Spazio, spazio delle mie brame
Quanti spazi nelle nostre citta' vengono sottratti all’uso della
collettivita' rimanendo li' a marcire inutilizzati e divenendo di anno
in anno sempre piu' fatiscenti e pericolanti.
Fabbriche in disuso in attesa di una riconversione che forse non si
realizzera' mai, edifici pericolanti di proprietari disinteressati,
locali pubblici acquistati o creati appositamente per funzioni di
servizio ai cittadini che languono e cosi' via…
L’elenco e' ancora lungo, sicuri che a poter snocciolare i dati, magari
in grassetto ed in fila, tutti rimarrebbero stupiti, ma aldila' dello
stupore non ci si puo' sottrarre ad alcune riflessioni immediate in
primo luogo di impatto ambientale; dato che si parla di edifici
dimenticati per molti anni e se essi siano tanto quanto sopportabili in
citta', un discorso completamente diverso va' fatto per quegli edifici,
numerosissimi, che sovrastano le nostre montagne e le nostre coste,
frutto dell’abusivismo degli ultimi trent’anni e che andrebbero
abbattuti senza esitazione. Un’altra riflessione immediata e'
sugli spazi privati non destinati ad uso abitativo che giacciono
inutilizzati per lunghissimi periodi e sono privi di adeguata
manutenzione… dovrebbero essere sottoposti a misure che agevolino il
loro utilizzo a scopo sociale e collettivo, fino ad un interessamento
concreto del proprietario (vedi mod. olandese).
Detto cio' c’e' un’altra riflessione che, per dirla alla Lubrano,
“sorge spontanea” e che riguarda la contraddizione esistente tra
l’abbondanza di spazi inutilizzati e la mancanza di spazi da destinarsi
al libero incontro dei cittadini al fine di dar vita a varie forme
di democrazia diretta.
Dunque nell’assenza di spazi sociali liberi autogestiti e' possibile
ravvisare una debolezza di fondo del nostro sistema democratico in cui
uomini e donne non possono dialogare liberi aldila' di imbrigliamenti
istituzionali e non possono esercitare i poteri universali che gli sono
propri. Eppure l’esigenza di spazi liberi di dialogo e creazione e' da
sempre espressione di bisogno umano testimoniato un tempo dall’agora'
greco oggi da Porto Alegre, passando per l’ONU dei popoli. Sembra
dunque (o ci sara' sicuramente…) un forte interesse a che la gestione
politica e il confronto politico di pochi passi a fasce sempre piu'
ampie per la costruzione di un modello pienamente partecipativo in cui
tutti hanno pari dignita' e che tenga conto delle diversita'. |