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ACCESSO ALLA CITTA' PER IL DIRITTO AL SAPERE

Fino ad ora si e'parlato di Universita'a numero chiuso e piu' in generale, con l' aumento delle tasse, dello sbarramento in entrata alla cattedrale del sapere. Oggi invece si puo' parlare, per gli studenti e non solo, di citta' a numero chiuso: viene ridefinita una prospettiva di sviluppo urbano in base alla creazione di zone funzionali. Da una parte il polo di novoli e il polo scientifico di Sesto destinati alla formazione universitaria e agli apparati burocratici e amministrativi, dall'altra il centro vetrina, deputato al consumo turistico e d'elite,
attratto da una parvenza culturale sotto alla quale si nascondono di nuovo merci e una socialita' preconfezionata e vigilata dalle centinaia di telecamere.
A queste zone si aggiungono i quartieri-dormitori, con annessi centri commerciali, unici luoghi di socialita'e aggregazione, ancora una volta, mercificata.
Con l'autonomia finanziaria l'universita'fiorentina diventa la
piu' grande azienda sul territorio, perfettamente inserita e addirittura trainante nel ridisegno di queste zone-funzione. Proprio nella divisione in zone/funzione si attua una riduzione della possibilita' di accesso alla formazione: infatti i "canoni economici" indispensabili a sostenere la vita di uno studente vengono
determinati in tutti i momenti della giornata e non piu' solo dalle tasse d'iscrizione.
Difronte a 20mila fuori sede l'universita' garantisce solo 900 posti letto, dei 61 mila iscritti all'Ateneo, solo l'8% abita in strutture per studenti, al di fuori di queste ristrettissime fasce, la situazione abitativa presenta costi superiori alle 500mila lire a posto letto.
Inoltre la concentrazione delle risorse nei progetti di poli funzionali, hanno determinato un vero e proprio collasso dei servizi: tagli al personale, chiusura delle mense, cessazione di qualsiasi sostegno economico
a studenti non abbienti.Questo quadro esplica come l'espulsione dalla formazione passi per il
tentativo da parte dell'universita' di gestire quasi tutti i momenti della giornata dello studente, gestione che non mira piu' ad assicurare il diritto allo studio, ma a far pari nel bilancio d'Ateneo.
Per questo il Diritto alla Casa e piu'in generale la possibilita' d'accesso alla citta', diventa condizione senza la quale perde senso la stessa nozione di diritto allo studio. La battaglia contro l'aumento delle tasse e' direttamente collegata - anche nelle cause - al ruolo che l'universita' ha assunto e continua ad assumere
nella riorganizzazione in zone/funzione della citta'.

Per questo il progetto oMMe si propone come terreno d'intervento specifico l'accesso alla citta'; ovvero la possibilita' di non essere determinati intutti gli aspetti della propria vita dai diktat del mercato: con la riforma
dell'universita' viene sancita per legge la discriminazione di chi lavora e studia contemporaneamente, imponendo a chi e' costretto a lavorare di dichiarare che non potra' raggiungere gli stessi livelli dei suoi colleghi "garantiti" e che, quindi, il suo titolo di studio dovra' "necessariamente"valere di meno. Soprattutto in riferimento a questa condizione il diritto alla casa, svolge un ruolo centrale: un affitto medio di 600mila lire al mese e' la discriminante per la quale si e' costretti a lavorare (con le conseguenze appena illustrate), oppure a rinunciare ad un pezzo consistente della propria autonomia. oMMe si propone di costruire forme di partecipazione, organizzazione e azione diretta di tutti coloro che sono costretti a subire questa condizione: sportello informativo sulla situazione abitativa assistenza legale e informativa per locazioni a nero, sfratti e occupazioni di case vertenze e mobilitazioni contro l'ARDSU (azienda regionale per il diritto allo studio) per l'estensione degli affitti calmierati, la realizzazioni di strutture abitative nei numerosi spazi inutilizzati e dismessi di proprieta' dell'universita', aumenti dei fondi per il diritto ad essere studenti.