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Open source = Sorgente aperto?

La traduzione può farci cadere in un tranello. Qual'è la corretta forma italiana per open source? Le traduzioni possono essere molte, è il significato che cambia... Per conoscere qual'è il vero senso di Open Source dobbiamo risalire alle origini di Unix. Agli albori dell'informatica moderna, 1969-1975, i sorgenti dei programmi creati dagli smanettoni giravano liberamente. In pratica, non esisteva ancora il concetto di software proprietario. Un sorgente, apparteneva si al suo autore, ma chiunque era libero di modificarlo per farlo funzionare in maniera corretta sul proprio sistema. Questo accadeva perchè sin dalle prime versioni di Unix, il sistema operativo veniva venduto senza alcuna assistenza. Questo spinse gli utilizzatori di Unix a scambiarsi tra di loro i sorgenti dei vari programmi che servivano a risolvere gli svariati problemi che il sistema allora aveva. Nacque cosi, in maniera del tutto naturale, una comunità di sviluppatori, nella quale ognuno faceva quanto poteva per aiutare un compagno in difficoltà. In questa comunità (del tutto virtuale, dato che non c'erano fattori geografici che reggevano l'unità del gruppo) la libera (attenzione, non significa necessariamente gratuita) circolazione del software era quanto di più naturale potesse esistere.
Arrivarono però i tempi della diffusione di massa dell'informatica (primi anni 80). Le società che iniziavano a lucrare in maniera massiccia con il mondo dell'informatica cominciarono a pensare ad un modo efficiente per tutelare i propri "diritti" di produttori di software. Decisero di applicare il copyright anche sul software. Così, tutto d'un tratto, chi comprava un software che non rispecchiava perfettamente le proprie necessità non era più libero di modificarlo, dato che il sorgente non era più liberamente fruibile. Ma l'introduzione del copyright non limitava solamente la modifica del sorgente. Chi doveva utilizzare un programma su più computer era (ed è...) tenuto a comprarne tante copie quanti erano i computer su cui doveva installarlo. In questo modo le case produttrici di software si adducevano diritti del tutto inesistenti prima. Non solo limitavano la libertà dell'utente di modificare un programma da lui comprato, e di cui ora aveva acquisito la proprietà, ma limitavano la circolazione stessa del sorgente compilato. Chi vendeva software faceva propri i diritti non solo sulla sola vendita del programma, ma anche sulla sua "vita". Limitavano, perciò, non solo il programma in sè per sè ma limitavano (e limitano ancora) colui che comprava il programma, esercitando diritti sugli acquirenti stessi.
Quei programmatori che ancora non avevano dimenticato che la libertà di chi utilizza software era il bene primario da difendere non si arresero. Nacque cosi la Free Software Foundation di Richard Stallman. La FSF cominciò con un progetto chiamato GNU, acronimo di Gnu's Not Unix (Gnu non è Unix), visto che il sistema Unix era un marchio registrato. Lo scopo di questo progetto era quello di creare un sistema operativo libero sin dalle sue fondamenta. Naturalmente per un sistema operativo libero di un certo livello c'era bisogno di un'ampia gamma di programmi che garantissero, a chi avesse utilizzato il sistema GNU, di compiere qualsiasi operazione che un sistema non-libero consentisse di fare. Dato che la progettazione di un sistema operativo completo richiedeva molto tempo, gli sviluppatori del progetto GNU puntarono i loro sforzi nella creazione di programmi liberi che svolgessero lo stesso compito svolto dalle "altre applicazioni". Con il passare degli anni questi programmi aperti (=liberi) divennero sempre più efficienti fino a diventare delle validissime alternative (in molti casi  di gran lunga migliori dei programmi coperti da copyright).
Però il futuro non era certo roseo. Data la bontà dei programmi GNU, i produttori di sofware registrato cominciarono a distribuire delle copie modificate e registrate del software libero. Nacque cosi la necessità di garantire che un programma nato libero non corresse il pericolo di trasformarsi in un prodotto registrato nel corso del suo processo evolutivo. Fu così creata la GNU Public License (GPL). La GPL garantisce che un software nato open-source, non corra il rischio di essere oppresso da un copyright La GPL applica un sorta di copyright modificato al software libero. Questo copyright riserva i diritti del software al produttore originale ma impone che il software possa essere distribuito, modificato, e anche ricommercializzato liberamente. Chiunque, quindi, è libero di prendere un programma coperto dalla licenza pubblica GNU e farci quello che vuole, purchè non aggiunga sorgente proprietario (ossia non utilizzi librerie non-libere) e non modifichi il tipo di licenza del programma.
Dopo circa dieci anni, 1992, all'interno del progetto GNU non era ancora nato un sistema operativo pronto alla distribuzione non sperimentale. Fortunatamente un anno prima Linus Torvald aveva ultimato un kernel del tutto compatibile con Unix chiamato Linux. Linux entrò cosi a far parte del progetto GNU, che finalmente poteva disporre di un sistema funzionante del tutto libero, che in molti casi era di gran lunga migliore dei vari sistemi operativi protetti. Il resto è storia contemporanea. GNU/Linux è diventato una validissima alternativa ad altri sistemi operativi (vedi Window$, Unix, MacOS, OS/2....). Questo grandissimo risultato è frutto degli sforzi di migliaia di collaboratori in tutto il mondo che lavorando solo per un ideale di libertà, e non assulutamente retribuiti, hanno contribuito all'ascesa del Open Source nella giungla del software registrato.






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