Riportiamo una lettera che Mau, compagno arrestato nell’operazione repressiva nei confronti del movimento NO TAV scattata il 26 gennaio, ha indirizzato al presidio permanente NO TAV che si è tenuto a Bologna. Ancora una volta, la conferma che la solidarietà, fatta anche di piccoli gesti, è un’arma che rompe l’isolamento del carcere. Usiamola, incessantemente.
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Lettera di Mau dal carcere di San Vittore al presidio permanente No TAV che si è tenuto alla facoltà di scienze politiche di Bologna occupando parte della struttura dal 27/2 al 16/3
Ciao a tutti
oggi è arrivata la vostra lettera-manifesto-cartolona collettiva DANKE! Mi ha fatto sorridere bene che, assieme all’idea, direi realtà, di essere lì con voi al presidio permanente, comunque in un azione collettiva collegata ad una cella distante 400 Km… mi ha sollevato da terra, messo le ali.
Proprio oggi mi hanno riportato all’aria con tutti; nei primi momenti fa sempre un certo effetto, il ritorno in una dimensione di più persone di cui non ti senti certo parte, tutt’altro. Poi passa, è passata, ho trovato nel cortile anche Niccolò anche lui arrestato il 26/1. Sta bene, così anch’io.
L’aria sembra il cortile di un macello dove centinaia di persone si fanno a fatica largo in uno spazio totalmente cementato comprese le mura alte 4 metri che chiudono 80 mq, ma anche meno. Un cesso puzzolente, inserito in un angolo senza porte né pareti… centinaia di persone non proprio giovani, la media non è inferiore ai 30 anni, di arabi, cinesi, rumeni, serbi, curdi, africani, ecuadoriani, peruviani…che si incontrano in gran parte per la prima volta; non hanno nulla in comune che la condizione di prigionia -qua e là qualche conto in sospeso e anche no-. Comunque il rapporto tra questi ragazzi in cerca di far soldi, in generale con l’esproprio, la “truffa”, il “furto”… è attento a non creare situazioni di disagio reciproco ma bloccato nel costruire qualcosa in comune, in collettivo per modificare le condizioni igieniche, di movimento e via via. Perchè? La causa? La coscienza di andare incontro a rappresaglie (botte, ricatti sulla quotidianità e simili). Dunque sì, un gran crocevia e centro di accoglienza-assistenza-concentramento multientico, però caratterizzato da violenza, imposizioni aggressive sulla dignità, socialità. Per esempio non c’è un programma “tu-non italiano”, non vengono venduti giornali non-italiani. E tenete conto che qui, specialmente in questo braccio almeno il 90% è non-italiano, capite il taglio informativo, culturale che alimenta diversità, -peggio distanze anch’esse ostacolo alla costruzione della lotta-. Contro l’affermazione comune. Chi ride, alla fine, sono loro.
Vediamo cosa riusciamo a combinare.
Con questa lettera confermo anche che è arrivata la lettera che avete mandato dal pullman BO-FC-RA verso la Valle. Altrettanto felice!
Spero mi abbiate capito, di esser stato capace di spiegarmi.
Volevo, in sintesi comunicarvi quel che penso: nel rapporto che volete intraprendere con chi finisce in galera cercate di sentire, guardando altre esperienze, così mentre avviate voi rafforzate la lotta in generale, lì a Bo. Si può agire assieme al solo scopo di consolidare la lotta dentro e fuori, la conoscenza reciproca e via via.
Bene, saluto tutti
con solidarietà, con l’affetto di sempre
Mau 9.3.2012