fondi integrativi
previdenziali obbligatori. Questi ultimi gestiti magari da
società assicurative private, come nel modello statunitense e
con i risultati internazionalmente noti di evaporazione di risparmi
decennali dei lavoratori (caso ENRON e WORLDCOM).
L'ottenimento di questa opera di macelleria sociale è attuabile
e soprattutto "mantenibile" attraverso un opera redifinitoria delle
possibilità di sciopero e di espressione del dissenso,
concedibile solo dopo referendum preventivi come avviene in diversi
paesi anglosassoni e comunque solo a debita distanza da precedenti
agitazioni sindacali. Aggiungiamo l'introduzione di nuovi schemi
contrattuali come quello olandese del job on call (lavori quando
chiamato, poi in attesa di nuove chiamate ottieni un indennità
di disponibilità), l'obbligo di corsi di formazione, pena la
perdita di un ipotetica indennità di disoccupazione(lavoro
coattivo), o lo stesso ricorso al contratto di lavoro interinale,
legalizzazione di quella che era l'illecita metodologia del caporalato.
Nell'attuazione di tale piano reazionario va inserita la terza delega
(dopo quella sul lavoro e sulla previdenza), la delega sulla riforma
fiscale, che porterà alla riduzione dalle odierne aliquote a due
sole, contravvenendo al principio costituzionale della tassazione
progressiva in ragione dei redditi personali. Con tale riforma, a
parità di stato sociale si avrà un innalzamento della
tassazione per i meno abbienti, o in alternativa, in ragione dei minori
introiti per l'erario nazionale un netto taglio alle servizi
sociali(magari tramite nuove privatizzazioni degli stessi).
Ben avviato appare anche il ridimensionamento progressivo della
quantità e qualità dei servizi pubblici, tramite il
blocco delle assunzioni pubbliche che porta all'esternalizzazione dei
servizi a concessionari privati (ovviamente con costi aggiuntivi per la
collettività che ha il bisogno di usufruirne).
Questa iniezione di capitalismo selvaggio ha un estremo bisogno di
teste non pensanti, di automi esenti da dignità,privati di
qualsiasi velleità sindacale, senza la minima capacità di
prospettazione di un futuro degno e sicuro. A tal fine si necessita di
una scuola-azienda che insegni un nozionismo esasperato complementare
alle sole esigenze della catena aziendale, lontana da insegnamenti
capaci di porre in essere un pieno sviluppo della persona. Metodo per
ottenerlo? Riduzione dei finanziamenti alla scuola pubblica,
sovvenzioni per i diplomifici privati, riproposizione dell'avviamento
ai mestieri, riduzione delle ore di lezione, abbassamento
dell'età dell'obbligo, non risoluzione dei problemi dei precari
della scuola.
In un sistema giuridico fatto di norme collegate, un plauso, per la sua
infamia e per le sue velleità eugenetiche, va alla legge
Bossi-Fini che lega la permanenza di donne e uomini su suolo italiano
alle ineluttabili necessità della produzione, fregandosene delle
loro vite. Cosa dire del furto legalizzato dei contributi dei migranti
in caso di loro espulsione? In cosa differisce tale legge da quelle
razziali del ventennio fascista?
Ma siccome al peggio non c'è mai fine, con la succitata legge
non si è voluta regolarizzare la posizione di quei lavoratori in
nero, che permanendo in uno stato di clandestinità mai potranno
giungere alla rivendicazione di un qualsiasi minimo diritto. Sono da
avvertire i nostri concittadini muniti di indifferenza che, la
condizione di clandestinità diviene vero e proprio elemento di
peso in fase di contrattazione sindacale. Infatti, ogni padrone, con le
future contrattazioni localizzate e personalizzate, potrà
mettere sul piano della bilancia la piena disponibilità di
schiavi reali (extracomunitari facilmente espellibili) per riuscire a
strappare alla controparte condizioni contrattuali degne di una catena
industriale dell'ottocento.
Sulla base di questi ragionamenti è auspicabile una presa di
coscienza da parte di tutti i marginalizzati, siano essi migranti o
stanziali, circa la necessaria unità della lotta, partendo dalle
rivendicazioni degli operai nostrani a quelle degli ancor più
sfruttati operai non comunitari migranti. Il libro bianco è un
programma di ristrutturazione sociale voluto dai portatori dei supremi
interessi finanziari nell'unione europea, al fine di rendere nuovamente
competitiva la produzione del vecchio continente, tramite un deciso
abbassamento del costo del lavoro, rispetto alle produzioni americane e
asiatiche. Tale esigenza è stata portata avanti negli sette anni
di maggioranze uliviste, e ora sarà portata avanti dalla destre
al potere. Contro tale progetto sono necessari due livelli paralleli di
lotta, uno locale/nazionale, l'altro europeo. L'unità sindacale
delle confederazioni antagoniste europee di base, affiancate
eventualmente dai più sociali dei sindacati confederali, al di
là della dolosità dei loro errori passati, non è
semplicemente auspicabile, ma assolutamente necessaria al fine di
spazzare via tali disegni di riassetto sociale di stampo
elitario/capitalistico o per lo meno di posticiparli in attesa di
rapporti di forza invertiti .
Causa un' ondata di populismo scientificamente scatenato dalle destre,
stupidamente seguite dai vari centrosinistra, la nostra lotta è
estremamente più complessa anche sul piano della
comunicabilità con i settori sociali più colpiti.
Sul finire di giugno l'internazionalismo sociale ha avuto un sospiro di
vita; gli scioperi regionali generali italiani sono stati attuati in
concomitanza con lo sciopero generale indetto dai sindacati spagnoli
contro il decreto Aznar sui sussidi di disoccupazione e sulle
possibilità di reintegro.
E' SUPERFLUO AGGIUNGERE PAROLE CIRCA L'UNIFORMITA' DELL'ATTACCO
PADRONALE AI DIRITTI INDIVIDUALI E COLLETTIVI cui deve seguire un
attacco unitario dal basso alle alte dislocazioni del potere europeo. |