Teste di c... uoio
Il successo del blitz al teatro di Mosca ad opera delle teste di cuoio
russe dimostra che, in casi come questi, “colpire subito” è la
strategia vincente e che soprattutto, qualora venga turbata la natura
inflessibile di un ex KGB, non c’è spazio di negoziazione,
è tempo di agire! E’ evidente quanto fosse prioritario per il
presidente russo confermare la natura del suo successo politico, quell’
intransigenza tanto ostentata, in campagna elettorale, sulla questione
Cecena che non può e non deve dare segnali di cedimento. In
effetti, il prezzo pagato dalle vittime del teatro di mosca non
comporta, per il presidente russo, conseguenze troppo gravi, se
paragonato a quelle che sarebbero potute scaturire dallo smacco di una
negoziazione, anche solo per prendere tempo e meditare soluzioni
efficaci. Nessuna meraviglia quindi se il presidente si ritiene
soddisfatto dell’ operazione, dal momento che “l’ ostaggio” che
più gli premeva di tirar fuori dal teatro è salvo: la
credibilità di Putin è l’unica cosa uscita indenne dopo
il blitz delle teste di cuoio. Sul fronte interno, Putin conferma lo
stile del suo vecchio mestiere e l’ efficacia degli strumenti di cui si
avvale; su quello internazionale manifesta ,da un lato di aver
pienamente assimilato l’ idea che con il terrorismo non si deve
trattare, dall’altro dà prova di gestire con grande disinvoltura
quel concetto di azione preventiva promosso da Bush (ha, infatti,
preventivamente attuato quello che il commando ceceno non aveva ancora
fatto, in formato neanche tanto ridotto), confermando di essere fatto
della stessa pasta degli uomini di governo più importanti del
mondo. Immediato è stato il sostegno e la solidarietà dei
vari criminali di stato (da quello scontato di Bush, passando per
quello non indispensabile di Berlusconi) tra i quali il più
degno di nota è quello di Sharon che ha dichiarato: "Prendere
quella decisione era molto difficile. Credo che il presidente russo
abbia capito, e noi con lui, e il presidente Bush con lui, che non
poteva accettare alcun compromesso. Il terrore è terrore.
Distrugge i nostri valori, le nostre democrazie, il nostro modo di
vivere" ( dal “corriere della sera”). Fin qui niente di nuovo, se non
fosse per quanto sostenuto dal sito ufficiale della guerriglia cecena,
nel quale la versione fornita dal governo di Mosca, secondo la quale le
teste di cuoio sarebbero intervenute per scongiurare un pericolo
imminente, viene definita “falsa” . Più precisamente la versione
ufficiale sarebbe” una frottola inventata dai servizi speciali per
giustificare la morte di centinaia di persone a causa dell'impiego di
dosi enormi di un gas nervino paralizzante". Le teste di cuoio russe
avrebbero deciso l'intervento in completa autonomia e soprattutto non
inseguito all’ esecuzione di un ostaggio, come dichiarato
dall’autorità russa. In conseguenza di ciò, l’ obiettivo
di Putin sarebbe stato esclusivamente quello di eliminare i terroristi
a qualsiasi costo, a conferma della volontà del presidente russo
di non porsi nei riguardi delle aspirazioni autonomistiche cecene che
con la guerra. Perché? Qualcuno ritiene ( forse non a torto) che
la ragione vada ricercata nella necessità delle grandi potenze
di esercitare il controllo del petrolio sempre e in ogni luogo e
ritiene che il recente conflitto in Cecenia nasconda gli interessi
frapposti sulle risorse petrolifere dell’ area. Tra le maggiori
preoccupazioni russe ed occidentali ci sarebbe l'oleodotto che, dai
campi petroliferi dell' Azerbaijan, attraverso Dagestan e Cecenia,
dovrebbe arrivare al porto russo di Novorossisk, oleodotto che sarebbe
diventato ancora piu' importante dopo la scoperta di nuovi giacimenti
petroliferi sulle rive del Caspio. Sicuramente il petrolio non
sarà l’ unica posta in gioco , ma ci sono buone ragioni per
ritenere che la necessità della Russia di controllare la Cecenia
sia legata al bisogno di poter usufruire liberamente delle risorse del
Caspio. Dopo l’ 11 settembre, il presidente russo ha potuto
giustificare l’ occupazione e le terribili nefandezze commesse dall’
esercito russo in Cecenia con la solita storia del terrorismo ed, anche
in occasione del blitz al teatro, non ha mancato di sottolineare i
legami del gruppo ceceno con la fantomatica organizzazione Al Qaeda
,senza però mai chiarirli. Insomma, una etichetta semplice da
poter attaccare con disinvoltura ogni qualvolta fa comodo e senza
neppure dover fornire troppe spiegazioni, una formula utile a chiunque
abbia necessità di impadronirsi con la forza delle risorse
collocate nelle varie parti del pianeta. Comunque, nel valzer di
ipotesi sul gas usato nel teatro di Mosca (eroina+morfina, sarin, bz)
l’ unica cosa chiara è che l’Iraq non è l’unico posto al
mondo in cui si producono illegalmente armi di distruzione di massa, la
Russia ne è un'altra; ma fin qui il fenomeno sembrerebbe
escludere l’ occidente, visto che la coalizione anti-terrorismo, stati
Uniti e Regno Unito in testa, rappresenta un baluardo dell’
umanità contro questo genere di orrori; e invece no! Secondo il
quotidiano britannico “Guardian”, che ha intervistato due docenti, uno
inglese e l’ altro statunitense, gli USA in collaborazione con i
militari inglesi stanno producendo una nuova generazione di armi
chimiche e biologiche. I due studiosi, che sono in procinto di
pubblicare il loro rapporto-denuncia sul “bollettino degli scienziati
atomici “, sostengono che in laboratori segreti sarebbero stati
prodotti grappoli di bombe destinate a diffondere sostanze chimiche,
germi di antrace resi resistenti agli antibiotici con operazioni di
ingegneria genetica. I due ricercatori, Malcom Dando e Mark Weelis,
hanno dichiarato che nel Luglio scorso gli Stati Uniti hanno bloccato
il tentativo di dare alla convenzione per la messa al bando delle armi
chimiche e biologiche la possibilità di imporre ispezioni al
fine di tenere segrete le iniziative avviate. Le autorità
americane hanno tenuto a sottolineare che le ricerche hanno solo
motivazioni difensive e non sono quindi da considerarsi illegali. Ma le
cose stanno diversamente, infatti: mentre il Protocollo di Ginevra del
1925 ha proibito l'uso delle armi chimiche e biologiche in guerra, la
Convenzione sulle armi biologiche e tossiche del 1972 (in sigla BWC -
Biological and Toxin Weapons Convention) si è spinta oltre,
vietando lo sviluppo, la produzione, l'aquisizione, lo stoccaggio e il
possesso di tutte queste armi. Inoltre la Convenzione sulle armi
chimiche del 1993 (in sigla CWC - Chemical Weapons Convention), entrata
in vigore il 29 aprile 1997, stabilisce rigorose procedure di controllo
e verifica e ora si pensa di aggiungere un protocollo simile alla
Convenzione sulle armi biologiche e tossiche (BWC) (sic!). Insomma da
oggi(?) dobbiamo abituarci a ritenere le armi chimiche e biologiche non
più , come fino a poco tempo fa, una esclusiva prerogativa del
terrorismo nazionale e internazionale, ma uno strumento lecito in
dotazione alle “forze del bene”, in modo che, se ad esempio un governo,
ad esempio quello russo, si avvale di questi strumenti per combattere i
suoi nemici, o i nemici dell’ umanità, attirando l’attenzione
dell’ opinione pubblica e dei media, sarà più difficile
sdegnarsi nel ribaltarsi delle parti. Un’ ultima cosa: qualcuno un
giorno ha confessato di non aver ucciso mai nessuno durante la sua
carriera, oggi finalmente ha riempito quell’ enorme vuoto. Complimenti
Vladimir ce l’ hai fatta! |