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NE’ COMPRARE NE’ ESSERE COMPRATI

Lavorare e’ una necessità e alla sua dura legge non si sfugge; a chi lascia gli studi per lavorare si prospetta fin da subito una vita di merda che oscilla tra la precarieta’ senza diritti e la speranza di un posto fisso = galera a vita , chi continua nella speranza che il titolo di studio gli permetta il “salto di qualita’” corre spesso lo stesso rischio finendo col parcheggiarsi nelle universita’ italiane, dove la qualita’ della cultura e’ davvero bassa, dove i temi piu’ importanti per la propria vita vengono volutamente ignorati e quello che viene “venduto”, tra l’altro a carissimo prezzo, e’ un sapere vuoto, nozionistico e falsamente professionalizzante; poco buono anche per essere scambiato con qualche posto di lavoro. Nel mezzo di questa illusione non sono pochi quelli che accettano di subire il ricatto della famiglia che, se da una parte paga i nostri studi dall’altra pretende dei risultati concreti che dimostrino la validita’ dell’ “investimento educativo”. Diploma o laurea fa poca differenza. Il grosso numero di laureati e studenti-lavoratori assunti dalle aziende per mansioni alienanti, ripetitive e bassamente qualificate e’ un’ottima dimostrazione dell’incapacita’ di questo sistema di fornire benessere e felicita’ e del sistematico tradimento delle aspettative di realizzazione tanto reclamizzate. Se le aziende spremono, le istituzioni non fanno di meglio rispondendo alla crescente precarizzazione con ulteriori privatizzazioni, svendite, aste, ecc... che decretano la fine dei diritti alla salute, al trasporto, all’istruzione ed alla CASA. Proprio la questione abitativa e’ stato il nostro punto di inizio ed il bisogno della casa quello che ci ha spinto ad unirci e organizzarci in una citta’ come Firenze dove l’altissimo costo degli affitti (anche 350 € una singola) incrementa il meccanismo perverso che lega il bisogno di soldi al ricatto lavorativo ed all’accettazione di condizioni di lavoro sempre peggiori. Da queste scontate considerazioni e dalla necessita’ di uscire dall’asfissiante ciclo di produzione-consumo-isolamento sono nate delle occupazioni abitative e sociali che per noi significano:- Riappropriazione indiretta di salario ( non pagando l’affitto) - Soddisfazione, nella condivisione della lotta comune, del bisogno di collettivita’ e socialita’ che la societa’ della competizione tra individuo e individuo e del primato della merce e del profitto stanno progressivamente cancellando.
Uno degli agenti reali che spingono questo terribile modello economico e di vita è Confindustria la quale richiede alle strutture della formazione di creare dei soggetti disciplinati,disposti alla flessibilità, alla ricattabilità, all’autoimprenditorialita’,( sinonimo di autosfruttamento),alla competizione selvaggia uno contro l’altro. O come si dice in azienda “disponibili al lavoro”.
I governi : centrodestra o centrosinistra hanno sempre risposto con la stessa disponibilita’ alle esigenze di profitto di questi ricchi imprenditori. L’università stessa dimostra il suo totale asservimento a Confindustria che si candida a punta di diamante nella costituzione di una Fondazione di privati che con la solita scusa di contribuire a sanare i 380 mld £ di debito mettono in realta’ le mani sull’intero sitema formativo per riformarlo in base ai propri interessi. La sopravvivenza, all’interno della competizione e del profitto, sembra essere l’unico orizzonte possibile che questo sistema offre agli studenti come ai lavoratori e ai disoccupati.


volantino distribuito in occasione di un presidio sotto confindustria