1° maggio – Chi semina miseria raccoglie rabbia!
A fronte di continue riorganizzazioni del mondo del lavoro attuate con lunico obiettivo della riduzione dei costi e della massimizzazione dei profitti, a fronte delle incalzanti privatizzazioni dei servizi pubblici che seguono lunica legge del libero mercato e dellinutile competitività, a fronte di una volontaria ricerca della strutturalizzazione criminale di un modello economico schiavizzante e che ridurrà tutti ai minimi termini: il lavoro-merce si basa sullo smantellamento dei diritti conquistati nellultimo secolo e persegue lannientamento di qualsiasi forma di dignità; a fronte di questa politica assurda
ci stiamo noi. E ci solleviamo, alziamo la testa e ci organizziamo!
Uomini e donne, flessibili, temporanei e contorsionisti del lavoro, migranti, studenti, ricercatori, schiavi demotivati, ausiliari scazzati, insicuri, senza lavoro volenti o no; ci stiamo mobilitando per cogliere lattimo, il nostro tempo, e stiamo lottando per nuovi diritti collettivi e sociali e per crearci la possibilità individuale e collettiva di scegliere il nostro futuro, per far nascere e costruire una nuova immaginazione sociale. Ogni aspetto della nostra esistenza di precari, di intermittenti, di giovani e di vecchi viene sottoposto a continui ricatti, aggressioni e negazioni: dalle condizioni abitative e ambientali al reddito eroso dalla morsa del caro-vita e dal lavoro sempre meno retribuito e tutelato; dal taglio delle pensioni allimpossibilità di accedere a servizi pubblici sempre più smantellati e privatizzati fino alla precarietà più assoluta di una vita nellepoca di guerra globale permanente! Non vogliamo più aspettare laccesso a diritti e reddito, perché la nostra vita è qui e ora, e non può attendere!
Il mercato del lavoro svizzero e ticinese non è sfuggito alla deregolamentazione che caratterizza il sistema attuale. In Ticino il 20% delle persone occupate lavorano a tempo parziale (in CH il 31% di cui la stragrande maggioranza sono donne) e negli ultimi 5 anni il lavoro interinale (svolto attraverso luso di agenzie di collocamento private) è aumentato fino a raggiungere il 5% di tutta la forza lavoro occupata. Si calcola inoltre che in Svizzera ilavoratori poveri (coloro che pur avendo un impiego non raggiungono il minimo vitale) siano 250.000, il 7,5% dei lavoratori. Inoltre il 42% degli occupati in Svizzera ha un orario di lavoro flessibile.
Oggi quindi, il precariato (lavoro non garantito e non tutelato da nessuna forma di assicurazione sociale contro la malattia, nessun riconoscimento dei minimi salariali, degli straordinari se si fa, si paga, delle vacanze, della maternità,
) non è considerato come una condizione minante lintegrità psicologica, la condizione sociale e la solidarietà degli esseri umani, bensì viene promosso come una necessità economica da rinforzare.
La flessibilità permette alle grandi imprese, alle multinazionali, ai poteri finanziari e alle oligarchie economiche di approfittare di questo sistema minimizzando i costi ed evitando licenziamenti in blocco e repentini poiché la manodopera viene legittimamente assunta, sfruttata ed eliminata secondo i bisogni. In questo modo viene perpetuata una forma moderna di schiavitù che non solo mette il lavoratore e lessere umano in una situazione precaria negandogli la possibilità di scegliersi il lavoro, di pianificare la propria quotidianità e il proprio futuro, ma minaccia pure lunità fra lavoratori/trici. Il diritto a unesistenza dignitosa e al rispetto di conquiste sociali ottenute attraverso i secoli da movimenti popolari , da uomini e donne morti/e nella convinzione di essere riusciti a cambiare in meglio la società in cui vivevano, viene ulteriormente attaccato allinizio degli anni 90 con linstaurazione sempre più diffusa di agenzie interinali come adecco, work&work, job contact, drima e manpower (in Ticino 77), che dallinstabilità e dallinsicurezza traggono pure dei profitti!
Profitti che non fanno altro che aumentare. Siamo circondati da multinazionali che ogni anno vedono aumentati i propri utili, da aziende che annunciano il miglioramento dellandamento finanziario, da banche contente, dalla posta che guadagna decine di milioni, swisscom e le ferrovie pure
Ma sulla pelle di chi?
I salari medio-bassi sono fermi da tempo, mentre a manager di grandi aziende vengono versati stipendi e bonus stellari!, senza contare lintroduzione dei salari al merito che vanno ad aumentare la competitività e lo zelo nei confronti dei padroni!
Allinterno di questo inquietante scenario, dove ormai anche quelli che venivano chiamati servizi sociali e conquiste collettive sono smantellati e privatizzati, deliberatamente attaccati in nome del neoliberismo globale, siamo chiamati a reagire, a riunire forze, desideri, bisogni e relazioni, a immaginare e a mettere in atto nuove forme di complicità, a creare convergenze e ad autorganizzarci dal basso.
Contro tutto questo strapotere e questa arroganza che ci vuole unicamente nel ruolo di numeri, elettori, merce, produttori e consumatori se non morti!… dobbiamo riappropriarci di tutto ciò che è nostro per la nostra stessa condizione di esseri umani: occuperemo case e spazi sociali; faremo autoriduzioni e nuove forme di contrattazione sociale contro il caro-vita; garantiremo la libera circolazione delle persone; condivideremo la conoscenza, il pirataggio e il copyleft, promuoveremo lautogestione, lautoformazione e la socializzazione dei saperi, come forme ulteriori di riconquista di reddito, diritti e spazi di libertà; riappropriamoci e creiamo nuove culture e nuovi immaginari di liberazione! Siamo contro i tentativi di appropriazione dei prodotti del nostro lavoro, della nostra immaginazione, delle relazioni, delle comunità! Siamo contro lespropriazione di questi nuovi immaginari da parte dei partiti a fini elettorali e delle aziende a fini di profitto!
Chi ci governa vuole riportarci indietro a centanni fa!
Contro gli Stati del caos, autogestione come organizzazione!
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