19 Aprile 2007
RECLAIM THE STREET! RIPRENDIAMOCI STRADE E PIAZZE!
Giovedì 19 Aprile ci siamo ripresi piazza Verdi!
Finalmente la piazza è ritornata a vivere con gli studenti e la musica!
La trasmissione radiofonica Radioboom ha fatto parlare gli studenti tramite una bacheca posta in piazza; alcune delle frasi erano: "basta col proibizionismo, birra dopo le 22! non si possono spendere 5 euro per una birra al pub"; "voglio la casa col giardino e la piscina!"; "piazze e strade per tutti/e"; "abbassate gli affitti"; "ci buttano fuori da ogni posto, da casa, dal lavoro, dai locali. Almeno qui siamo contenti di stare fuori!"; "via la polizia! Piazza verdi autogestita!".
Riprendendoci gli spazi della zona universitaria abbiamo lanciato il presidio che si è tenuto Venerdì mattina sotto la sede della Legacoop per denunciare la vincita da parte di due cooperative della gara d'appalto con un ribasso del 30% per la gestione del CPT di Lampedusa. Il consorzio bolognese, che ha curato l'appalto per conto delle due associate, ha proposto un tetto di spesa per persona pari a 33 euro, una cifra nettamente più bassa rispetto alla precedente.
Questo è il testo che abbiamo distribuito:
RECLAIM THE STREET! RIPRENDIAMOCI STRADE E PIAZZE!
Reclamiamo il bisogno di dare una risposta reale a dei bisogni, collettivi e personali, in una città e in una università oramai priva di sbocchi aggregativi e contro/culturali, bisogni da soddisfare tramite pratiche che siano staccate dalle solite logiche di lucro e/o di guadagno.
Reclamiamo per questo il bisogno di riappropriarci degli spazi della zona universitaria (ma non solo) e di Piazza Verdi, che per la sua posizione e per la sua storia, è riuscita ad essere un punto di aggregazione e di contatto tra l'Università e la Città, svolgendo per anni una funzione di spazio pubblico di discussione e di scambio, e quindi espressione di una cultura altra e di contro-sapere.
Ci troviamo invece oggi in una piazza e una zona universitaria, completamente militarizzata, nonostante siano passati trent'anni dall'77 e dall'uccisione proprio in quella zona di Francesco Lorusso. Sembra che anche oggi vogliano imporci dai piani alti delle loro stanze, una precarizzazione della piazza/strada che interessa quindi anche della socialità, già messa a dura prova dalle riforme universitarie di questi anni, che hanno reso quasi impossibile trovare uno spazio o il tempo per poter creare collettività, al di fuori dalle ore di lezione.
Una potenzialità aggregativa e di conflitto che potrebbe esprimersi in questa zona e che forse fa paura, proprio come nel '77, e per questo è "normale" che subentri questo tipo di re-pressione, tra divieti, telecamere, poliziotti in borghese e/o borghesi in divisa, e altre insostenibili forme di controllo e repressione sociale.
Degrado e sicurezza diventano quindi solo scusa per calpestare le libertà individuali, attraverso la militarizzazione e precarizzazione degli spazi pubblici e liberi della metropoli, evidenziando così le lacerazione di un modello che si proclama "progressista", ma che in realtà nasconde un subdolo meccanismo di separazione, in questo caso tra socialità ed aggregazione.
Degrado è una Bologna con logiche di sfruttamento di pochi privilegiati, è la speculazioni di chi fitta le case a prezzi inaccessibili e poi si lamenta del "degrado cittadino", una città che è sotto il controllo di un occhio elettronico, o sorvegliata dalla polizia ad ogni angolo, in attesa solo di student*, migranti o precar* che "bivaccano" in uno spazio pubblico, seminando un clima repressivo e d'intolleranza, che soffoca ulteriormente la situazione.
Con queste premesse non stupisce l'allucinante proposta per una riqualificazione di piazza Verdi con la creazione di una zona con negozi d'elite, che non farà altro che aumentare il disagio e la disgregazione sociale di chi vive la città con l'incremento di logiche profittuali, a discapito della libera distribuzione e della socialità.
La sicurezza diventa quindi una scusa per calpestare le libertà individuali, aggregative o di movimento tramite la sorveglianza dall'alto e la militarizzazione degli spazi quotidiani, che siano piazze, strade, o stadi per creare una sorta di Centro di Permanenza Temporanea a cielo aperto.
Sono i nostri bisogni che ci muovono, e che reclamano tutto ciò che ci serve, tutto quello che ci è stato negato. A partire dalla strada! |