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Paleolitico, anno 0 o terzo millennio?

L’utilizzo della guerra come mezzo di risoluzione di controversie, come strumento per il raggiungimento di interessi accomuna l’uomo del paleolitico a quello dei giorni nostri… vedi guerra in Afganistan… ma questa e' un’altra storia.

Eppure lo stesso uomo che fa ”vana gloria” dei suoi molteplici progressi dinanzi agli eventi più drammatici, dinanzi ai propri interessi sembra come non ragionare più e regredire… regredire… regredire sino al punto di poter considerare la perdita vite umane innocenti “come un male necessario”.

Ci si domanda dunque, come sia possibile che lo stesso uomo che afferma di voler ricercare gli strumenti per il raggiungimento del ”benessere globale” non sappia fermarsi, nel luogo e nel tempo della tensione e riflettere, da solo e con altri uomini, per cercare e sperimentare nuove soluzioni… magari più eque.

Perché per tutte le soluzioni dei problemi nodali del nostro secolo vi e' sempre un ”male necessario” a scapito, guarda caso, dei più deboli, dei più poveri, di coloro che non hanno mai avuto voce nelle grandi decisioni e che per tanto meritano di morire; o per meglio dire la cui morte può passare inosservata, giustificata. Ma non e' forse proprio questo ciò che di più odioso possa esserci nell’azione e nel pensiero umano: considerare la vita di altri uomini inferiore, inutile? Arrogarsi il diritto di decidere a tavolino della vita e della morte di migliaia di esseri umani?

In realta' dietro ogni “male necessario” c’e' un complesso di superiorità, tipico di noi occidentali, che si fonda su  una visione di “fine che giustifica i mezzi” e che fa si che una minoranza stabilisca i fini volta per volta ben argomentati, anche se nascosti, ed imponga a tutti i mezzi volti al loro raggiungimento indipendentemente dai costi, che tali mezzi e tali fini, hanno sugli altri.

Tutto ciò, se  da un lato e' espressione di un monopolio culturale, economico della civiltà occidentale, dall’alto e' espressione del timore della stessa società occidentale che dal confronto con culture e modelli di sviluppo diversi, potrebbe uscirne sconfitta perché arroccata sui propri ristretti interessi , e perché incapace di rinnovarsi superando i suoi ristretti orizzonti.

Siamo dunque nell’anno 0, l’anno in cui per seminare la pace si usano bombe margherita e a grappolo per essere sicuri che raggiungano tutti… o quasi tutti; l’anno in cui le differenze socioeconomiche vogliono esser fatte passare come ricchezze nelle relazioni interne ed esterne delle popolazioni; l’anno in cui i fini di qualcuno… i soliti qualcuno, hanno priorità assoluta, anche se questi fini –un giorno la storia ci darà ragione- si rivelano spietati interessi.






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