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Cosa vogliamo? Tutto... ma innanzitutto SPAZIO! Spazio per vivere, comunicare e pensare. Spazio per giocare, studiare e costruire. Spazio per respirare, ballare e opporci. Spazio per parlare, sognare e muoverci. Spazio per informare, imparare e socializzare. Spazio per condividere, lottare e creare. Spazio per riappropriarci delle nostre vite. Dalla provincia vesuviana (Portici, S. Giorgio a Cremano, Ercolano, Torre del Greco) per aggregare gruppi, collettivi e singoli individui attorno ad un progetto di riconquista degli spazi.















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Oscillazioni

Parte prima

“epochè ”

Essere

Sembrare. Apparire.  ( Essere ) Manifesto. Sembrarsi. Manifestarsi. Sentire . Sentirsi. Sentirsi manifesto. Vivere. Sentirsi vivere. Pensare di vivere. Fare. Sentirsi fare. Costruire.
Sentire e Sentirsi. ( Essere ) oggetto e soggetto. Vedere. Decifrare. Leggere. Pensare. Pensare di pensare. Oscillare.



Parte seconda

“Ringkomposition, un monologo”

Alle cinque. Tutte le mattine. Mi sembra che l’unica possibilità per le cose di prendere la forma dell’oggettività sia l’ossessione. L’ossessivo ripetersi. Una specie di anello. Oggettivamente; si è dato un senso alla mia vita. Mi sorge il dubbio che Io l’abbia dato questo senso, plasmandolo, come dire, con umida dovizia di particolari. Certo, questo lui me l’ha detto, ma l’effettività e la puzza del mio vomito non è che mi lasci perplessa,  mi persuade, si afferma e mi annichilisce.
Questo è un vortice, mi ha detto. E questo vortice è soltanto libertà;  di modellare, costruire, essere (..).
Me l’ha detto, però, dopo aver fatto l’amore, che è l’unico modo di comunicarsi, allora poteva dirlo, ero stanca e compiaciuta della mia consistenza. Se fossi stata in lacrime non l’avrebbe mai detto; penso che sì,  sia un po’.., non vigliacco, passivo, ecco, nei miei confronti si dispone passivamente, è pur sempre un modo, come se mi temesse, o diversamente, temesse per me. E comunque, l’effettività dei miei deliri ( questo, davvero è freudiano, io ho sempre detto dolori , questa parola, che suona come una falsa coscienza, è lui che me la insinua tra le labbra, ed io forse me ne sto convincendo; adesso, certo, ma domani..) mi afferra da sotto. Da dietro, lui mi ha spesso ripetuto ,per correggermi , quanto mi fa incazzare quando mi corregge . Da dietro, ti prende . Sei cosciente, m’ha detto, di aver astratto ciò che per natura non è separabile? Mi ha anche detto questa è la tua libertà. Penso che anche lui sia un po’ confuso, tra libertà e mura di cinta, e lo credo bene. Libertà, dicevo, di plasmare e plasmarsi, oscillare , come ama ripetere. Pensa, mi ha detto, che alle volte non ho bisogno di accendere lo stereo per ascoltare “metamorfosis four”, ormai il mio cervello la produce, è economico ed autistico; da un certo punto in poi, ci siamo tutti predisposti, all’immaginazione, ma tu stai esagerando.
Alle volte penso che lui sia un po’ pazzo, no non pazzo, come dire, eccentrico. Una bella coscienza eccentrica; io invece, di me, più che eccentrica direi deforme. Che non fa molta differenza.
Anche lui è ossessivo, nei gesti, nelle parole che ripete: se facessi inventario delle parole vere che dice gli scoprirei un lessico molto scarno . Lui direbbe io ho scelto le parole cui dare senso, le altre sono solo segni relativi. E perché allora, le parole vere cosa sono, eoni ? E’ un’obiezione possibile, la sua e la mia. Lui, in ogni caso, si celebra .Senza ritegno. Ne malizia, forse. Ma comunque..
Che adesso io sia lucida, è il punto, a cosa devo credere,  ora sono seduta, respiro, e per quante sottili vertigini di dolore allo stomaco, adesso è come se si stagliassero ampie prospettive cui un dolore, il dolore di un attimo non è che una piccola, trascurabile parte, un punto. Ma anche un punto, quando si manifesta, è una prospettiva. Non so cosa credere.
Poiché credere è fondante, ho bisogno di focalizzare, prima, di mettermi da parte, respirare , capire e solo allora gettarmi nella fluida anima del mondo. Non so però quanto dovrei attendere prima di farlo, o, peggio ancora, cosa  significhi farlo, come se adesso non ci fossi in quest’anima del mondo, o prima, mentre piangevo. Si celebra, lui, ma ha ragione: sono astratta; altra. Da me;
nel mondo.
Mi ripete in ogni momento si staglia ( alta, mi dice, sui naufragi ), la tua libertà, non è questione di coscienza o intenzione, è principio.
Gli ho risposto bene, non è questione di coscienza,  lo  vedrai  tu,
allora, che questa è la mia libertà, mentre io mi dispero, e seppure ne avessi coscienza, che ci sarebbe mai di bello nell’accovacciarsi ad una tazza da cesso, vomitando, ma liberi? Non ho detto che sia una cosa bella, la libertà, mi risponde. Non so cosa sia , una cosa bella. Che il mondo apparente sia l’unico mondo vero è una magra consolazione. Vaffanculo.
Il punto è che mi sembra di partorire continuamente, così, dal nulla, proiezioni da frammenti, e lasciare che assurgano a visioni del mondo, immutabili. Per qualche minuto.
Tu non vedi, mi dice, l’essere del fenomeno, il caos, l’entropia , ma lo vivi, addosso, come una malattia. E per finire, cosa c’è, mi dice, di più chiaro e visibile dell’entropia.. Figurarsi un po’ se io, così, possa, non dico credergli, ma stare ad ascoltarlo..
Il punto è che le cose vanno veloce, ed io non ci sto dietro. Sì, il punto è questo, mi sembra di non vedere, di non vedere tutto, mi fa impazzire. Sono io, allora che annichilisco, e, se si riduce a me, io annichilisco me. Mi fa impazzire.
Sì, l’ossessione ha quantomeno una comodità, mi rende identica, come dire, delineata. Anzi mi rende, .., identità.
No.
No, non è l’identità, mi espropria - l’ossessione -, è vero,  sono altra, astratta.
Mi rende, quantomeno, la verosimiglianza ad una vita.
Sono ossessiva, anzi, destrutturante . Potrei dirlo, ora, allo specchio, col dito puntato su di me,  sei tu,  tu il delirio (..), è una tua qualità , no, una tua possibilità , no, dio, una mia propaggine, soltanto. Potrei dirlo, a me , ma ora non vale, com’era.. sono “stanca, compiaciuta della mia consistenza”, consistenza, ma che brutte formule che m’invento, dicevo, ora non vale, tutto è dicibile, come uno scherzo sottile,.., celebrativo.
Stempera, come sospeso, epochè, adesso; e con questo non voglio dire che domani sarà diverso . Domani mattina. Alle cinque.






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